di Floriana Rullo
Non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione. Vigneti compresi
La vendemmia piemontese quest’anno parte a Ferragosto. Tra i filari del territorio, uve bianche e nere, Erbaluce o Dolcetto che sia, non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione. Vigneti compresi.
Il rischio è quello di una produzione minima anche se di qualità. Ma la raccolta dovrà fare i conti anche con la mancanza di braccianti e l’aumento delle materie prime, tra cui quello del 10 % sul vetro e dal 40 al 60 % sul cartone. «Potrebbe dire un aumento del prezzo finale del vino anche del 20% — chiosa Gianfranco Toso, Direttore Generale delle Cantine Toso —. Questa raccolta sarà anomala, proprio perché si stanno verificando delle condizioni che da circa settant’anni non vedevamo. Alla siccità si aggiunge il caldo molto inteso di queste settimane. Abbiamo visto già altre estati così, ma con un inverno piovoso. Per questo, per tentare di non perdere le nostre uve, anticiperemo la vendemmia».
Così, se si fino all’anno scorso si vendemmiava da inizio settembre, come facevano i nonni a inizio secolo, quest’anno invece è l’anno della rivoluzione. Anche perché «la vite, che abitualmente non soffre la carenza idrica, potrebbe invece accusare problemi se non dovessero intervenire precipitazioni — spiega Ercole Zuccaro di Confagricoltura —. I problemi sono legati ai picchi di calore, che potrebbero provocare l’appassimento degli acini sulla pianta prima della maturazione. Sicuramente si avrà una produzione inferiore alla media. L’ideale sarebbe avere qualche pioggia prima di fine luglio».
A preoccupare poi la carenza di braccianti. Complice il decreto flussi che sta creando numerose difficoltà burocratiche alle imprese, oltre che l’anticipo dei tempi che si accavallano con la fine dei contratti stagionali, i lavoratori per ora non ci sono. «Arrivano dall’Est. Dalla Macedonia e dalla Romania — chiosa Toso —. Vengono da noi alla fine dei contratti che solitamente terminano a fine agosto. Trovarne ora sarà un bel problema. In più facciamo i conti con la mancanza del vetro e del sughero, gli aumenti dei prezzi e la perdita del fatturato dell’export del 20%, soprattutto verso Ucraina e Russa. Non possiamo non essere preoccupati». Situazione simile anche per gli oltre 400 viticoltori associati al Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato «Manca l’acqua, e la terra trema — dice il presidente Filippo Mobrici —. Ci sono già segnali di sofferenza delle piante e questo non lascia certo tranquilli i nostri produttori». Anche perché la morsa del caldo non sembra proprio voler mollare.
«E si rischia la chiusura di un’impresa agricola su 3 delle 90 mila piemontesi – spiega Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte -. È prioritario ristorare i danni provocati dalla siccità alle aziende ed accelerare sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo dell’acqua. Solo così potremo garantirci in futuro le riserve idriche necessarie all’agricoltura». Una mancanza d’acqua che sta facendo correre ai ripari i sindaci tra chiusure notturne dei rubinetti e l’uso delle autobotti.
E con le temperature che sfioreranno i 40 gradi, massimo picco previsto per venerdì, con zero termico a 4500 metri, il problema non potrà che peggiorare. Almeno fino a fine luglio sono previste temperature oltre i 40. Termometro a 24-28 gradi anche a 1.500 metri di altitudine e zero termico a 4.500-4.600 metri.
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19 luglio 2022 (modifica il 19 luglio 2022 | 20:51)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-07-19 19:49:00,
di Floriana Rullo
Non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione. Vigneti compresi
La vendemmia piemontese quest’anno parte a Ferragosto. Tra i filari del territorio, uve bianche e nere, Erbaluce o Dolcetto che sia, non si era mai giocato così d’anticipo. Colpa della siccità di questi mesi che sta facendo soffrire ogni tipo di vegetazione. Vigneti compresi.
Il rischio è quello di una produzione minima anche se di qualità. Ma la raccolta dovrà fare i conti anche con la mancanza di braccianti e l’aumento delle materie prime, tra cui quello del 10 % sul vetro e dal 40 al 60 % sul cartone. «Potrebbe dire un aumento del prezzo finale del vino anche del 20% — chiosa Gianfranco Toso, Direttore Generale delle Cantine Toso —. Questa raccolta sarà anomala, proprio perché si stanno verificando delle condizioni che da circa settant’anni non vedevamo. Alla siccità si aggiunge il caldo molto inteso di queste settimane. Abbiamo visto già altre estati così, ma con un inverno piovoso. Per questo, per tentare di non perdere le nostre uve, anticiperemo la vendemmia».
Così, se si fino all’anno scorso si vendemmiava da inizio settembre, come facevano i nonni a inizio secolo, quest’anno invece è l’anno della rivoluzione. Anche perché «la vite, che abitualmente non soffre la carenza idrica, potrebbe invece accusare problemi se non dovessero intervenire precipitazioni — spiega Ercole Zuccaro di Confagricoltura —. I problemi sono legati ai picchi di calore, che potrebbero provocare l’appassimento degli acini sulla pianta prima della maturazione. Sicuramente si avrà una produzione inferiore alla media. L’ideale sarebbe avere qualche pioggia prima di fine luglio».
A preoccupare poi la carenza di braccianti. Complice il decreto flussi che sta creando numerose difficoltà burocratiche alle imprese, oltre che l’anticipo dei tempi che si accavallano con la fine dei contratti stagionali, i lavoratori per ora non ci sono. «Arrivano dall’Est. Dalla Macedonia e dalla Romania — chiosa Toso —. Vengono da noi alla fine dei contratti che solitamente terminano a fine agosto. Trovarne ora sarà un bel problema. In più facciamo i conti con la mancanza del vetro e del sughero, gli aumenti dei prezzi e la perdita del fatturato dell’export del 20%, soprattutto verso Ucraina e Russa. Non possiamo non essere preoccupati». Situazione simile anche per gli oltre 400 viticoltori associati al Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato «Manca l’acqua, e la terra trema — dice il presidente Filippo Mobrici —. Ci sono già segnali di sofferenza delle piante e questo non lascia certo tranquilli i nostri produttori». Anche perché la morsa del caldo non sembra proprio voler mollare.
«E si rischia la chiusura di un’impresa agricola su 3 delle 90 mila piemontesi – spiega Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte -. È prioritario ristorare i danni provocati dalla siccità alle aziende ed accelerare sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo dell’acqua. Solo così potremo garantirci in futuro le riserve idriche necessarie all’agricoltura». Una mancanza d’acqua che sta facendo correre ai ripari i sindaci tra chiusure notturne dei rubinetti e l’uso delle autobotti.
E con le temperature che sfioreranno i 40 gradi, massimo picco previsto per venerdì, con zero termico a 4500 metri, il problema non potrà che peggiorare. Almeno fino a fine luglio sono previste temperature oltre i 40. Termometro a 24-28 gradi anche a 1.500 metri di altitudine e zero termico a 4.500-4.600 metri.
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19 luglio 2022 (modifica il 19 luglio 2022 | 20:51)
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, Floriana Rullo