I vent’anni di Art Basel Miami Beach, una storia di successo, partita dai container sulla spiaggia

I vent’anni di Art Basel Miami Beach, una storia di successo, partita dai container sulla spiaggia

Spread the love

di Francesca Pini

Dalla Svizzera alla Florida, il “grande salto” ha portato bene a questo evento che ha festeggiato il suo ventennale con 76mila presenze e vendite milionarie. Nel 2002 un gruppo di collezionisti si fece avanti per convincere gli organizzatori a puntare su un nuovo mercato dell’arte e una citt conosciuta per le sue spiagge.

Il Superball dell’arte, cos il sindaco di Miami Beach, Dan Gelber, ha definito la fiera Art Basel Miami Beach, di cui si celebrato il ventennale. L’idea un po’ questa: tornare felici e abbronzati con almeno un’opera d’arte, comprata in una delle 280 gallerie, da 31 Paesi, che qui esponevano. Art Basel Miami Beach, la prima nata, in ordine cronologico, dopo la fiera fondata a Basilea nel 1970, si ritrova insediata in un luogo strategico, sia perch il mercato americano del collezionismo d’arte il primo al mondo quanto a big money (seguito dalla Cina, e poi dall’Inghilterra), sia perch la posizione geografica di questa citt di 90mila abitanti, con 15 milioni di turisti all’anno (che sicuramente aumenteranno quando sar inaugurato il Reef Line, il parco di sculture sott’acqua, di prossima apertura, con opere di artisti contemporanei) il ponte con il Sudamerica (dove anche il big money non manca) e la zona caraibica. Cos l’arte e il suo mercato hanno via via oscurato anche il super investigatore Horatio Caine di CSI Miami , la serie nata nel 2002.

Investire in cultura, paga

Negli anni la fiera ha suscitato un’importante ondata culturale sul territorio, non solo a livello istituzionale (la citt di Miami ha investito 20 milioni di dollari per l’arte, anche pubblica), ma anche individuale che ha spinto il 65% della popolazione locale a pagare volontariamente un po’ pi di tasse investendo nei GO Bond Capital Improvement per sostenere musei (al Bass sono andati cos 20.100.000 dollari, al Wolfsonian 5 milioni), centri d’arte, il Miami City Ballet, l’orchestra sinfonica, i parchi giochi e molto altro ancora.

Un’onda lunga

Quindi c’ stata un’osmosi, la comunit stata positivamente influenzata dalla presenza dell’arte in loco, e sicuramente un indotto di presenze di alto profilo, il real estate va a gonfie vele a cifre milionarie, un architetto di gran nome come Peter Marino stato chiamato a riprogettare il The Raleigh Rosewood hotel and residences. L’espansione, anche fisica, nella citt di Miami Beach stata netta, la fiera stata un epicentro propulsivo di energia che ha raggiunto, in primis, Miami city, molto attiva durante la Art Week. Che ha ospitato un’altra fiera d’arte, e poi con i suoi importanti musei – tra cui il Perez che ha in corso un solo show di Leandro Erlich che realizzer anche una scultura sottomarina per la ReefLine – collezioni private, il distretto del design e quello di Wynwood con interventi di street art (oggi i murales sono una cinquantina) di celebri firme, tra cui quelle di Kenny Scharf, Shepard Fairey, Futura. Ma un’onda lunga arrivata fino a Palm Beach dove hanno aperto diverse importanti gallerie (tra cui la Pace, Acquavella, Lvy Gorvy), sulla spinta dei 105mila newyorchesi che dal 2019 al 2021 si sono trasferiti nel Sud della Florida, anche per un lungo periodo dell’anno.

La connection arte&brand

I principali brand della moda (che al Design district di Miami city hanno la loro lussuosa cittadella) hanno subito intercettato il potenziale di Art Basel (ovunque essa si svolga a Basilea, Miami Beach, Hong Kong o Parigi) a livello d’immagine e di lusso legato all’arte, diventando compagni di strada se non co-produttori di eventi insieme alla fiera: per l’edizione 2022 a Miami Beach, Saint Laurent, sul lungomare, ha presentato una mostra-installazione curata da Madonna e da Anthony Vaccarello che celebrava anche il trentennale del famoso e scandaloso libro SEX della cantante, mentre Prada si concentrata sulla musica elettronica con l’intervento del britannico-canadese Richie Hawtin, noto anche col soprannome di Plastikma, al Faena. Ruinart ha presentato sulla spiaggia un intervento in situ dell’artista danese Jeppe Hein, l’italiana Sanlorenzo (i cui yacht sono ambiti dai supermilionari) ha portato tre opere commissionate a Tony Lewis, artista della galleria Massimo De Carlo.

Immagini emblematiche

Facendo un po’ di storia, il taglio del nastro della prima fiera satellite, l’Art Basel Miami Beach, era previsto nel 2001, ma il dramma delle Torri Gemelle la fecero saltare, facendo slittare l’inaugurazione di un anno. Da allora passata indenne dall’uragano Katrina del 2005, e ultimamente dal Covid. Ci sono immagini di questa fiera internazionale che restano indelebili, come quel camioncino carico di banane, il progetto Banana Market/Art Market che l’artista brasiliano Paulo Nazareth, come gesto di critica e atto politico, port nel 2011 dentro questo sistema dell’arte, vendendo ciascun frutto a 10 dollari, e poi fino ad arrivare al 2019, alla banana di Cattelan (Comedian) attaccata con lo scotch grigio sulle pareti dello stand della galleria Perrotin. Dovendo scegliere un’immagine emblematica anche per questa ventesima edizione, decisamente quella della sala del casin con due croupier professionisti, installazione del belga Guillaume Bijl (Anversa, 1946), presentata dalla Meredith Rosen Gallery (a 250mila dollari). Bijl un artista concettuale che si rif al realismo visivo e al ready made. Ed noto per tre corpus di lavori Situations-Installations (di cui questo presentato ad Art Basel Miami una riproposizione dell’installazione che fece nel 1984 allo S.M.A.K di Ghent) ma anche per quella che fece a Kassel, Documenta 9 nel 1995, piazzando uccelli impagliati sui tetti e sui lampioni, e ci molto prima che Cattelan facesse la sua serie sui piccioni imbalsamati; e infine Compositions, composizioni in cui lui assembla oggetti trovati o recuperati da mercatini e Sorry, un altro gruppo di lavori dove lui introduce elementi surreali.

Opere monumentali in vendita

Il primo impatto che hanno avuto collezionisti e visitatori stato con le opere della sezione Meridians, dai divertenti costumi da bagno (indossati da manufatti in terracotta che riproducevano il bacino di corpi maschili) lasciati negli spogliatoi di clubs di Recife e che Jonathas de Andrade ha raccolto durante 10 anni (installazione Lost and Found, presentata dalla Galleria Continua e da Nara Roesler), la galleria Jessica Silverman ci mette di fronte all’immenso arazzo nero, realizzato a crochet con un milione di punti: Birth, 1984 un lavoro di Judy Chicago (1939), figura storica anche del femminismo, che “fissa” il momento del parto quasi questo fosse un tab anche per l’arte; ma quest’opera richiama alla mente di chi sta scrivendo anche quella bellissima serie di foto che fece, con audacia, Lisetta Carmi, fotografando in ospedale una giovanissima partoriente (serie qui non esposta). Si entra poi nella “cappella” di Christopher Myers (1974, New York), proposta dalla galleria James Cohan, quadri realizzati in vetro stagnato, e retroilluminato, in cui l’artista riflette sul corpo dei black people e la simbologia dell’acqua (venduto a 350mila dollari). Inclusa in questa sezione anche la performance (della durata di sei ore) di Maria Jos Arjona, sospesa da terra su una sedia posizionata in orizzontale, azione venduta poi a una collezione privata colombiana per 45mila dollari.

Arte Povera e un pubblico di giovani collezionisti

I collezionisti intervenuti a questa ventesima edizione (76mila presenze) hanno dimostrato che la fascia di et qui si molto ringiovanita. Le gallerie italiane (Alfonso Artiaco, Cardi, Continua, Massimo De Carlo, Kaufmann Repetto, Magazzino, Franco Noero, Lia Rumma, Christian Stein) hanno trovato nuovi pubblici (specie quello americano) interessati sia all’arte italiana pi consolidata (Lucio Fontana e Boetti da Tornabuoni e da Mazzoleni) che a quegli artisti internazionali che hanno portato nei loro stand creando un mix attraente. Una menzione particolare merita quello della galleria Cardi, per l’eleganza della proposta e dell’allestimento che ha coniugato il biancore di un’opera optical di Alberto Biasi (storico esponente del Gruppo N) venduta a 120 mila euro e una serie di opere al neon di Dan Flavin, acquistate a 250mila dollari ciascuna. L’Arte Povera (vista non solo alla galleria Stein con un lavoro storico di Luciano Fabro, ma anche nella galleria newyorchese d Marian Goodman, con un magnifico Penone tutto di spine, formato large size) sempre un genere trainante per il mercato internazionale, e molto ha fatto da volano per i nostri artisti la mostra The Italiens, allestita nella Warehouse di Wynwood, a Miami, dal collezionista e imprenditore Martin Z.Margulies (la cui sostanziosa raccolta valutata in 800 milioni di dollari, la pi importante negli States).

Noah Horowitz e Vincenzo De Bellis, due figure chiave

Il ventennale della fiera ha segnato anche un passaggio di consegne tra la figura di Marc Spiegler che ha sviluppato grandemente il business di Art Basel in tutte le sue edizioni, e Noah Horowitz (storico dell’arte), gi in seno all’organizzazione e oggi entrato nei suoi pieni poteri come amministratore delegato di Art Basel, marchio che fa parte del portafoglio di una societ, la MCH Group, quotata in Borsa. Vent’anni sono quindi un punto di svolta, che cosa rimarr e quali innovazioni fare in futuro? Agli inizi questa fiera aveva delle aspirazioni, ma come ogni nuovo business da lanciare c’era molta incertezza, non si sapeva se avrebbe funzionato, dice Horowitz. E poi stato un matrimonio degli opposti, con questo prestigiosa fiera molto strutturata di Art Basel, con gerarchie e settori, proveniente da una cultura particolare, svizzera, e una Miami tropicale. Ma una delle ragioni che ci ha fatto venire qui stata la promessa di poter realizzare un ponte tra il mercato americano e quello latinoamericano; inoltre c’era un gruppo di collezionisti che voleva portare qui questo business, aprendo le proprie case e le proprie collezioni, portando qui il mondo, e cos ci sono state diverse variabili. Agli inizi avevamo dei container sulla spiaggia, poi c’ stato molto lavoro con da fare con la commissione del Comune di Miami Beach per convincere che Art Basel era una buona cosa, che potevamo riempire gli hotel, che era un buon investimento. Oggi tutto sembra acquisito, ma certo non allora, e tra i collezionisti ai quali allude Horowitz, c’ la coppia Don e Mera Rubell, che nel 1964 iniziarono a formare la loro collezione d’ arte di famiglia . Marito e moglie, con i loro due figli, Jason e Jennifer, erano gi da 23 anni degli habitus di Art Basel in Svizzera. La loro missione stata dunque quella di convincere l’organizzazione svizzera ad andare oltre l’Europa. A fare un salto. E il figlio Jason propose all’allora direttore della fiera, Lorenzo Rudolf, di mettere dei container sulla spiaggia per ospitare le gallerie. Poi, a sostenere la bont dell’operazione, ci sono state altre coppie di collezionisti supporter: Carlos e Rosa de la Cruz e Norman e Irma Braman.

Altre fiere satelliti

Art Basel ha una posizione predominante a livello globale, essendo la pi potente fiera d’arte al mondo, per in ogni citt dove opera, la sua presenza lascia comunque spazio allo sviluppo parallelo di altre fiere come a Miami Beach quella di Untitled (fondata da Jeffrey Lawson nel 2012) che ha gallerie “fresche” e un ‘audience selezionata, e un crescendo di vendite (a prezzi pi contenuti). E poi Art Miami, Aqua Art Miami, Design Miami, Ink Miami, Le Art Noir, NADA Art Fair, Pinta Miami, Red Dot, Scope, Spectrum. All’inizio c’eravamo solo noi, ma poi quando hanno incominciato a svilupparsi attorno altre fiere satellite c’ stata una discussione interna se respingere questa concomitanza, perch poteva essere un inconveniente, commenta Horowitz. E poi invece si capito che poteva rendere pi forte tutta la settimana, portando pi collezionisti e pi dinamismo. Art Basel Miami Beach diventato il momento pi galvanizzante nel calendario culturale in America, e questo un risultato straordinario.

Il nodo del comitato di selezione

Per un gallerista entrare nel novero di quelli ammessi a Miami Beach, Hong Kong meno difficile che varcare le ambite porte di Basilea, la roccaforte dell’organizzazione e delle vendite plurimilionarie. C’ una lista di attesa su Basilea che per alcune dura da dieci anni. E che non si schioda. Con l’ingresso del nuovo CEO Horowitz verranno anche rivisti dei meccanismi che sottendono a questa selezione? Io operer come amministratore delegato di Art Basel dice Horowitz. E Vincenzo de Bellis – che stato diverso tempo curatore al Walker Art Center di Minneapolis – supervisioner tutte le nostre fiere, e ogni direttore delle diverse fiere riferir a lui; i membri del comitato, i curatori dei settori, tutto sar fatto in coordinamento con lui, e io sar estremamente coinvolto. Credo fermamente che occorra avere un direttore per ciascuna fiera. Una delle mie priorit proprio questa: arruolare grandi figure per queste posizioni. E prima non voglio fare alcun conseguente cambiamento all’architettura di Art Basel. Riguardo alla nostra lista d’attesa, molte fiere, tipo quelle di elettronica ad esempio, rinnovano i contratti per l’anno seguente sul momento e i partecipanti possono magari ottenere cos anche uno sconto. Noi non facciamo cos. Ogni galleria, dalla pi importante a quella appena entrata, fa ogni anno una nuova richiesta di ammissione da sottoporre a un comitato che si riunisce pi volte all’anno per fare un processo di revisione per ogni fiera, osservando tutto con una lente fresca. E inevitabilmente alcune gallerie entrano e altre lasciano, questo organico.

Fenomeno antropologico

La nomina del curatore Vincenzo de Bellis (classe 1977, pugliese, che ha lasciato il Walker Art Center con una grande mostra su Kounellis per accettare l’incarico da questa organizzazione svizzera) nella sua qualit di direttore di tutte le fiere di Art Basel e delle sue piattaforme espositive, fa pensare anche a una nuova strategia che pone maggiore accento sulla curatela, in sinergia con Horowitz, che nasce come storico dell’arte, per da tempo nell’agone del business del mercato dell’arte. Molti operatori nazionali del settore hanno visto in questo ingresso di de Bellis un’opportunit di maggiore visibilit per l’arte italiana che, a parte i soliti nomi consolidati sul mercato internazionale (dai poveristi sempre in auge a Cattelan, Vezzoli) ha sempre difficolt ad imporsi in un contesto altamente competitivo, dominato dagli artisti americani, bench non manchino figure interessanti come quelle di Salvatore Arancio, Francesco Arena, Roberto Cuoghi, Rosa Barba, Monica Bonvicini, Paola Pivi, Gian Maria Tosatti . Art Basel un brand globale che s’inserisce in un contesto locale, il localismo si sviluppa con le citt, creando dei progetti, le fiere devono continuare a crescere con un’identit che viene stabilita a monte, offrendo servizi uguali in tutte le fiere senza omogeneizzarle, ogni fiera ha gi una specificit che deve essere rinforzata, evidente che una fiera come questa ha un bacino legato agli Usa e all’America Latina, quella di Hong Kong all’Asia, le due europee hanno un sapore storico, che devono continuare ad avere, dice de Bellis. Quello che posso dire dal punto di vista curatoriale che Art Basel sicuramente vuole essere leader nel processo di maggiore equit e visibilit di artisti provenienti da comunit sotto rappresentate, quindi qui a Miami Beach concentrarsi sulla diaspora caraibica, sull’arte latinoamericana, mentre a Hong Kong, attraverso la sezione Encounters , si scoprono gallerie che sono sul territorio o gallerie internazionali che portano opere di artisti asiatici.

Non ci sono mai stati cos tante migliaia di artisti, mai cos tanti collezionisti. Questo un fenomeno antropologicamente interessante, meriterebbe un’analisi pi approfondita. Commenta de Bellis, a proposito: Il mondo dell’arte sempre stato molto eurocentrico, per dal 1989 il mondo diventato molto pi ampio, cos anche il mondo dell’arte si adeguato, abbiamo potuto vedere molti pi artisti, molte pi gallerie e quindi molti pi collezionisti e come essi si siano ritrovati in questi contesti. Il valore che questa fiera ha in senso antropologico, quello di avere un ruolo catalizzatore. In tre giorni, c’ la possibilit d’incontrarsi tutti insieme, l’uomo un “animale sociale” , propenso a ritrovarsi sotto uno stesso tetto.

10 dicembre 2022 (modifica il 10 dicembre 2022 | 13:01)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-10 12:01:00, Dalla Svizzera alla Florida, il “grande salto” ha portato bene a questo evento che ha festeggiato il suo ventennale con 76mila presenze e vendite milionarie. Nel 2002 un gruppo di collezionisti si fece avanti per convincere gli organizzatori a puntare su un nuovo mercato dell’arte e una città conosciuta per le sue spiagge., Francesca Pini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.