Prenderà avvio nelle prossime ore nelle Commissioni di merito del Senato (Affari Costituzionali e Bilancio riunite) l’esame degli emendamenti al decreto Milleproroghe.
Quelli che riguardano la scuola sono una cinquantina in tutto, una dozzina sono di Fratelli d’Italia mentre Lega e Forza Italia ne hanno presentati poco meno di una decina ciascuno.
Più di un emendamento non avrà alcuna possibilità di essere approvato (ma forse neppure esaminato) perché risulta del tutto privo di copertura finanziaria.
Qualche possibilità potrebbe esserci per una modifica finalizzata a risolvere il vecchio problema dei “diplomati magistrale”, cioè di quei docenti dell’infanzia e della primaria immessi in ruolo con riserva e poi licenziati perché privi del titolo di laurea.
Due emendamenti identici firmati da Lega e Forza Italia intervengono sulla questione dei vincoli alla mobilità.
Da quanto se ne sa in questo momento, l’Unione Europea ha già fatto sapere da tempo di essere contraria ad una modifica delle regole sulla mobilità che invece potrebbero garantire una migliore continuità didattica.
Ma è da giorni che si parla di un imminente incontro fra Ministero e tecnici di Bruxelles per ottenere il via libera all’operazione.
D’altronde il parere contrario della UE è anche uno dei motivi del rallentamento del tavolo contrattuale con i sindacati.
C’è poi un emendamento della Lega per affrontare per via legislativo il contenzioso che si è creato sul concorso per dirigenti scolastici del 2017. La modifica proposta dovrebbe servire in concreto ad aprire un canale concorsuale straordinario per tutti coloro che avevano superato la prova preselettiva ma erano stati bocciati allo scritto o all’orale.
Una ulteriore proposta di modifica al decreto è contenuta nell’emendamento 5.22 della Lega che prevede finalmente (Ministero dell’Economia permettendo) l’avvio del concorso per dirigenti tecnici.
Va precisato che al momento non si sa neppure quali emendamenti verranno considerati ammissibili e men che meno quali potranno essere eventualmente approvati dal Senato.