In questi giorni si parla moltissimo di violenza sulle donne, dopo il caso del femminicidio di Giulia Cecchettin. L’ex presidente della Camera Laura Boldrini ha discusso sul tema ai microfoni di Fanpage.it facendo riferimento all’introduzione dell’educazione alle relazioni a scuola.
“Serve un cambiamento culturale profondo, radicale e strutturale e questo cambiamento passa dalla formazione per quelle figure che hanno a che fare con la violenza di genere – media, avvocati, magistrati, forze dell’ordine, personale sociale e sanitario – e per l’educazione all’affettività e sessuale nelle scuole. Bisogna insegnare ai ragazzi la parità e il rispetto, che una donna ha tutto il diritto di dire ‘no’ senza che a questo rifiuto si risponda con la violenza”, ha esordito.
Boldrini ha anche discusso delle iniziative del Governo in merito con delle frecciatine rivolte al deputato della Lega Rossano Sasso: “Al decreto approdato in Senato, noi avevamo presentato degli emendamenti sull’educazione all’affettività e sessuale. Emendamenti che, però, alla Camera, sono stati bocciati dalla maggioranza. E abbiamo perfino sentito alcuni deputati di destra definirli ‘degradanti’, ‘pratiche aberranti’, ‘porcherie’. Ci rendiamo conto dell’arretratezza culturale?”.
“Nell’educazione all’affettività rientrano anche gli strumenti da dare alle ragazze per imparare a riconoscere per tempo una relazione tossica, i famosi campanelli d’allarme che devono essere colti prima che sia troppo tardi. Ma la responsabilità di quello che succede non è delle donne. Non c’è dubbio alcuno sul fatto che la violenza l’agiscono gli uomini e non c’è nessuna giustificazione davanti ad un femminicidio, a uno stupro, agli abusi, alle botte tra le mura di casa. Nessuna. Sono gli uomini che devono fare un percorso di consapevolezza e di crescita, su questo. Capire che la parità non è una minaccia, che una donna non è un oggetto di proprietà di cui disporre a proprio piacimento. In buona sostanza, rifiutare categoricamente gli stereotipi di genere e le regole del patriarcato”, ha aggiunto.
Per Boldrini quanto è stato fatto non è abbastanza: “Il punto è che, nonostante le nostre richieste, non sono previsti fondi per la formazione che non si può fare a costo zero. Così come, ripeto, sono state bocciate le nostre proposte sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Mi auguro che, quando discuteremo la manovra, la maggioranza dia seguito alle posizioni di queste ore prevedendo dei finanziamenti per questi interventi. Perché la vita delle donne vale una voce di bilancio”.
“Il ministro Valditara ha annunciato un progetto per le scuole superiori. Non è ancora sufficiente: servono misure strutturali e strutturate che incidano profondamente sulla cultura e sulla formazione soprattutto delle giovani generazioni fin dai primi anni della scuola. Chiaramente, anche il corpo docente va sostenuto e formato. E servono misure trasversali che tocchino tutti gli ambiti della vita sociale del Paese. Solo mettendo in atto una vera rivoluzione culturale capace di archiviare il patriarcato si riuscirà ad avere una società più equa e meno violenta”, ha concluso l’ex presidente della Camera, commentando il progetto “Educare alle relazioni” del ministro Valditara.
La presentazione del Piano di Valditara
Ecco le parole di Valditara al Senato nel corso della presentazione del piano “Educare alle relazioni”: “Questo progetto prende l’avvio non dai recenti fatti di cronaca, ma prende le mosse dagli eventi della scorsa estate, come lo stupro di Palermo e Caivano. E prende le mosse dalla mia volontà di dire basta ai residui di cultura maschilista. Il fatto che la donna debba subire quotidianamente vessazioni è inaccettabile. Proprio per questo mi è venuta in mente l’idea di creare gruppi di discussione nelle scuole. La scuola si occupa del fenomeno culturale, il maschilismo ancora imperante che si manifesta in tante situazioni della vita quotidiana, basta pensare agli apprezzamenti non voluti per strada”.
“L’idea è stata quella di creare un gruppo di lavoro e una consultazione ampia con varie parti. Abbiamo steso indicazioni che oggi ho firmato e che invierò alle scuole. Il progetto si chiama ‘Educare alle relazioni’ e si basa sul progetto ‘Educare al rispetto’ del 2015. Per la prima volta si fa un esperimento di questo tipo in Italia, la prima volta in cui si affronta di petto il maschilismo”.
“Chi sono i destinatari? Il progetto si sviluppa sul piano dell’Educazione Civica, c’è un invito di fare entrare la cultura del rispetto in tutti gli insegnamenti. Poi c’è il progetto specifico per le scuole secondarie di secondo grado che si articola con gruppi di discussione, con il coinvolgimento degli stessi studenti, che saranno informati delle conseguenze penali in cui si incorre dopo certi comportamenti. I gruppi possono fungere da supporto. Importante è l’aspetto della prevenzione”.
“I docenti svolgeranno la funzione di moderatori. I moduli di discussione saranno di trenta ore. I gruppi potranno essere supportati da esperti qualificati. Ho firmato un’apposita direttiva ministeriale. Ogni scuola avrà un docente referente. Ogni classe avrà un docente moderatore”.
“Il Forum nazionale Associazione dei Genitori avrà un ruolo importante: accordare il progetto con osservazioni migliorative da parte dei genitori. All’Ordine degli Psicologi chiederemo aiuto per la formazione dei docenti, per la loro assistenza e per il monitoraggio conclusivo”.
“Il Ministero garantisce il supporto alle scuole e la scuola sarà tenuta, al termine del progetto, a fare una relazione sulle migliori pratiche. La nostra intenzione è realizzare presidi territoriali psicologici al servizio delle scuole che dovremo progettare con l’Ordine degli Psicologi. Indire si occuperà della formazione. Questa attività è extracurriculare e verrà finanziata da 15 milioni di euro di fondi Pon”.
“Il progetto si svolgerà in orario extracurriculare perché avremmo altrimenti dovuto togliere ore a materie curriculari. Nelle ore curriculari c’è l’ora di educazione civica. Il progetto parte con adesione facoltative delle scuole, dopo la sperimentazione capiremo se renderla obbligatoria. Provvisoriamente il progetto nasce solo nelle scuole superiori”.
Ddl violenza sulle donne, Roccella: “Uomini protagonisti del cambiamento”
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