Vialli, il tumore e il suo modo di affrontare le cure. Il chirurgo: Luca, un esempio

Vialli, il tumore e il suo modo di affrontare le cure. Il chirurgo: Luca, un esempio

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di Vera Martinella

Equilibrio, consapevolezza, determinazione, senza un ottimismo fuori luogo, restando sempre positivo Non c’ una guerra e tanto meno ci sono perdenti o sconfitti

Dalla storia di Gianluca Vialli arriva un messaggio che non deve andare perduto: l’esempio che ha lasciato nel modo di affrontare non solo un tumore, ma uno di quelli che in assoluto continuano a fare pi paura perch soltanto 10 pazienti su 100 sono vivi cinque anni dopo la diagnosi. E lui ha gestito la malattia con equilibrio, consapevolezza, determinazione, senza un ottimismo eccessivo (che sarebbe stato fuori luogo), eppure restando sempre positivo racconta Alessandro Zerbi, responsabile della Chirurgia Pancreatica all’Istituto Clinico Humanitas IRCCS di Milano, che con la sua equipe aveva diagnosticato il tumore del pancreas e poi subito operato il calciatore a novembre 2017.Ogni anno circa 14mila italiani, insieme alle loro famiglie, ricevono la notizia di questa neoplasia. Migliaia poi sono le persone che hanno perso un genitore, un compagno di vita, un amico, un affetto. Questo messaggio prima di tutto per loro, perch come ha detto Vialli stesso ad Aldo Cazzullo in un’intervista sul Corriere: Vorrei che un giorno qualcuno mi guardasse, o mi pensasse, e dicesse: “ anche per merito tuo se non mi sono arreso”.

Vialli come paziente: Riservato, lucido, collaborativo

Dell’uomo, dell’amico e del calciatore in questi giorni stato detto praticamente tutto, ma che paziente stato Vialli? Molto riservato, lucido, collaborativo, intelligente – risponde Zerbi -. Sempre affabile, disponibile e con un atteggiamento positivo, nonostante fosse ben consapevole della situazione complicata. Com’ arrivato alla diagnosi? Era gi stato operato in Humanitas per altri problemi e quanto ha visto apparire l’ittero (ossia il colorito giallo della cute e degli occhi, che compare quando la bilirubina, una sostanza normalmente prodotta dal fegato che passa attraverso il pancreas per riversarsi nell’intestino, si accumula nel sangue) tornato da noi per accertamenti racconta il chirurgo . Come ha affrontato la notizia, quando avete capito che si trattava di cancro? Come tutti – dice il medico —. C’ uno sconforto iniziale, c’ la paura, ma lui ha mostrato dignit e coraggio fin da subito. E io gli ho detto ci che ripeto a ogni malato che arriva nel mio reparto, senza false illusioni, ma conservando la giusta speranza: un tumore difficile, ma esiste una piccola percentuale di pazienti che guarisce e io non so se lei sar uno di quelli che fra 10 anni mi manderanno gli auguri di Natale. Iniziamo le terapie, una cosa alla volta. Cos ha mosso il primo grande passo nell’iter di cura che, gli avevano spiegato i medici, sarebbe stato lungo, difficile e incerto: l’operazione.

L’operazione, complessa e con elevato rischio di complicanze

Quello per asportare un tumore al pancreas  l’intervento pi complesso in chirurgia addominale e pure quello con il pi alto tasso di complicanze letaliper questo fondamentale affidarsi a centri di grande esperienza — continua Zerbi —: diversi studi lo dimostrano, numeri alla mano, che negli ospedali dove si concentrano gli esperti e si opera di pi i rischio di morire minore. Si asportano diversi organi: la parte del pancreas interessata dal tumore, il duodeno, la via biliare, la cistifellea e poi si ricollegano le varie parti dell’intestino, in modo tale che il paziente possa poi mangiare e digerire e avere una vita normale. L’operazione, infatti, andata bene: Gianluca rimasto ricoverato poco pi di una settimana, si ripreso in fretta, anche per merito del suo fisico atletico. E la sua storia successiva ha dimostrato concretamente una delle conquiste ottenute, grazie alla ricerca scientifica, negli ultimi 20 anni: i pazienti operabili, che prima vivevano solo pochi mesi, oggi guadagnano tempo prezioso. Anche anni, con una buona qualit di vita. Poi Vialli tornato a Londra, dove si sottoposto a chemioterapia, radioterapia e alle cure previste quando i controlli avevano messo in luce che l’ospite sgradito era tornato

Quella al cancro non una guerra

Non lo ha mai chiamato nemico. Non ha scelto i termini belligeranti che spesso si usano quando si parla del cancro: Io non sto facendo una battaglia perch non sarei in grado di vincerla, un avversario sicuramente molto pi forte di me – disse -. Per come la vedo io il cancro un compagno di viaggio indesiderato, per non posso farci niente. salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni, perch ho ancora tante cose che voglio fare. Questo il messaggio che arriva dalla storia di Vialli che non bisogna sprecare: non c’ una guerra e tanto meno ci sono perdenti o sconfitti. Quella contro il cancro, specie al pancreas, sarebbe una lotta impari. C’ che un giorno ti svegli con una notizia tremenda, con una malattia con la quale bisogna scendere a patti. Non ci sono ricette e ognuno deve fare il suo percorso, al meglio che pu. L’esempio di Gianluca un ottimo modo. Come ottimo (altro prezioso insegnamento) stato il suo modo di comunicare misurando sempre la scelta delle parole con grande intelligenza: senza illusioni, senza mai definirsi illusoriamente guarito, consapevole della gravit della situazione. Eppure sempre positivo, una porta aperta alla speranza. 

Serve pi ricerca

E una grande fiducia nella ricerca scientifica, che si era impegnato a sostenere in diverse occasioni. Il tumore del pancreas ancora molto letale perch purtroppo non da sintomi nelle sue fasi iniziali, cos la grande maggioranza dei pazienti arriva alla diagnosi tardi quando la neoplasia si gi diffusa – conclude Zerbi -. Inoltre un tipo di cancro molto aggressivo, che d metastasi in fretta, e in pi la zona in cui si trova il pancreas non aiuta. Non sensibile ai nuovi farmaci (target therapy o immunoterapia) che negli ultimi anni hanno migliorato nettamente le speranze di chi si ammala di altri tumori “temibili” come, ad esempio, quello al polmone o il melanoma cutaneo. Per il tumore al pancreas serve pi ricerca scientifica, un impegno maggiore da parte di tutti, servono fondi per finanziare studi che prima o poi ci faranno fare dei passi avanti decisivi.

7 gennaio 2023 (modifica il 9 gennaio 2023 | 15:17)

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