Vittime e migrazioni nella guerra del grano “Hunger Games”

Vittime e migrazioni nella guerra del grano “Hunger Games”

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di Barbara Stefanelli

Secondo le Nazioni Unite, il sequestro dei porti dell’Ucraina – “cestino del pane” del mondo – ha ripercussioni sulla vita di 400 milioni di esseri umani e rischia di averne per 1,7 miliardi in 100 Paesi.

“Hunger Games”. I giochi della fame. Li aveva chiamati così Suzanne Colllins, autrice della trilogia distopica per ragazzi che – scritta tra il 2008 e il 2010 – ha poi ispirato la serie cinematografica (con Katniss-Jennifer Lawrence) destinata a svegliare le notti di un pubblico adulto e globale, al segnale della ghiandaia imitatrice. Panem è il nome del Paese immaginario, in Nord America, dove un’élite di residenti della Capitale ha barattato la propria anima in cambio di cibo copioso e intrattenimento estremo. Selezionati da una lotteria-spettacolo, i bambini dei distretti in cui Panem è articolato, attorno a un centro sovrano e insaziabile, si combatteranno in diretta video per la sopravvivenza. Celebrità e banchetti per i vincitori, briciole verranno sparse sui corpi dei caduti.

«Hunger Games» ha detto il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, denunciando il blocco dei cereali ucraini nel Mar Nero, «effetto collaterale» dell’avanzata militare russa e delle strategie geopolitiche di Vladimir Putin. «Hunger Games» ha titolato un suo intervento Edward Lucas, del Center for European Policy Analysis, per sintetizzare i piani del Cremlino: la mancanza improvvisa di materie prime essenziali e l’impennata dei prezzi sui mercati internazionali porteranno a una tale pressione sulle popolazioni in Africa e in Medio Oriente da provocare nei prossimi mesi rivolte locali e migrazioni verso l’Europa. A quel punto saranno gli occidentali a invocare precipitosamente il cessate il fuoco «per muovere il cibo e fermare le persone».

Secondo le Nazioni Unite, il sequestro dei porti dell’Ucraina – “cestino del pane” del mondo – ha ripercussioni sulla vita di 400 milioni di esseri umani e rischia di averne per 1,7 miliardi in 100 Paesi. Già ora 43 milioni, soprattutto bambini e donne, sono scivolati in «una condizione di insicurezza alimentare acuta» e 570.000 si sono affacciati sull’orlo della fame (stime Fao). Mosca nega di giocare alla guerra della farina. Attribuisce la paralisi del grano alle sanzioni stesse – che avrebbero mandato in tilt il sistema di assicurazioni, pagamenti, stoccaggi – e alle mine nascoste dal nemico. Promette spiragli in cambio di scorte e ispezioni «per sventare consegne di armi». Ma Margarita Simoyan di Rt (l’ex Russia Today, stessa propaganda) si è lasciata (forse) sfuggire al Forum economico di San Pietroburgo: «Una volta iniziata la grande carestia, saranno loro a riaprire alla Russia, si renderanno conto che non c’è altra via d’uscita».

Lo scenario di un Holodomor globalizzato, riedizione della catastrofe che si abbatté sui territori ucraini dal 1932 al 1933, si allunga oltre le macerie delle case bombardate e sembra provare quanto scrisse l’argentino Martín Caparrós nel suo libro-reportage La fame: «Le grandi carestie contemporanee non sono effetto di mancanza di cibo, bensì di mancanza di denaro per comprarlo». E di altre mancanze: di umanità, non della Terra.

Quattro mesi dopo, due guerre vengono combattute sul fronte orientale. Quella delle armi e quella del grano. La ripartenza delle navi potrebbe tracciare nell’acqua il sentiero stretto del ritorno alla diplomazia, giù dai carri e dai ricatti degli Hunger Games.

30 giugno 2022 (modifica il 30 giugno 2022 | 23:37)

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, 2022-06-30 21:38:00, Secondo le Nazioni Unite, il sequestro dei porti dell’Ucraina – “cestino del pane” del mondo – ha ripercussioni sulla vita di 400 milioni di esseri umani e rischia di averne per 1,7 miliardi in 100 Paesi. , Barbara Stefanelli

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