di Lorenzo Cremonesi
La procuratrice generale che investiga su morti, abusi e violenze in guerra dice: «Ricevo 300 denunce al giorno». Sono 5 mila i bambini ucraini deportati
«Come possiamo cedere alla Russia di Putin e accettare un compromesso penalizzante per noi ucraini dopo tutte le violenze e le ingiustizie che ci hanno inflitto?». Parola di Irina Venediktova, la 43enne procuratrice dello Stato che da fine marzo dedica tutta se stessa a investigare e denunciare i crimini di guerra russi con la speranza di avviare al più presto un grande processo al Tribunale Internazionale dell’Aja.
Quanti sono i casi che sta seguendo?
«Al momento 21.175, ma ogni giorno se ne aggiungono tra 200 e 300 e sono pubblici, li segnaliamo sul nostro sito. Di questi oltre 10mila sono crimini commessi contro la nostra sicurezza nazionale».
Quali considera più gravi?
«Dopo ben oltre quattro mesi di guerra è impossibile rispondere a questa domanda. Cosa c’è di peggio del fatto che i nostri bambini siano deportati in Russia e in alcuni casi le loro famiglie perdono ogni traccia, oppure delle circostanze in cui i carri armati sparano deliberatamente contro le abitazioni uccidendo famiglie intere, o ancora delle violenze sessuali compiute dai soldati russi?».
Quanti sono i bambini deportati con la forza nella Federazione Russa?
«Non abbiamo accesso a quei territori e neppure possiamo mandare i nostri investigatori nelle regioni occupate. Ci sono civili che vanno volontariamente nelle zone russe e altri che sono costretti con la forza, ma non abbiamo modo di verificare direttamente. I nostri esperti parlano di circa 5.000 bambini. Senza inchieste indipendenti preferisco tenere il riserbo, se un nostro civile sceglie liberamente di stare nelle zone filorusse è un suo diritto, non siamo certo noi ad impedirlo, ma tanti sono deportati contro la loro volontà».
Considera i missili sparati sulle città come Kremenchuk, Odessa o Kharkiv un crimine da processare?
«Vediamo una deliberata politica russa di attacco contro le zone civili. Il bombardamento a tappeto sulle città e i villaggi del Donbass è pensato per ridurre i nuclei urbani in macerie. Quello recente sul centro commerciale a Kremenchuk era mirato contro i civili in un’ora di punta. A Odessa invece era stato preparato come una vendetta contro i nostri soldati in libera uscita nel tardo pomeriggio. La strategia di fondo è mirata a spaventare la società civile, nessuno deve sentirsi davvero sicuro in alcun luogo del Paese, pur se distante dalle aree di combattimento».
I russi continuano a ripetere che mirano soltanto ad obbiettivi militari. Noi giornalisti vediamo che dispongono di armi poco precise e dunque i danni collaterali possono essere gravi…
«Come procuratore posso soltanto dire che attendiamo gli esiti dell’inchiesta, speriamo con l’aiuto del tribunale internazionale. Mia opinione resta che occorre fare molta attenzione alla propaganda russa. Sappiamo bene che il governo russo mente, esiste una lunga tradizione di menzogne diffuse con metodo da Mosca sin dal periodo sovietico. Voi giornalisti europei sin dalla guerra del 2014 dovreste ricordare quando negavano di sostenere le milizie separatiste del Donbass, mentre era evidente il contrario. Lo stesso è avvenuto con il bombardamento del teatro di Mariupol il 17 marzo: prima hanno detto che era stato colpito da noi ucraini, poi hanno ammesso le loro responsabilità aggiungendo però che era gremito di soldati ucraini. Sono abituati a mentire sistematicamente al popolo russo e credono di poter fare lo stesso con tutto il mondo».
Ma alla fine quanti sono i morti nel teatro e in tutta la città, oltre 22.000 come denuncia il sindaco?
«Non abbiamo accesso a quei luoghi e dunque non lo sappiamo con precisione. E c’è il problema che i russi nascondono le prove, sappiamo di corpi smembrati dalle esplosioni».
Quanti sono i casi di violenze sessuali?
«Abbiamo iniziato a processare tre soldati russi. Uno nella regione di Kiev ha violentato una donna. Per un altro caso sappiamo di due donne vittime e stiamo investigando un terzo. Al momento stiamo anche valutando migliaia di altre testimonianze provenienti dalle zone che sono state o sono occupate dai russi. Queste seconde sono molto difficili da investigare, i russi possono eliminare chiunque collabora alle nostre inchieste e dovremo attendere la loro liberazione per avere un quadro più completo. Sin dal 2014 sappiamo bene che i sopravvissuti non sono pronti ad aiutarci se non si sentono protetti».
Quando crede di poter aprire il processo al Tribunale Internazionale?
«Noi siamo pronti. Il team del giudice Karim Khan inviato dall’Aja è già venuto a Kiev tre volte. Ma la questione va posta ai Paesi membri del Tribunale e firmatari dello statuto di Roma, come è l’Italia. La nostra cooperazione è iniziata il 16 di marzo e ora attendiamo la vostra luce verde».
5 luglio 2022 (modifica il 5 luglio 2022 | 23:47)
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, 2022-07-05 21:47:00, La procuratrice generale che investiga su morti, abusi e violenze in guerra dice: «Ricevo 300 denunce al giorno». Sono 5 mila i bambini ucraini deportati , Lorenzo Cremonesi