Il viceministro Leo: «Ora la tregua fiscale, 19 milioni di cartelle»

Il viceministro Leo: «Ora la tregua fiscale, 19 milioni di cartelle»

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di Enrico Marro Con i contribuenti vogliamo rapporti non conflittuali. L’Agenzia delle Entrate ha crediti per 132 miliardi ROMA – Viceministro, cominciamo dalla nuova tassa sugli extraprofitti delle società del settore energia, che credo sia la maggiore voce di entrata della manovra, giusto? «Sì — risponde il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo — il gettito previsto nel 2023 è di circa tre miliardi. Li incasseremo correggendo la base imponibile 2022 della tassa introdotta dal precedente governo e aumentando l’aliquota dal 25 al 35%. Poi, per il 2023, abbiamo completamente cambiato la base, facendo riferimento non più al differenziale Iva ma all’utile di bilancio, sulla scia del regolamento Ue». Passiamo alla tregua fiscale: quanto stimate di incassare dalla sanatoria sulle cartelle, anche se si tratta di entrate una tantum? «Non ci sono entrate nel 2023 sotto questa voce nella manovra, ma solo negli anni successivi, secondo valutazioni in corso. In ogni caso, la tregua fiscale, che non riguarda solo cartelle, intende riequilibrare il rapporto fisco-contribuente. E non ci sono condoni. Prima delle cartelle, partiamo dalle dichiarazioni. Ci sono tanti contribuenti che nei modelli di denuncia dei redditi tra il 2019 e il 2021 hanno dichiarato tutto, ma poi non sono riusciti a versare le imposte dovute. Ad esempio, a causa del Covid. E allora noi diamo la possibilità di saldare il debito col fisco in cinque anni e con una sanzione del 3%». Ma c’è anche chi ha evaso dichiarando meno del dovuto. In questi casi le giustificazioni non reggono. «Abbiamo previsto due casi. Se il fisco ancora non ha contestato l’evasione, diamo la possibilità di un “ravvedimento operoso” più graduale: si paga tutto il dovuto ma con più tempo, in due anni e con una sanzione del 5%. Se invece l’evasione è già stata contestata, il contribuente può pagare a rate, in cinque anni, e con una sanzione del 5%, oppure, se pensa che il fisco sia in errore, può ricorrere all’accertamento con adesione, apre cioè una trattativa col fisco per ridurre l’importo dovuto. Infine, se c’è già un contenzioso in corso, può chiuderlo, a seconda dell’esito e dello stato del giudizio, accedendo ad una conciliazione giudiziale». Lei dice che non è un condono, ma ci sono tanti sconti, anche per chi ha evaso. E le cartelle fino a mille euro vengono annullate. «Con la tregua fiscale vogliamo instaurare un rapporto non più conflittuale col contribuente e smaltire il magazzino crediti dell’Agenzia delle entrate, che ha raggiunto 1.132 miliardi, di cui solo una minima parte esigibile. Ecco perché cancelliamo le cartelle fino a mille euro notificate fino al 2015, mentre per le altre si dovrà pagare tutto, ma in cinque anni, senza sanzioni, aggi e interessi». Quanti sono i contribuenti interessati dalle misure? «Tantissimi. Basti pensare che quelli che hanno cartelle pendenti sono 19 milioni». Ma nella manovra avete almeno inserito norme per rendere rapida la riscossione, in modo da evitare che si creino le premesse per nuove sanatorie? «Svuotando il magazzino dai crediti inesigibili l’Agenzia potrà concentrarsi sulla riscossione degli altri». La manovra prevede entrate frutto della lotta all’evasione fiscale? «Queste non si stimano in anticipo, ma a consuntivo. Il governo non abbassa la guardia sull’evasione. Lo testimonia la norma sulle partite Iva che vengono aperte e chiuse a ripetizione per non pagare le imposte. L’Agenzia delle entrate, in questi casi, potrà cancellare la partita Iva. E se il titolare vuole riavviare un’attività, dovrà prima fornire una fidejussione bancaria a garanzia delle imposte future». Ma perché aumentare da mille a 5 mila euro il tetto ai pagamenti in contante? Lei ha mai pagato qualcosa con 5 mila euro in banconote? «Io nemmeno 100 euro, pago tutto con bancomat e carta di credito. Ma ci sono altre situazioni di cui tener conto. Per esempio, i turisti abituati a spendere in contanti. E comunque abbiamo dato un segnale coerente col nostro programma, sapendo che non c’è alcuna relazione tra tetto al contante e livello d’evasione. Nel 2003 il tetto era a 12.500 euro e l’evasione era stimata in 83 miliardi. Sotto il governo Monti il tetto scese a mille e l’evasione era a 86 miliardi». L’ampliamento da 65 mila a 85 mila euro dei ricavi per beneficare della flat tax quante partite Iva riguarda e quanto costa in termini di minor gettito? «Costa 281 milioni nel 2023, 347 nel 2024 e 379 a regime. Oggi sono circa 2 milioni di partite Iva che hanno già scelto la flat tax fino a 65 mila euro. Riguarda questa platea, che potrà anche aumentare. Questa misura è in linea con la Ue, per la quale si può arrivare fino a 100 mila euro nel 2025. Inoltre, abbiamo corretto un meccanismo della vecchia flat tax che non funzionava, stabilendo che se l’anno successivo a quello in cui si è beneficiato dell’aliquota al 15%, si superano i 100 mila euro di ricavi, si esce sin da subito dalla flat tax e non dall’anno dopo, a differenza di quanto previsto ora». Nel 2023 approverete la delega per la riforma complessiva del fisco? E la flat tax sarà estesa anche ai lavoratori dipendenti? «Faremo di tutto in questo senso. In questa manovra, per i lavoratori dipendenti, abbiamo intanto previsto la conferma del taglio di due punti del cuneo fiscale se la retribuzione non supera 35 mila euro lordi, taglio che sale a tre punti sulle retribuzioni fino a 20mila euro». 22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 22:10) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-22 21:11:00, Con i contribuenti vogliamo rapporti non conflittuali. L’Agenzia delle Entrate ha crediti per 132 miliardi, Enrico Marro

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