di Silvia Turin
Si indaga sul caso del carabiniere morto a Cuba. La letalità è bassa (1 caso su 10mila). Esistono il vaccino e un antivirale già approvati e ci sono riscontri che il vaccino contro il vaiolo umano sia valido anche dopo 40 anni
L’aggiornamento dei casi confermati in Italia di vaiolo delle scimmie arriva a 714, 52 in più in una settimana. Lo rileva l’ultimo bollettino del ministero della Salute. Di questi, 190 sono i contagiati collegati a viaggi all’estero. L’età media è di 37 anni (con un range da 14 a 71 anni) e si conferma la netta preponderanza del sesso maschile: 704 i contagiati uomini, 10 le donne. La regione con più casi è la Lombardia (308), seguita da Lazio (128), Emilia Romagna (73) e Veneto (48). Ferme a zero casi Calabria, Basilicata, Molise, Umbria e Valle d’Aosta.
Il caso del carabiniere al vaglio
Intanto potrebbe essere la prima vittima italiana un luogotenente dei carabinieri, Germano Mancini, in servizio al comando della stazione dei carabinieri di Scorzè e morto a Cuba. Era in vacanza da pochi giorni quando si è sentito male ed è peggiorato fino a perdere la vita. Il comandante è morto domenica e le strutture sanitarie cubane hanno eseguito i test e hanno segnalato il contagio da vaiolo delle scimmie (sarebbe il primo sull’isola). Le nostre autorità non hanno confermato che quello registrato a Cuba sia stato effettivamente un caso di vaiolo delle scimmie. Per ora si parla di un decesso generato da un virus improvviso. «Niente allarmismi», dice il direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia e ricorda che a fronte di oltre 42 mila casi notificati in paesi non-endemici, quindi al di fuori dell’Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 su 10.000.
Incubazione e come si trasmette
Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni.
Esistono tre modi in cui è possibile essere esposti a quantità sufficienti di virus per essere infettati (ne abbiamo parlato in dettaglio QUI ): contatto diretto pelle a pelle con le lesioni causate dal virus, contatto con oggetti contaminati e stretto contatto con le secrezioni respiratorie come la saliva di una persona con lesioni in bocca o in gola.
Le prove epidemiologiche dicono che l’attuale epidemia di vaiolo delle scimmie è guidata dal contatto diretto pelle-pelle, in particolare, lo stretto contatto intimo tra i partner sessuali. Ciò che è meno chiaro è se l’urina, le feci, il sangue, lo sperma o i fluidi vaginali possono diffondere il virus, la misura in cui le persone senza sintomi possono infettare gli altri e il ruolo delle particelle respiratorie inalate nella trasmissione.
Attualmente il virus si sta diffondendo principalmente tra uomini che fanno sesso con gli uomini, ma soprattutto tra uomini che hanno più partner sessuali, sebbene il vaiolo delle scimmie non sia classificata come malattia a trasmissione sessuale.
Asintomatici e superfici infettanti
Due studi recenti si sono soffermati anche su due possibilità rare, ma che possono aiutare a far chiarezza sulle peculiarità di trasmissione del virus: la presenza di asintomatici, che renderebbe più complesso arginare la catena di contagi, e la trasmissione per contatto a un evento affollato senza rapporti sessuali (si legga articolo relativo QUI ).
Un recente studio dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani e dal dipartimento della salute dello Utah (UDHHS) ha confermato la presenza di virus sulle superfici dell’ambiente. I ricercatori hanno identificato 21 superfici, sia porose (come tessuti) sia non porose (come maniglie) positive al virus in casa di due pazienti contagiati con il vaiolo delle scimmie, nonostante le misure di igiene che avevano messo in atto. Non si sa se il virus sulle superfici fosse in grado di infettare a sua volta perché il team ha cercato di replicare il virus in laboratorio senza riuscirci.
Il vaccino (anche quello antico) e l’antivirale
Normalmente la malattia si esaurisce con sintomi che si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni, ma ci sono categorie più fragili, come i bambini e le donne in gravidanza, che rischiano di più. Sebbene siano già approvati un vaccino (MVA-BN) e un trattamento specifico (tecovirimat) per il vaiolo delle scimmie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che non sono ancora ampiamente disponibili e le popolazioni di tutto il mondo di età inferiore ai 40 o 50 anni non beneficiano più della protezione offerta da precedenti programmi di vaccinazione contro il vaiolo umano. Inoltre, l’immunità data dal vaccino non è istantanea: occorrono 2 settimane prima che i titoli anticorpali raggiungano il picco dopo la prima dose.
Attualmente il vaccino viene offerto in Italia a categorie ad alto rischio individuate dal ministero (si veda articolo QUI ). L’INMI Spallanzani di Roma è uno degli Istituti di Ricerca che sondano la memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo. I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata.
23 agosto 2022 (modifica il 23 agosto 2022 | 15:32)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-08-23 13:32:00, Si indaga sul caso del carabiniere morto a Cuba. La letalità è bassa (1 caso su 10mila). Esistono il vaccino e un antivirale già approvati e ci sono riscontri che il vaccino contro il vaiolo umano sia valido anche dopo 40 anni , Silvia Turin