Vittorio Sgarbi racconta il «quasi matrimonio» di Berlusconi: «Il duetto con Confalonieri. Salvini? Lo stima come amico vero»

Vittorio Sgarbi racconta il «quasi matrimonio» di Berlusconi: «Il duetto con Confalonieri. Salvini? Lo stima come amico vero»

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di Giuseppe Alberto Falci Il critico d’arte invitato all’evento: «Per cinque volte ha preso il microfono, ha elogiato Gigi D’Alessio perché lo aveva chiamato solo il giorno prima per l’indisponibilità di Apicella»

«Nessuna persona di buon senso si presenta a un matrimonio senza un invito. Non sono un giornalista, ma un vecchio amico, leale».

Eppure si racconta, Vittorio Sgarbi, che lei avrebbe chiamato Arcore per poter partecipare alla “festa dell’amore” di Silvio Berlusconi e Marta Fascina.
«Solo tre fra gli invitati eravamo fuori dall’ambito familiare: Matteo Salvini, Gigi D’Alessio e io. Siamo tutti e tre amici potenziati. Nel corso della festa Silvio si è alzato e ha elogiato il cantante napoletano «per la sua bontà». E sapete perché?».

Perché?
«Il Cavaliere ha raccontato davanti a tutti di averlo chiamato all’ultimo momento, praticamente il giorno prima, perché non aveva trovato la disponibilità di Apicella. E D’Alessio si è subito mobilitato».

Ci può dire come è andata con il suo invito?
«Venerdì chiamo Berlusconi del tutto ignaro del matrimonio per invitarlo il 5 maggio, giorno della morte di Napoleone, a Possagno dove c’è il più bel museo canoviano, precettandolo di celebrare il suo matrimonio lì, visto che la cappella di villa Gernetto che è canoviana è ormai spoglia. E io ricomporrò le sculture nel museo Canova di Possagno, ricostituendo la cappella della villa di Lesmo per una seconda celebrazione nuziale. Non faccio in tempo a completare il discorso e Silvio mi interrompe: “Vittorio, il matrimonio sarà domani. Vieni, vieni!”».

A quel punto lei cambia programma e si presenta a villa Gernetto. «Il mio invito non prevede la partecipazione al rito in cappella fissato per le 11. Ho preso parte solo alla festa. Varco l’ingresso attorno alle 12.45.».

E poi?
«Assisto a tutti gli ingressi. Gli invitati vengono accompagnati a fare un giro nelle varie stanze. Silvio fa il padrone di casa, sempre accanto a Marta, di bianco vestito e felicissima per la festa».

Comincia il pranzo dello chef tre volte stellato «Vittorio». «Straordinario il menu e straordinaria la tavolata quirinalizia. Silvio ha alla sua destra la figlia Marina e alla sua sinistra Marta. Accanto alla neo moglie ci poi sono i genitori, i familiari di lui più stretti, il fratello Paolo, insomma una cerimonia riservata e ristretta».

Assente il figlio Piersilvio, però.
«Non era presente soltanto lui. Per gli inviti è stato seguito il principio della famiglia allargata. Penso a Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Marcello D’Utri, il gruppo storico. E i tre sono stati insieme tutto il tempo a parlare. Con loro Tarak Ben Ammar».

Assenti anche i ministri?
«Mi sembra normale».

Però c’erano i capigruppo.
«Vuol dire che li considera di famiglia. Sopratutto la brava Bernini».

E lei?
«Il mio è un discorso a parte. Gli sono stato vicino in diversi momenti. Sono stato il suo primo grande elettore. L’ho sostenuto fino all’ultimo per la corsa al Quirinale. Ripeto: io, Salvini e D’Alessio siamo state le uniche tre eccezioni».

Il suo posto al tavolo «quirinalizio»?
«Accanto a Gigi D’Alessio e alla fidanzata da cui ha avuto un figlio. Poco più in là c’era anche uno dei suoi nipoti».

Il menu?
«Come antipasto, mondeghili di vitello al limone con crema di sedano rapa. Poi gnocchetti di ricotta e patate allo zafferano con robiola e pan patate. Si comincia in sordina, poi il colpo di scena…».

Ovvero?
«Poco prima dell’arrivo del pacchero alla Vittorio, Berlusconi si alza e annuncia che ci verrà consegnato un grembiule bianco per impedire di sporcarci. Sul grembiule c’è scritto: “Oggi sono goloso con Silvio e Marta”, per difendersi dai paccheri al sugo al pomodoro. Poi è stato il turno di una tagliata di manzo al vino rosso con patata fondente e crema di carota alla cannella, una cake e una kermesse di dolci, accompagnata da un passito Faber favoloso».

Tutto qui?
«È venuto fuori quello che succede quando vai un matrimonio. La cosa più bella è la festa».

Aneddoti?
«Silvio girava per i tavoli, è venuto da me un paio di volte a festeggiare. Si è preso la scena, come solo lui sa fare. Per cinque volte ha preso il microfono. La prima per elogiare D’Alessio e la sua generosità. Poi per fare un duetto con l’amico Fedele al pianoforte, cantando in francese. La terza per annunciare l’arrivo della torta nuziale e per le foto con gli sposi. Dettaglio: ognuno di noi, oltre ai regali di cui si è parlato – orologio Tissot per gli uomini più cravatta firmata Silvio Berlusconi, per le donne un foulard – ha ricevuto anche le foto in cui siamo stati immortalati nel corso della festa. È stata anche l’occasione per incoronare Salvini “leader sincero”».

Si può definire un passaggio di consegne da leader a leader?
«No, perché era il meno ufficiale dei discorsi. Davanti alla torta nuziale Berlusconi chiamava le persone a farsi fotografare. A un certo punto ha chiamato Salvini che era un po’ riottoso, per timidezza. Quando è arrivato, come si fa con un vincitore della boxe, Berlusconi ha detto quelle parole. Semmai è opposto il significato: ha voluto dirgli che lo stimava sul piano personale. Mentre gli altri sono tutti ipocriti, Salvini è un vero amico. Ma la cosa più emozionante è stato il discorso finale».

Perché?
«È stato un discorso d’amore in cui quello che è sembrato un matrimonio teatrale si è dimostrato essere più autentico di un rito religioso o amministrativo. Perché Silvio è diventato sposo e celebrante. Davanti a tutti ha detto: “Questa è la mia sposa, questa è donna che amo, è una fortuna insperata avere lei al mio fianco”. Eliminando così l’elemento di “diffidenza” proprio del contratto matrimoniale, con testimoni, preti e sindaci. L’amore assoluto non ha bisogno di un prete o di un sindaco».

Dica la verità: c’è stato chi ha parlato di Putin e del conflitto tra Russia e Ucraina?
«Nessuno».

E dell’elezione del Quirinale?
«Niente di niente. Figurarsi che non si è parlato nemmeno d’arte. Lui ha lodato D’Alessio e, in verità, mi aspettavo che lodasse me per le cose di Canova. Alle 16.30 ci siamo salutati e siamo andati via. Adesso lo aspetto a Possagno, per un secondo rito in nome dell’Arte».

20 marzo 2022 (modifica il 20 marzo 2022 | 17:03)
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, 2022-03-20 16:03:00, Il critico d’arte invitato all’evento: «Per cinque volte ha preso il microfono, ha elogiato Gigi D’Alessio perché lo aveva chiamato solo il giorno prima per l’indisponibilità di Apicella», Giuseppe Alberto Falci

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Pietro Guerra

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