Vaiolo delle scimmie, in Lombardia i primi casi sospetti: partono gli accertamenti

Vaiolo delle scimmie, in Lombardia i primi casi sospetti: partono gli accertamenti

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di Stefania Chiale

Scatta la sorveglianza in Regione: vertice con gli infettivologi degli ospedali, condivise le strategie di controllo e coordinamento tra reti cliniche e laboratori. Quali sono diagnosi e percorsi terapeutici

Non sono ancora stati registrati casi di vaiolo delle scimmie in Lombardia: ci sono «solo alcuni casi — apprende il Corriere dalla Direzione generale Welfare — in via di accertamento in quanto sospetti, uno di questi già risultato negativo». Scatta la sorveglianza sul vaiolo delle scimmie in Regione, che in un vertice con gli infettivologi degli ospedali ha condiviso le strategie di controllo e coordinamento tra le diverse reti cliniche e di laboratorio sul territorio, le modalità di diagnosi, i percorsi tipici e terapeutici.

I sintomi del virus delle scimmie

Monkeypox provoca una serie di sintomi simil-influenzali come stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, febbre, linfonodi ingrossati ed esantema. Si definisce «caso sospetto» un paziente che presenta febbre superiore ai 38,3 gradi, mal di testa, linfonodi ingrossati, mal di schiena, mialgia, eruzione cutanea distintiva (pustole simili a quelli della varicella, quelle del morbillo — per la diagnosi di vaiolo delle scimmie — sono da scartare). Per le analisi si procede con un tampone orofaringeo e il prelievo di un campione di liquido nelle pustole emerse.

La gestione dei casi e dei contatti

Il periodo di incubazione va dai 6 ai 13 giorni, con un massimo di 5-21 giorni, lo stadio febbrile può durare da 1 a 4 giorni, la fase di eruzione cutanea dalle 2 alle 4 settimane. Per i contatti di caso infetto scatta la quarantena fiduciaria di 21 giorni. Il soggetto sintomatico viene ricoverato in caso di necessità, con attenzione particolare a eruzioni cutanee estese, bambini e soggetti immunodepressi; oppure si mette in isolamento fino alla scomparsa delle lesioni cutanee. La trasmissione avviene per contatto e attraverso i droplet (le goccioline respiratorie che si emettono starnutendo, tossendo o semplicemente parlando). In ambiente domestico, quindi, il consiglio in presenza di contatto di caso infetto è di evitare contatti stretti, utilizzare guanti, lavarsi frequentemente le mani e utilizzare la mascherina chirurgica. Le Ats, in presenza di un caso infettato, procedono al tracciamento dei contatti.

I laboratori e il sistema di monitoraggio

Si tratta per ora di casi «così rari da non creare nessun tipo di allarme — dicono dalla Dg Welfare —: fino al 1980 la popolazione è vaccinata ed esiste la cura a questo tipo di infezione». In regione i laboratori di riferimento per l’individuazione dei possibili casi sono il San Matteo di Pavia e l’ospedale Sacco di Milano, i laboratori che fanno capo rispettivamente ai professori Fausto Baldanti e Maria Rita Gismondo. Nel portale Siss (sistema informativo socio-sanitario) è stato inserito il sistema di monitoraggio, che permette a medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta di fare le segnalazioni.

Epatiti a eziologia ignota

In Europa si sono registrati in totale 276 casi di epatiti a eziologia ignota finora, 35 dei quali in Italia, di cui 13 in Lombardia: 11 casi probabili e due sospetti, nessuno ancora confermato precisa la Dg Welfare. Uno studio dell’Università degli Studi di Milano su 53 campioni di acque reflue della città ha mostrato che il picco di adenovirus (l’agente patogeno più comune rilevato nel 75% dei casi confermati di epatiti acute nei bimbi in Gran Bretagna) si è registrato tra la nona e la tredicesima settimana del 2022, vale a dire tra la fine di febbraio e la fine di marzo.

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23 maggio 2022 (modifica il 23 maggio 2022 | 21:22)

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, 2022-05-23 19:23:00, Scatta la sorveglianza in Regione: vertice con gli infettivologi degli ospedali, condivise le strategie di controllo e coordinamento tra reti cliniche e laboratori. Quali sono diagnosi e percorsi terapeutici, Stefania Chiale

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