Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza ha dato esecuzione, in Crotone ed Isola di Capo Rizzuto, all’ordinanza di misure cautelari di natura personale (rispettivamente della custodia in carcere, degli arresti domiciliari e dell’interdittiva all’esercizio della professione) – emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro – nei confronti di sei soggetti, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine, rispettivamente, ai reati di associazione per delinquere di matrice ‘ndraghetista, associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di frode fiscale, riciclaggio, impiego di utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, nonché ai reati di usura ed estorsione. https://www.calabrianews.it/wp-content/uploads/2023/01/GdF-di-Crotone.mp4 L’attività investigativa ha consentito di delineare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) la gravità indiziaria circa la presunta partecipazione di uno degli indagati, destinatario della misura cautelare in carcere, alla cosca di ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto, nonché la sua attività di promozione e direzione del sodalizio finalizzato alla commissione dei reati di natura fiscale e contro il patrimonio e la presunta partecipazione a quest’ultimo sodalizio degli altri indagati, imprenditori e commercialisti crotonesi colpiti, rispettivamente, dalle misure cautelari degli arresti domiciliari, dell’obbligo di dimora e del divieto temporaneo di esercitare attività professionale ed imprenditoriale. L’ipotesi è che il meccanismo illecito sia stato realizzato attraverso l’interposizione di imprese cd. cartiere operanti nel settore edile, anche intestate a prestanome, le quali, emettendo fatture per operazioni inesistenti per oltre cinque milioni di euro, hanno consentito di generare, a vantaggio delle società utilizzatrici, un notevole risparmio d’imposta pari a circa due milioni di euro. In particolare, le complesse indagini, che hanno consentito l’acquisizione dei gravi indizi in ordine ai reati indicati, sono state delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della GdF di Crotone e si sono sviluppate, oltre che con dichiarazioni di collaboratori di giustizia e attività tecnica, anche attraverso mirate verifiche tributarie e la ricostruzione documentale delle movimentazioni di danaro, sia mediante i canali bancari che in contante. Le indagini hanno consentito, altresì, di ipotizzare un episodio di usura in danno di un imprenditore crotonese, nonché di un connesso reato di estorsione. SlideSlide C’è il gruppo imprenditoriale Marrelli al centro dell’inchiesta. L’operazione ha portato ad eseguire sei misure cautelari: una in carcere e riguarda Mario Esposito, di 69 anni di Isola Capo Rizzuto, accusato di associazione mafiosa, associazione a delinquere per la frode, estorsione e usura; ai domiciliari è stato posto Lorenzo Marrelli (50) di Crotone, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di frode e per il quale il gip ha applicato l’interdittiva a esercitare attività di impresa; l’obbligo di dimora è stato disposto a Antonio Franco (47) di Isola Capo Rizzuto e ad Antonio Costantino (41) di Isola Capo Rizzuto, mentre per i commercialisti Francesco Quattromani (52) di Crotone, e Andrea Valenti (40) di Crotone, è stato disposto il divieto a svolgere l’attività professionale. L’indagine è partita dai lavori di ristrutturazione della ex clinica Villa Giose, poi divenuta Marrelli Hospital, ed ha rivelato l’esistenza di un’associazione finalizzata a commettere reati tributari attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un valore di oltre cinque milioni di euro che hanno prodotto un risparmio d’imposta pari a circa due milioni di euro. Tra le società coinvolte nel meccanismo c’è la Iuledil, amministrata da Mario Esposito, che, secondo le indagini, avvalorate anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sarebbe un sodale della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. La frode ed il riciclaggio sarebbero avvenute utilizzando anche altre aziende edili, i cui titolari sono Antonio Franco e Antonio Costantino, e l’ausilio dei due commercialisti. Le attività illecite sarebbero iniziate già quando era amministratore del gruppo il medico Massimo Marrelli (poi deceduto in un incidente durante lavori edili nella sua tenuta) e proseguite poi da Lorenzo Marrelli che è subentrato nella guida del gruppo che ha interessi nella sanità, nel settore agricolo ed in quello dell’editoria tv. Il gip ha escluso per tutti gli indagati l’aggravante mafiosa prevista dal 416 bis non ritenendo sufficiente la presenza nell’associazione finalizzata alla frode fiscale di Esposito e poiché manca la prova di aver agevolato la cosca: “le condotte illecite – scrive il gip – risultano poste in essere nell’esclusivo interesse degli autori dei delitti di scopo”. Il procedimento per le ipotesi di reato è attualmente nella fase delle indagini preliminari.