Wanna Marchi, la serie non va oltre la semplice indagine

Wanna Marchi, la serie non va oltre la semplice indagine

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di Aldo Grasso

Nei quattro episodi su Netflix l’ascesa e la caduta della protagonista della tv del sommerso

Nel corso degli anni ho scritto così tanto su Wanna Marchi che ora, nel seguire i quattro episodi della docu-serie «Wanna» di Alessandro Garramone, mi trovo senza parole (Netflix). Come se il ruolo della «riparazione» potesse essere assunto solo dall’oblio. Nessuno rimedia alle nefandezze commesse ma tutte le nefandezze sono fatalmente dimenticate. Sotto varie forme: il mondo delle televendite, una storia italiana, l’ascesa e la caduta, la televisione come truffa esistenziale. Forse si poteva fare uno sforzo in più per superare la semplice indagine.

La tv del sommerso (il mondo, un tempo inesplorato, delle tv locali) ha avuto in Wanna Marchi l’indiscussa protagonista. Per lei, la cosmesi truffaldina è sempre stata il mondo come volontà e rappresentazione, la lotta violenta e gli insulti contro l’adipe una santa crociata, le alghe il mistero alchemico della felicità terrena. A poco a poco Wanna Marchi è diventata così padrona della scena, così sovrana nel dettare i tempi televisivi che si è messa a dispensare consigli sulla vita con la sicurezza e l’orgoglio di chi è venuto dalla gavetta e ha avuto, in seguito, visioni celesti.

Non solo: è diventata un modello di riferimento per la tv «seria». Ha partecipato come guest-star a diverse trasmissioni: «Maurizio Costanzo Show», «Linea diretta», «Lupo solitario», «Fantastico». E dietro Wanna Marchi sono entrate altre sirene di questi varietà del pauperismo: maghi, cartomanti, guaritori, numerologi, fattucchiere che promettevano miracoli via etere preoccupate solo di segnalare il numero in sovrimpressione, attrici e cantanti flagellati dal tempo usati ora come testimonial, esperti di seduzione, maliarde con vistosi buchi nelle calze a rete. Così sgraziati, così reietti, così cheap che se uno si fa fregare, verrebbe da dire, sono anche cavoli suoi. Per saperne di più: Stefano Zurlo, Wanna Marchi. Ascesa e caduta di un mito (Baldini+Castoldi).

22 settembre 2022 (modifica il 22 settembre 2022 | 20:30)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-09-22 18:30:00,

di Aldo Grasso

Nei quattro episodi su Netflix l’ascesa e la caduta della protagonista della tv del sommerso

Nel corso degli anni ho scritto così tanto su Wanna Marchi che ora, nel seguire i quattro episodi della docu-serie «Wanna» di Alessandro Garramone, mi trovo senza parole (Netflix). Come se il ruolo della «riparazione» potesse essere assunto solo dall’oblio. Nessuno rimedia alle nefandezze commesse ma tutte le nefandezze sono fatalmente dimenticate. Sotto varie forme: il mondo delle televendite, una storia italiana, l’ascesa e la caduta, la televisione come truffa esistenziale. Forse si poteva fare uno sforzo in più per superare la semplice indagine.

La tv del sommerso (il mondo, un tempo inesplorato, delle tv locali) ha avuto in Wanna Marchi l’indiscussa protagonista. Per lei, la cosmesi truffaldina è sempre stata il mondo come volontà e rappresentazione, la lotta violenta e gli insulti contro l’adipe una santa crociata, le alghe il mistero alchemico della felicità terrena. A poco a poco Wanna Marchi è diventata così padrona della scena, così sovrana nel dettare i tempi televisivi che si è messa a dispensare consigli sulla vita con la sicurezza e l’orgoglio di chi è venuto dalla gavetta e ha avuto, in seguito, visioni celesti.

Non solo: è diventata un modello di riferimento per la tv «seria». Ha partecipato come guest-star a diverse trasmissioni: «Maurizio Costanzo Show», «Linea diretta», «Lupo solitario», «Fantastico». E dietro Wanna Marchi sono entrate altre sirene di questi varietà del pauperismo: maghi, cartomanti, guaritori, numerologi, fattucchiere che promettevano miracoli via etere preoccupate solo di segnalare il numero in sovrimpressione, attrici e cantanti flagellati dal tempo usati ora come testimonial, esperti di seduzione, maliarde con vistosi buchi nelle calze a rete. Così sgraziati, così reietti, così cheap che se uno si fa fregare, verrebbe da dire, sono anche cavoli suoi. Per saperne di più: Stefano Zurlo, Wanna Marchi. Ascesa e caduta di un mito (Baldini+Castoldi).

22 settembre 2022 (modifica il 22 settembre 2022 | 20:30)

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Pietro Guerra

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