Cosa rende una scuola contemporanea?
“Non c’è dubbio: la capacità di sviluppare i molteplici ed eterogenei talenti che ogni studente custodisce dentro di sé”. È il pensiero di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito che in un’intervista a tutto campo a Tuttoscuola, pubblicata nel numero di dicembre della nostra rivista mensile, affronta i punti cruciali del suo programma.
Sull’inafferrabile concetto del merito Valditara ha parole chiare, forse mai così tanto: “La sfida del Merito ha l’obiettivo di affrontare alla radice il grande, irrisolto problema della scuola italiana, ovvero quello di essere di fatto una scuola classista. Oggi chi nasce in un contesto sociale svantaggiato non riesce a migliorare la propria condizione attraverso il percorso scolastico e formativo: la scuola italiana reitera sostanzialmente le diseguaglianze di partenza (basta vedere i dati, anche scomposti per territorio, sulla dispersione scolastica e sull’allarmante fenomeno dei Neet). Vorrei sottolineare che questa cristallizzazione delle diseguaglianze lede un principio costituzionale, chiaramente affermato all’articolo 34, laddove si dice che i ‘capaci e meritevoli’, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Non solo: subito dopo si precisa che è compito della Repubblica rendere ‘effettivo’ questo diritto. Ebbene, la scuola del Merito non è che questo, la riaffermazione di un valore costituzionale, la possibilità che ogni ragazzo e ogni ragazza ce la possano fare indipendentemente dalle loro condizioni di partenza, perché messi in condizioni di coltivare i propri talenti. È la battaglia più bella da fare, la dobbiamo a loro”.
Come fare? “Dobbiamo smettere di pensare che esista un’istruzione di serie A (quella liceale) e un’istruzione di serie B (quella tecnico-professionale), un’intelligenza di serie A (quella teorica) e un’intelligenza di serie B (quella pratica). Quello che esiste anzitutto sono le persone, i singoli studenti con il loro patrimonio di talenti potenziali, e il compito di una scuola all’avanguardia è quello di riconoscerli, farli emergere e realizzarli, recuperando eventuali gap iniziali. Possiamo dire che la scuola è tanto più contemporanea quanto più riscopre l’arte socratica della maieutica”, dice Valditara.
Principi generali, ma come aiutare concretamente i docenti, i dirigenti scolastici e tutti gli operatori a concentrarsi sulla cura dei talenti? Il ministro fa ai lettori di Tuttoscuola un importante annuncio: “Oggi da un certo punto di vista alla scuola si chiede troppo, compreso un carico abnorme di adempimenti burocratici che nulla c’entrano con l’insegnamento. Per questo ho istituito una commissione di esperti col compito di costruire una radicale semplificazione delle procedure: oggi ci serve anche un grande piano di sburocratizzazione. Io, che di cultura sono liberale, credo molto nella possibilità di costruire uno Stato amico e non vessatorio, in vari settori chiave: come vogliamo un Fisco amico e non più arcigno, così vogliamo una Scuola amica, che possa concentrarsi sulla realizzazione personale di studenti, docenti, personale scolastico tutto. E una Scuola Amica, non c’è dubbio, è anzitutto una Scuola sburocratizzata, quindi una scuola in grado di dedicarsi pienamente alle sfide educative e formative che sono il vero senso della sua missione”.
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, , Pubblicato da Orazio Francesco Niceforo
Cosa rende una scuola contemporanea? “Non c’è dubbio: la capacità di sviluppare i molteplici ed eterogenei talenti che ogni studente custodisce dentro di sé”. È il pensiero di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito che in un’intervista a tutto campo a Tuttoscuola, pubblicata nel numero di dicembre della nostra rivista mensile, affronta i punti […]
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