ServizioL’intervista
Il ministro dell’Istruzione anticipa la strategia per avvicinare scuola e lavoro e annuncia: per non perdere il reddito di cittadinanza iscrizione ai «Cpia» o ai corsi di formazione
di Eugenio Bruno
4′ di lettura
Anche se uno dei suoi primi atti politici è stato rivolto ai docenti, con l’intesa sul rinnovo del contratto che porterà a ogni prof 124 euro di aumenti mensili medi, per Giuseppe Valditara «la centralità del sistema scolastico ce l’hanno gli studenti». La finalità della sua azione politica, racconta al Sole 24 Ore, «è quella di promuovere e realizzare la persona di ciascuno studente. Formare cittadini – aggiunge – che siano consapevoli di essere inseriti in una collettività, che siano desiderosi di avere un futuro, di realizzarsi e perché no anche di arricchirsi». Nel giorno in cui scoppia la polemica sui lavori socialmente utili e «sull’umiliazione del violento che è un fattore fondamentale nella crescita», il ministro dell’Istruzione e del merito ammette di aver usato un termine «inadeguato» ma conferma l’importanza dell’imparare a «chiedere scusa» e a coltivare il valore dell’umiltà. Dopodiché torna sulla proposta di vincolare il reddito di cittadinanza all’assolvimento dell’obbligo formativo: «Va restituito a questi ragazzi il diritto allo studio che non hanno avuto e non per colpa loro».
Ministro ce la spiega meglio?
Qualunque provvedimento di carattere assistenziale ci sarà al posto del reddito di cittadinanza potrà essere concesso a condizione che, se un ragazzo si è fermato alla licenza media o addirittura a quella elementare, possa completare l’obbligo scolastico iscrivendosi ai Centri per l’istruzione degli adulti, i cosiddetti Cpia che funzionano bene, oppure che, se ha già il diploma, segua una dei corsi di formazione che finanzieremo con i nostri fondi. Perché per me è fondamentale responsabilizzare i giovani, dare loro una prospettiva di futuro. A chi mi ha dato del “disumano” dico che è disumano non prendersi cura di loro. Un buon genitore si preoccupa che questi ragazzi abbiano gli strumenti per farcela nella vita altrimenti rischiano di essere degli sbandati. E un buon ministro è quello che si preoccupa del futuro dei propri studenti. Sto ponendo un tema serio. Ci sono centinaia di migliaia di ragazzi che non si formano, non studiano, non cercano un lavoro. E noi cosa facciamo? Stiamo zitti e in più gli diamo il reddito di cittadinanza come se fosse la paghetta immeritata?
Non è colpa anche della distanza che ancora separa l’istruzione dal mondo del lavoro?
Ha centrato il punto. Ritengo che dobbiamo agire su due direttrici. La direttrice dell’orientamento che consenta alle famiglie di avere le informazioni necessarie per scegliere consapevolmente ciò che è meglio dal punto di vista formativo per i propri figli. Ed è per questo che entro dicembre manderò una lettera a tutti i genitori dei ragazzini di scuola media, per far conoscere quali sono le offerte professionali più interessanti nelle loro regioni e le retribuzioni medie. Ma punto anche sui docenti che devono essere i consiglieri della famiglia indicando ai genitori le potenzialità dei ragazzi.
, 2022-11-25 12:40:00, Il ministro dell’Istruzione anticipa la strategia per avvicinare scuola e lavoro e annuncia: per non perdere il reddito di cittadinanza iscrizione ai «Cpia» o ai corsi di formazione, di Eugenio Bruno