Veltroni: «Il mio Pio La Torreper non dimenticare la Storia»

Veltroni: «Il mio Pio La Torreper non dimenticare la Storia»

Spread the love

di Stefania Ulivi

Il regista del docufilm «Ora tocca a noi» sul politico ucciso dalla mafia: «Un filo rosso unisce i miei doc: punto lo sguardo su queste vite interrotte ma animate da un’ispirazione civile»

ROMA «Siciliano voleva dire mafioso ma i più grandi anti mafiosi sono siciliani». È Giuseppe Tornatore a farlo notare, riconoscendo un ruolo centrale nel cambiamento di prospettiva a Pio La Torre e alla sua battaglia, pagata con la vita, che portò alla legge postuma che porta il suo nome. È uno dei momenti chiave di Ora tocca a noi. Storia di Pio La Torre di Walter Veltroni, passato ieri in anteprima alla Festa di Roma. Un ritratto a 40 anni dall’omicidio voluto dai Corleonesi per fermare l’allora segretario regionale del Pci, avvenuto a Palermo il 30 aprile 1982.

«Si usa dire, a ragione, fortunato il paese che non ha bisogno di eroi. Io aggiungo sfortunato il paese che si dimentica dei suoi eroi», chiosa Veltroni, da tempo impegnato a replicare, attraverso i suoi doc, a «questa gigantesca rimozione della memoria. Stiamo cancellando le cose migliori della nostra Storia e lui lo è». Alla base c’è anche un coinvolgimento emotivo. «È una persona a cui ho voluto bene. Sono legato alla sua famiglia. Ma il doc — prodotto da Minerva Pictures, con Rai Documentari e Luce Cinecittà — nasce per restituirgli lo spazio che merita. Pio non è una figura simbolica, è colui che ha capito due cose fondamentali della mafia prima degli altri e probabilmente ciò ha segnato il suo destino». Ovvero? «Che bisognava colpire l’arricchimento illecito, come si dice: follow the money. E che era necessario introdurre nel codice penale il reato di associazione di stampo mafioso che andasse a colpire le zone grigie attorno alla mafia violenta».

Il titolo arriva dalla testimonianza di Emanuele Macaluso, amico e compagno di battaglie, già dai tempi delle occupazioni delle terre dei braccianti che «lottano per la prima volta nella storia in nome della legge, non contro di essa. In Sicilia c’era la terzadria: l’affittuario del feudo era un mafioso che sfruttava i contadini e governavano con la violenza». La frase «Ora tocca a noi» fu detta da La Torre a Macaluso, quando tornò da Roma in Sicilia per tornare a occuparsi del partito. «Ha — continua Veltroni — più di un significato. La Torre intuisce di essere diventato un bersaglio ma dice anche: tocca a noi impegnarci per cambiare le cose. L’ho scelto come titolo perché quella bandiera non può restare a terra. Tocca davvero a noi». Un mosaico a più voci il doc, raccolte oggi e ricostruite con materiali d’archivio, intervallate alla ricostruzione, di finzione, della vita di La Torre fin dall’infanzia. «Sono andato alla borgata Badia di Palermo dove è nato. Lavora nei campi ma decide di studiare, poi insegna, partecipa alle lotte bracciantili, finisce in carcere, all’Ucciardone. La sua vita è una grande epica spinta dalla passione civile». C’è spazio anche per la figura dell’autista Rosario Di Salvo ucciso nell’agguato in piazza Generale Turba. «Un uomo coraggioso che accetta l’incarico conoscendo i rischi».

Erano anni terribili, dominati a Palermo dalla figura di Vito Ciancimino. «Il giorno del funerale di Pio sul palco passano Chinnici, Falcone e Dalla Chiesa. Tutti uccisi dalla mafia. Questo dà idea di quale sia stata la portata dell’attacco allo stato. Nel doc — che sarà il 13 dicembre su Raitre e il giorno prima a Palermo — racconto un inferno da cui questo paese è uscito, in termini di sangue. Ma la mafia non è certo sparita. Si è allargata verso l’economia e la finanza. Da fenomeno regionale è diventato mondiale». È cambiata l’opinione pubblica. «Ho trovato tanti segni di Pio, come tra i ragazzi dell’associazione Libera che lavorano le terre confiscate». Il passato è vivo, insiste Veltroni. «Un filo rosso unisce i miei doc: Berlinguer, Luca Flores, Sami Modiano ma anche Paolo Rossi, Pio. Punto lo sguardo su queste vite interrotte ma animate da un’ispirazione civile, artistica, sportiva per strappare filamenti di Dna che siano utili anche oggi».

21 ottobre 2022 (modifica il 21 ottobre 2022 | 20:28)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-21 23:10:00, Il regista del docufilm «Ora tocca a noi» sul politico ucciso dalla mafia, Stefania Ulivi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.