di Claudio BozzaLa missiva inviata dal capo della diocesi suona come un endorsement al candidato di Fratelli d’Italia e Lega. In passato disse: «Ddl Zan? Bavagli e carcere come la Gestapo». Il malumore del Pd Dovere dei sacerdoti, in occasione delle tornate elettorali nelle città, è far coscienza a se stessi «e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, al tema dell’aborto e dell’eutanasia». È un passaggio della lettera inviata ai confratelli della diocesi dal vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, datata 18 giugno, nel pieno della campagna elettorale in vista del ballottaggio di domenica prossima, quando verrà eletto il nuovo sindaco. Compito degli ordinati, spiega Zenti, «non è schierarsi per partiti o persone, ma segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana». La missiva del vescovo, 75 anni e prossimo al congedo dal suo incarico, ha innescato forte malessere specie tra gli esponenti del Partito democratico. Domenica prossima, dopo che l’ex calciatore Damiano Tommasi (sostenuto da dem, M5S e liste civiche) è arrivato in testa al primo turno , si terrà il testa a testa con il sindaco uscente Federico Sboarina, candidato di Lega e Fratelli d’Italia. Zenti, nella sua lettera, non esplicita nomi e cognomi, ma il forte riferimento alla battaglia antigender suona come un chiaro endorsement per Sboarina , esponente del partito di Giorgia Meloni, che spesso richiama questo tema nei suoi comizi. Il vescovo di Verona, non proprio in linea con la dottrina di Papa Francesco, indica anche altri valori sulla cui presenza i fedeli dovrebbero far attenzione nel considerare i programmi dei candidati: «il tema della disoccupazione, l’attenzione alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero, ai giovani, alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne». Zenti non è nuovo a uscite che hanno fatto discutere. Nel 2015, con un’altra lettera, ma inviata agli insegnanti di religione, condivise il programma elettorale di una candidata della Lega alle elezioni regionali. Mentre di recente aveva usato toni durissimi contro il Ddl Zan. La premessa: «L’omosessualità praticata non è un valore agli occhi di Dio». E poi l’affondo: «Auspichiamo che si possa continuare a dire, che non resti traccia nel Ddl di bavagli o di possibili carceri. Sarebbero residuati da Gestapo». 20 giugno 2022 (modifica il 20 giugno 2022 | 01:33) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-19 23:33:00, La missiva inviata dal capo della diocesi suona come un endorsement al candidato di Fratelli d’Italia e Lega. In passato disse: «Ddl Zan? Bavagli e carcere come la Gestapo». Il malumore del Pd, Claudio Bozza