Nella storica trasmissione Rai, Porta a Porta, condotta da Bruno Vespa, nella puntata di mercoledì 5 aprile si è parlato ampiamente di scuola, alla presenza di alcuni docenti e del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Il primo argomento affrontato è stato quello sul bullismo in cattedra. Tanti sono ormai gli episodi noti di aggressione ai danni di docenti.
A raccontare una testimonienza è un docente aggredito, che lavoro in provincia di Napoli, Enrico Morabito. Dopo aver accettato una supplenza di una settimana, è capitato di rimproverare dei ragazzini in classe e mettere una nota disciplinare. La sera stessa è stato travolta dalla furia di alcuni adulti: “Mi danno addosso in 5, mi bloccano mani, piedi, mi sbattono la testa sul portone. Io li ho denunciati, sono stati identificati e risultano essere proprio alcuni dei genitori degli alunni di quella classe”.
Valditara: “Noi abbiamo lanciato due iniziative. La prima è quella di mettere a disposizione l’avvocatura dello Stato a favore del personale della scuola aggredito. Io credo che non sia giusto che un docente, un dirigente venga lasciato solo, è invece corretto che lo Stato fornisca assistenza legale. Un’altra iniziativa, ancora più forte, è quella di costituirci parte civile nei confronti degli aggressori dei docenti, chiedendo i danni d’immagine. Ritengo che chi picchia un docente o un dirigente crea un danno allo Stato”.
Si è parlato anche di docenti tutor, per quei ragazzi che hanno bisogno di un supporto maggiore, per personalizzare l’insegnamento. “I tutor saranno 40 mila e pagati anche molto bene, si arriva a un range massimo di integrazione di 4700 euro” – afferma il ministro. “I tutor saranno formati con un corso e un esame finale. Ci sarà una volontà di adesione, saranno poi selezionati e ci sarà un percorso di formazione continua”.
A commentare la questione degli studenti a scuola anche la giornalista Maria Latella, che ha affermato: “Ciò che è cambiato di più è la famiglia. Per questo io penso che sia molto utile seguire i ragazzi nel pomeriggio. Per quello che vedo io c’è un assoluto deserto. Quando tornano a casa i ragazzi non hanno nessuno con cui parlare perché i genitori lavorano o perché hanno troppi pensieri da non avere tempo per stare dietro ai compiti dei figli”.
La giornalista Concita Borelli lancia una provocazione: “La scuola ha ancora un senso? Non significa levare importanza o autorevolezza alla scuola, però se i ragazzi reagiscono così, non perché siano più cattivi rispetto a noi che ai nostri tempi avevamo un timore reverenziale nei confronti dei docenti. I ragazzi oggi riconoscono altri modelli, altre autorevolezze e altre autorità. Non è il caso di ripensare? Io ci credo molto a questo modello del docente tutor, ma mi sembro un po’ Achille e la tartaruga, il ragazzo non ce la fa, noi lo rincorriamo. E se noi inserissimo a scuola l’argomento social, web, la didattica a distanza? I ragazzi seguono. Molti liceali seguono sul web lezioni di professori universitari e si incantano. Non è il caso che la scuola cambi?”
Valditara risponde: “Io credo che non dobbiamo mai dimenticare il rapporto con il libro, con la carta e il confronto con l’autore. Io sono d’accordo nell’educare i ragazzi alla cittadinanza digitale. Noi investiamo ben 2 miliardi e 100 milioni di euro in questo. Ma dobbiamo essere molto equilibrati: un conto è la lezione a distanza, sarebbe bello poter collegare un luminare di Harward con una lezione di fisica all’interno di un nostro liceo scientifico, e questa è la vera sfida che noi dobbiamo saper raccogliere. Un altro, invece, è il ripercorrere l’esempio della didattica a distanza che ha impedito la socializzazione. C’è stato un gap molto profondo segnato dal Covid, dall’isolamento, dalla DaD in cui alcuni studenti spegnavano la webcam e facevamo altro”.
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