di Cesare Giuzzi
Spranghe, bombe carta e bastoni: feriti una donna di 44 anni, un ragazzino di 17 e un bambino di 2 anni. Blindati e agenti di polizia in assetto anti-sommossa per fermare i disordini. Famiglie rom, tensioni tra inquilini regolari e abusivi, sentinelle a guardia dei palazzi: «Prima o poi ci scappa il morto»
La rivolta esplode alle 21.20 di venerdì 10 giugno, ma è solo l’epilogo di una settimana di tensioni e liti. In via Bolla, «buco nero» da più di dieci anni al quartiere Gallaratese, si affrontano una sessantina di abitanti con spranghe, bombe carta e bastoni. Il bilancio finale è di tre feriti, una donna italiana di 44 anni, un ragazzino di 17 e un bambino di 2 anni, tutti romeni, che finiscono al San Carlo con contusioni e ferite lievi. Ma è soprattutto sul fronte dell’ordine pubblico che si segnalano i problemi maggiori. La polizia interviene con dieci volanti ma non basta e da via Fatebenefratelli, su ordine del questore Giuseppe Petronzi, vengono inviate cinque squadre del reparto mobile con gli agenti in tenuta anti sommossa. Ci vogliono più di due ore per riportare la calma e quando all’una di notte i blindati lasciano via Bolla l’impressione è di una pace solo sospesa, con le tensioni destinate a riaffiorare presto. Come del resto era già successo nei giorni scorsi con diversi interventi di polizia e carabinieri arrivati per sedare liti e aggressioni tra gli abitanti. Quando la polizia lascia la strada, dal cortile al civico 40 riprende il via vai di Bmw e grosse berline. Sono le «sentinelle» degli abusivi che controllano che, davvero, la notte di battaglia si sia conclusa.
(qui le reazioni politiche: la Regione chiede i militari per la sicurezza, il Comune: «Aler intervenga o sia commissariata»)
Lo scontro tra regolari e abusivi
Secondo la prima ricostruzione degli investigatori alla base della maxi rissa tra abitanti di varie etnie sembra ci siano problemi di convivenza forzata tra regolari (pochi) e abusivi, e anche con gli inquilini dei palazzi di fronte sempre di edilizia popolare ma gestiti da Mm, da tempo esasperati. Da una parte ci sono i rom, bosniaci e serbi, che hanno ormai occupato quasi per intero tre palazzine di via Bolla gestite dall’Aler. Sono gli stessi edifici dove a febbraio un incendio nelle parti comuni piene zeppe di spazzatura aveva innescato tensioni e polemiche. Gli abusivi qui sono una novantina, alloggi occupati negli ultimi cinque anni sfruttando il degrado mai sanato da chi, nel complesso popolare, dovrebbe far rispettare le norme minime di convivenza, igiene e sicurezza. Invece al momento la sola ricetta di Aler sembra quella di un paventato abbattimento degli stabili considerati ormai irrecuperabili. Ma ogni volta che una famiglia regolare è stata trasferita negli alloggi temporanei in vista dei lavori, l’appartamento è finito occupato nel giro di poche ore. E i palazzi sono diventati in breve dei fortini.
Le corse in auto
La causa scatenante della rivolta sembra legata a un episodio già visto più volte nel recente passato: auto che sgommano a tutto gas, con rom alla guida, e che secondo alcuni testimoni si sarebbero addirittura scontrate all’uscita dal cortile rischiando di investire un bambino. Vero o non vero è comunque la scintilla che fa deflagrare giorni di altissima tensione. Dai palazzi scendono altri rom, poi anche gli italiani degli stabili di fronte. Ci sono anche magrebini. In mano ai contendenti ci sono bastoni, spranghe, qualcuno racconta anche di presunti spari (due) di cui comunque non ci sono prove certe. Ci sono invece sull’asfalto le tracce di due bombe carta, tipo cipolle, che vengono lanciate dai balconi di via Bolla quando è già presente la polizia. Altri, con le spranghe, danneggiano l’auto parcheggiata nel cortile di uno degli abitanti magrebini. Episodio che chi vive qui definisce «importante e non esente da strascichi»: «È un pezzo grosso, gliela farà pagare». Alla fine il 118 soccorre tre feriti che vanno in ospedale in codice verde.
Le famiglie rom nelle case Aler
Il clima resta però pesante. E nonostante i molti interventi delle forze dell’ordine in questi mesi, mai prima d’ora si era verificato un così problematico e numeroso scontro tra gli abitanti. Il problema ormai endemico di convivenza è ulteriormente peggiorato dopo l’arrivo di nuove famiglie rom. Alcuni hanno anche piazzato i camper nei parcheggi, sempre stracolmi di spazzatura. Quattro, cinque caseggiati Aler che a giudizio di chi si occupa di sicurezza sono un unicum per gravità e per concentrazione di problemi rispetto al resto delle periferie milanesi. Una situazione che però somiglia ormai ad una polveriera. In una palazzina c’è un solo regolare, anziano e disabile, in mezzo agli abusivi. In altre i titolari dell’assegnazione si contano sulle dita di una sola mano. «Prima o poi ci scapperà il morto — sintetizza un residente della zona a spasso con il cagnolino —. E ci vorrà davvero il morto per far sì che finalmente lo stato intervenga con fermezza». Venerdì sera la tragedia è stata solo sfiorata, mentre da anni ormai la politica rimbalza le responsabilità da uno schieramento all’altro. Nel frattempo però il caso via Bolla è diventato, tra problemi irrisolti che si sono stratificati, un problema di ordine pubblico come in città non si vedeva dai tempi della rivolta di via Spaventa nel 1998 o dal più recente sgombero della palazzina di via Adda vicino alla Centrale (2004).
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11 giugno 2022 (modifica il 11 giugno 2022 | 16:57)
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, 2022-06-11 20:24:00, Spranghe, bombe carta e bastoni: feriti una donna di 44 anni, un ragazzino di 17 e un bambino di 2 anni. Blindati e agenti di polizia in assetto anti-sommossa per fermare i disordini. Famiglie rom, tensioni tra inquilini regolari e abusivi, sentinelle a guardia dei palazzi: «Prima o poi ci scappa il morto», Cesare Giuzzi