Vadim e i caduti ragazzini

Vadim e i caduti ragazzini

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di Michele Farina

Poche cifre ufficiali e tanti funerali. Con l’ultimo saluto a carico dello Stato, i servizi segreti chiedono più budget: non ci sono abbastanza soldi per tutte le salme

Più soldi per i funerali, le lapidi, le medaglie, le bandiere sulle bare: i servizi segreti hanno chiesto al Cremlino di aumentare il bilancio mortuario. Per dare sepoltura ai caduti serve il 17% in più, si legge in un documento citato dall’agenzia Reuters qualche giorno fa. Il Servizio di sicurezza federale (Fsb), l’erede del Kgb, ha chiesto che la cifra per ogni salma sia portata a un massimo di 74.200 rubli, 860 euro, per gli ufficiali di più alto rango.

Contabilità e segreti di Stato

A questa puntuale contabilità funeraria si contrappone il segreto sul numero esatto dei caduti. Il bilancio ufficiale è fermo da settimane: poco meno di 1.400 morti, secondo il ministero della Difesa. Un rapporto del sito indipendente «Mediazona» documenta 1.744 soldati e 317 ufficiali rimasti uccisi. Il governo ucraino parla di 20 mila, per la Nato potrebbero essere 15 mila (tanti quanti ne perse l’Urss in dieci anni di conflitto in Afghanistan). Il presidente Zelensky all’inizio della guerra disse che gli invasori viaggiavano con inceneritori mobili per far sparire i caduti, «per non far sapere alle donne russe che i loro figli erano stati mandati a morire in Ucraina». Kiev sostiene di avere accumulato nelle celle frigorifere migliaia di corpi di soldati russi lasciati sul campo dai commilitoni in ritirata.

Due madri

Gulnara Valiyeva, 43 anni, ha sepolto suo figlio Yevgeny, ucciso in combattimento accanto al suo pastore belga a Hostomel, fuori Kiev. Sui social network la mamma russa dice all’esercito di andare «fino in fondo», e per sé chiede soltanto il cucciolo che il figlio stava addestrando. Altra storia, altra rabbia accompagna Tatyana Kolodiy: il suo Vadim, 19 anni, cecchino, è bruciato vivo in un blindato. Anche lei ha scritto sui social: «Non riesco a dormire, a mangiare. In giro vedo tutti questi quarantenni che scherzano e bevono birra, mentre là i ragazzini muoiono».

Le rose delle autorità

Tatyana non parla di «eroi». Non è una «brava cittadina russa»: le autorità pagano le esequie, ma chiedono ai familiari un profilo basso e ossequioso. I giornalisti vengono tenuti alla larga dai cimiteri. E allora è sui media locali, sui social network come Vkontakte, dove filtrano le notizie o fioccano i tributi ai «nuovi eroi». Non si finge più, come all’inizio, che per l’Armata fosse una passeggiata. Troppi giorni sono passati, troppi morti. E quindi è cambiata un po’ la strategia. I caduti ci sono. E vanno celebrati. Talvolta i pezzi grossi delle autorità locali passano a mettere rose sulla bara di chi «si è sacrificato per la patria».

Dalle periferie dell’Impero

Ai funerali le mamme stringono foto di soldati ventenni, e hanno facce imberbi anche i primi dieci russi che le autorità ucraine hanno individuato tra gli aguzzini di Bucha. Più che da Mosca, «gli eroi» di Putin venivano dalle aree più povere della grande Russia. Dagestan, Calmucchia o Buriazia, dove il salario medio è di 44 mila rubli (meno di 500 euro). La divisa come fonte di sostentamento per tutta la famiglia, o per nutrire il sogno di una casa tutta per sé: Bulat Odoev è stato ucciso fuori Kiev, a settemila km dalla sua casa, nella Buriazia degli sciamani buddisti. «I nostri ragazzi stanno morendo», ha osato dire la cognata al Guardian: «Questo bagno di sangue deve finire».

30 aprile 2022 (modifica il 30 aprile 2022 | 23:35)

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, 2022-04-30 22:09:00, Poche cifre ufficiali e tanti funerali: l’ultimo saluto ai morti  è a carico dello Stato. E i servizi russi chiedono più budget ,

Pietro Guerra

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