La battaglia per il Mezzogiorno Mezzogiorno, 13 novembre 2022 – 09:03 di Michele Cozzi Raffaele Fitto ricomincia da tre: dopo le deleghe all’attuazione del Pnrr e delle politiche di Coesione e agli Affari europei, il governo ha affidato al ministro pugliese anche quella per il Sud. Che appena qualche settimana fa era stato assegnato al siciliano Musumeci. Si chiude un cerchio, con una scelta che presenta i tratti della chiarezza ed omogeneità: Pnrr, politiche e piani di Coesione, rapporti con l’Europa rappresentano un pacchetto unico che non avrebbe avuto senso dividere tra dicasteri diversi. Un aggiustamento, che non va sottovalutato, che indica la capacità del governo di correggere in corsa eventuali errori. Che pure non sono mancati nell’avvio dell’azione di governo: dal decreto anti-rave, alla tumultuosa gestione della questione migranti con lo scontro diplomatico con la Francia. Un attestato di stima e fiducia, quindi, per le capacità di gestione e di equilibrio di Fitto che negli ultimi giorni è stato in giro per l’Europa per continuare a tessere i rapporti tra Italia e cancellerie internazionali. Uno dei temi più spinosi – come sta emergendo – dell’agenda Meloni. Ma per i meridionali, al di là delle appartenenze e delle storie personali, il nuovo incarico a Fitto rappresenta una boccata di ossigeno, che allontana il sospetto di un governo a tradizione nordista. L’incarico a Calderoli, che si è messo subito a correre sull’Autonomia differenziata, convocando alcune Regioni e predisponendo già una bozza per accelerare i tempi, ha suscitato più di una perplessità. Ora Meloni, con l’incarico a Fitto per il Sud, ha inteso bilanciare la coalizione, spostandone l’asse verso il Centro-Sud. E, forse, in questa decisione, incide anche un messaggio alla Lega per il caso-Lombardia con Letizia Moratti, leader storico della destra imprenditoriale del Nord, che si candida alle regionali con il Terzo polo. Un primo impaccio interno, dopo le fibrillazioni per la nascita del governo, sul cammino, finora senza ostacoli di Giorgia. Fitto, quindi, mette insieme una sorta di superministero per definire e controllare l’attuazione del Pnrr (gli occhi dell’Europa sembrano ancor più spalancati dopo lo scontro con Parigi e Bruxelles sui migranti), per superare ritardi nell’attuazione dei programmi – occorre realizzare il 55% degli obiettivi entro la fine dell’anno per ottenere la terza trance dei finanziamenti – e per avere qualche chance di rivederne alcuni capitoli del piano. Nei prossimi giorni Fitto incontrerà i responsabili dei ministeri per fare il punto della situazione. Al Sud spetta almeno il 40% dei fondi, Calderoli afferma che nessuno intende togliere le risorse del Mezzogiorno, ma è opportuno vigilare. Una questione, quest’ultima, centrale. Il governatore Emiliano, che pure in passato aveva un po’ ammiccato all’autonomia, da un lato lascia presagire in futuro un passo indietro dalla politica attiva, dall’altro si pone sulle barricate: «L’autonomia non è nei programmi della coalizione dei pugliesi che guida la Puglia». Toni barricaderi, quelli del governatore che afferma di «vivere una solitudine micidiale persino nel mio partito e non posso fare una battaglia con toni insurrezionali». Il ruolo di Fitto, quindi, ha anche questo risvolto politico: bilanciare e contrastare l’ipotetico asse del Sud, tra Emiliano e il campano De Luca, i quali annunciano battaglia quando la campagna elettorale è finita. L’autonomia è in Costituzione, il vento spira a destra e il Sud, in questa fase, deve, forse, cercare di limitare i danni. Fitto, Emiliano e De Luca, pur in difesa delle rispettive casematte, avrebbero il dovere di cercare un minimo di asse comune. Poiché la tempesta, quando arriva, colpisce tutti, indifferentemente. La newsletter del Corriere del Mezzogiorno – PugliaSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Puglia iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 13 novembre 2022 | 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-13 08:04:00, La battaglia per il Mezzogiorno Mezzogiorno, 13 novembre 2022 – 09:03 di Michele Cozzi Raffaele Fitto ricomincia da tre: dopo le deleghe all’attuazione del Pnrr e delle politiche di Coesione e agli Affari europei, il governo ha affidato al ministro pugliese anche quella per il Sud. Che appena qualche settimana fa era stato assegnato al siciliano Musumeci. Si chiude un cerchio, con una scelta che presenta i tratti della chiarezza ed omogeneità: Pnrr, politiche e piani di Coesione, rapporti con l’Europa rappresentano un pacchetto unico che non avrebbe avuto senso dividere tra dicasteri diversi. Un aggiustamento, che non va sottovalutato, che indica la capacità del governo di correggere in corsa eventuali errori. Che pure non sono mancati nell’avvio dell’azione di governo: dal decreto anti-rave, alla tumultuosa gestione della questione migranti con lo scontro diplomatico con la Francia. Un attestato di stima e fiducia, quindi, per le capacità di gestione e di equilibrio di Fitto che negli ultimi giorni è stato in giro per l’Europa per continuare a tessere i rapporti tra Italia e cancellerie internazionali. Uno dei temi più spinosi – come sta emergendo – dell’agenda Meloni. Ma per i meridionali, al di là delle appartenenze e delle storie personali, il nuovo incarico a Fitto rappresenta una boccata di ossigeno, che allontana il sospetto di un governo a tradizione nordista. L’incarico a Calderoli, che si è messo subito a correre sull’Autonomia differenziata, convocando alcune Regioni e predisponendo già una bozza per accelerare i tempi, ha suscitato più di una perplessità. Ora Meloni, con l’incarico a Fitto per il Sud, ha inteso bilanciare la coalizione, spostandone l’asse verso il Centro-Sud. E, forse, in questa decisione, incide anche un messaggio alla Lega per il caso-Lombardia con Letizia Moratti, leader storico della destra imprenditoriale del Nord, che si candida alle regionali con il Terzo polo. Un primo impaccio interno, dopo le fibrillazioni per la nascita del governo, sul cammino, finora senza ostacoli di Giorgia. Fitto, quindi, mette insieme una sorta di superministero per definire e controllare l’attuazione del Pnrr (gli occhi dell’Europa sembrano ancor più spalancati dopo lo scontro con Parigi e Bruxelles sui migranti), per superare ritardi nell’attuazione dei programmi – occorre realizzare il 55% degli obiettivi entro la fine dell’anno per ottenere la terza trance dei finanziamenti – e per avere qualche chance di rivederne alcuni capitoli del piano. Nei prossimi giorni Fitto incontrerà i responsabili dei ministeri per fare il punto della situazione. Al Sud spetta almeno il 40% dei fondi, Calderoli afferma che nessuno intende togliere le risorse del Mezzogiorno, ma è opportuno vigilare. Una questione, quest’ultima, centrale. Il governatore Emiliano, che pure in passato aveva un po’ ammiccato all’autonomia, da un lato lascia presagire in futuro un passo indietro dalla politica attiva, dall’altro si pone sulle barricate: «L’autonomia non è nei programmi della coalizione dei pugliesi che guida la Puglia». Toni barricaderi, quelli del governatore che afferma di «vivere una solitudine micidiale persino nel mio partito e non posso fare una battaglia con toni insurrezionali». Il ruolo di Fitto, quindi, ha anche questo risvolto politico: bilanciare e contrastare l’ipotetico asse del Sud, tra Emiliano e il campano De Luca, i quali annunciano battaglia quando la campagna elettorale è finita. L’autonomia è in Costituzione, il vento spira a destra e il Sud, in questa fase, deve, forse, cercare di limitare i danni. Fitto, Emiliano e De Luca, pur in difesa delle rispettive casematte, avrebbero il dovere di cercare un minimo di asse comune. Poiché la tempesta, quando arriva, colpisce tutti, indifferentemente. La newsletter del Corriere del Mezzogiorno – PugliaSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Puglia iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 13 novembre 2022 | 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,