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Fare l’insegnante di sostegno è un lavoro particolarmente difficile: non è da tutti, tanto che diversi docenti curricolari sostengono di non essere “tagliati” per insegnare agli alunni disabili. Per affrontare l’impegno didattico diverso da quello ordinario, con la didattica che non a coso viene denominata “speciale”, i docenti universitari che organizzano i Tfa utili alla specializzazione sul sostegno insistono molto sulle motivazioni dei corsisti e sulla metodologia didattica da adottare (anche prevedendo più prove selettive). Adesso, a spingere su questo concetto è anche la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.
Le parole della ministra per le Disabilità
Durante la trasmissione Sky Tg24 “Live in Napoli” incentrata sulla disabilità, commentando l’ipotesi di avere nelle scuole, in ogni classe, uno psicologo (come prevede più di un disegno di legge, anche promosso dagli studenti) ed una figura che si occupi di inclusione, la ministra ha detto: sono d’accordo che “vi siano tante figure, anche diversificate all’interno della scuola, però abbiamo bisogno anche che ci sia un’armonizzazione di queste figure”.
Chi fa sostegno deve avere consapevolezza
Dopo avere auspicato che quello della disabilità “diventi un tema di competenza di tutti”, la ministra Locatelli è entrata nel vivo del concetto.
“Abbiamo bisogno di un lavoro fatto attorno alla persona e che ci sia una consapevolezza di tutti gli insegnanti rispetto al tema dell’inclusione. Gli insegnanti di sostegno debbono essere motivati e specializzati“, ha sottolineato la titolare del dicastero per le disabilità.
Effettivamente, rimanendo alla motivazione, si tratta di una condizione interiore di partenza che dovrebbe essere saggiate durante il percorso specializzante.
Sulla specializzazione, invece, la meta sembra assai lontana: al momento, infatti, in media un docente di sostegno su tre, dei circa 200 mila complessivi, non è specializzato. Nell’Atto di indirizzo prodotto dal ministero dell’Istruzione e del Merito solo pochi giorni fa c’è un impegno specifico per aumentare le specializzazioni e le immissioni in ruolo dei docenti di sostegno.
Il medesimo impegno, tuttavia, ricordiamo che era presente anche nei precedenti Atti d’indirizzo. Con i risultati modesti (circa 20 mila specializzati a Tfa, anche in modo disorganico perché spesso concentrati su atenei collocati in territori che non necessitano di docenti di sostegno) che abbiamo sotto gli occhi da anni. L’attenzione, a questo punto, è tutta rivolta all’VIII ciclo di Tfa sostegno ormai alle porte.
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