di Claudio Del Frate
Lo prevede un emendamento del dl aiuti. Ok del sindaco Brugnaro: «Altre città ci osservano». La denuncia del prefetto: «Alloggi commercializzati abusivamente da agenzie con sede all’estero
Venezia sarà la prima città d’Italia a sperimentare un limite al boom degli affitti brevi per turisti, la formula «Airbnb» che rischia di snaturare i centri storici delle città d’arte trasformandoli in «parchi» ad uso esclusivo dei turisti. Lo prevede un emendamento approvato a larga maggioranza e inserito nel dl aiuti passato alla Camera e ora in attesa del sì definitivo del Senato. L’auspicio dei promotori è che Venezia finisca per fare da apripista ad altre città. Non a caso tra gi ispiratori del provvedimento, accanto al sindaco lagunare Luigi Brugnaro c’è il suo collega di Firenze Dario Nardella. Altre capitali europee del turismo, ad esempio Parigi e Barcellona, hanno già provato a mettere un limite all’effetto Airbnb.
L’«emendamento Venezia» concede in sostanza facoltà al Comune di stendere un regolamento in base al quale viene posto un «tetto» al numero di immobili che possono essere affittati per pochi giorni attraverso le piattaforme digitali. In ogni zona (o meglio, «sestiere») di Venezia potrà essere messo sul mercato degli affitti «spot« un numero limitato di alloggi in modo da favorire i contratti a lunga durata e dunque interrompere la fuga ( o la cacciata) dei residenti da Venezia. Ogni singola casa, dice un altro punto dell’emendamento, potrà essere affittata a turisti per un massimo di 120 giorni all’anno. Per il restante periodo spetterà al Comune concedere la facoltà di locazione.
La situazione è sotto gli occhi di tutto: le piattaforme online (come Airbnb o Booking) mettono a disposizione a Venezia oltre 7.000 abitazioni ad uso turistico. A queste si aggiungono le iniziative dei singoli privati. L’effetto è che da anni la popolazione residente nel centro storico della città è andata calando e oggi fatica a rimanere sopra la linea dei 50.000 abitanti. Le storture generate da questo sistema sono state messe a nudo dal prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto in una audizione alla commissione ambiente della Camera: «Il problema più importante della città è l’eccesso di turismo, 20.000 residenti hanno lasciato il centro tra il 2000 e il 2019». Di più: «Gli alloggi vengono commercializzati per lo più abusivamente da agenzie internazionali con sede all’estero». Il prefetto ha evocato anche un limite alla proprietà privata che in base all’articolo 41 della Costituzione prevede una finalità di tipo sociale. «Se Venezia è un patrimonio dell’umanità non si può continuare a pensare che l’utilizzo di queste proprietà sia nella piena disponibilità dei privati » ha concluso Zappalorto.
Il primo sì all’emendamento ha incontrato l’approvazione del sindaco veneziano Brugnaro: «L’obiettivo è di aumentare il livello della proposta turistica per impedire gli abusi e rendere più trasparente l’offerta, a vantaggio di tutti. Come già per altri ambiti, Venezia avvierà una sperimentazione a vantaggio poi anche di altre città che ci stanno osservando ». Lo stop agli affitti brevi va di pari passo con un’altra misura annunciata dal primo cittadino vale a dire la «prenotazione» per le visite alla città da parte dei turisti «mordi e fuggi»a partire dal 2023. Con ticket di ingresso come avviene in qualunque museo o area storico- culturale. Annuncia invece battaglia l’associazione di proprietari locali Bre.Ve. secondo la quale la norma sarebbe incostituzionale .
8 luglio 2022 (modifica il 8 luglio 2022 | 14:29)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-07-08 12:30:00, Lo prevede un emendamento del dl aiuti. Ok del sindaco Brugnaro: «Altre città ci osservano». La denuncia del prefetto: «Alloggi commercializzati abusivamente da agenzie con sede all’estero, Claudio Del Frate