di Guido Santevecchi
Al Congresso del partito, che gli assegnerà per altri cinque anni la presidenza della Cina, Xi Jinping parla per 73 volte di «sicurezza» e «protezione». Ma la crescita economica rallenta drammaticamente
Non sono segnali concilianti quelli mandati da Xi Jinping nel discorso davanti al XX Congresso del Partito comunista cinese. L’applauso più potente nella Grande sala del popolo di Piazza Tienanmen è scattato quando ha ripetuto che la Repubblica popolare «non rinuncerà mai alla possibilità di usare la forza per raggiungere la riunificazione di Taiwan e fermare ogni movimento separatista». Un monito, senza citarli, agli Stati Uniti: «La risoluzione della questione taiwanese spetta solo al popolo cinese». L’offerta di Pechino a Taipei resta quella del modello «Un Paese due sistemi», che fu sottoscritto per ottenere la restituzione di Hong Kong nel 1997. Xi ha rivendicato che grazie all’intervento del Partito Hong Kong «è passata dal caos all’ordine e oggi è governata da patrioti».
Da Taiwan è arrivata subito la risposta dall’ufficio della presidente Tsai Ing-wen: «La nostra opinione pubblica ha chiaramente espresso il rifiuto della formula “Un paese due sistemi”, il popolo taiwanese non rinuncerà alla sovranità territoriale e alla democrazia». Di fatto, è la Cina che ha affossato quell’ipotesi di intesa, imponendo a Hong Kong nel 2020 la sua Legge di sicurezza nazionale che reprime ogni forma di dissenso politico. Applausi anche quando Xi si è impegnato ad accelerare la preparazione delle forze armate, perché siano pronte a proteggere la sovranità e «gli interessi di sviluppo nazionale».
Nel discorso «sicurezza» e «protezione» sono state citate 73 volte. Espressioni da campagna militare sono risuonate anche per il capitolo lotta al coronavirus. Xi l’ha definita una «guerra popolare» e ha rivendicato che l’inflessibile linea «Zero Covid» è stata successo, ha risparmiato molti morti alla Cina e ha «privilegiato la vita umana». Il prezzo del successo sono i continui lockdown imposti alle città appena si individuano poche decine di contagi, il rallentamento dell’economia, l’impossibilità di viaggiare liberamente all’interno della Cina e di fatto la chiusura del Paese al mondo.
Però Xi sostiene che le aperture economiche (con caratteristiche cinesi) proseguiranno, a patto che il mondo accetti le sue condizioni. Al popolo cinese parla di «prosperità condivisa», il nuovo concetto socio-economico che promette di porre rimedio alla voragine che si è aperta nel tenore di vita tra la nuova classe media cinese e le masse rimaste indietro. Il reddito medio annuo è 30.000 yuan (4.200 euro), però il Partito-Stato ha riconosciuto che 600 milioni di compagni vivono ancora con 1.000 yuan al mese (140 euro). «Con 1.000 yuan non si affitta una stanza in una delle nostre grandi città», ha avvertito da tempo il primo ministro Li Keqiang. Xi ha rilanciato il controllo marxista dell’economia. Però, la crescita della Cina sta rallentando drammaticamente. Martedì saranno pubblicati i dati del Pil nel terzo trimestre. La previsione è per un incremento intorno al 2,5%, lontanissimo dall’8,1% del 2021. Pechino risponde che la sua è l’unica economia del G20 a non aver conosciuto recessione negli anni di pandemia.
Quello di oggi al Congresso che gli assegnerà altri cinque anni dal segretario generale (e quindi leader indiscusso e indiscutibile) è stato un discorso di stabilità negli obiettivi. «Il nostro futuro è luminoso» ha detto. E, almeno dal punto di vista meteorologico, il leader ha avuto dalla sua la buona sorte questa mattina: il cielo sopra Pechino era limpido, di un blu incoraggiante dopo anni di lotta all’inquinamento industriale, che ha ripulito la capitale spostando il problema più lontano, in provincia.
Xi ha chiesto ai compagni delegati di «rafforzare la fiducia in noi stessi e il senso di missione gloriosa del Partito, in modo di non poter essere intimoriti dalle circostanze avverse o dalle pressioni». Ha parlato per un’ora e tre quarti questa mattina il segretario generale, davanti ai 2.296 delegati convocati per confermarlo alla guida del Partito-Stato per altri cinque anni.
Gli analisti ricordano che nel 2017, aprendo il XIX Congresso, aveva parlato per tre ore e mezza. E anche il tono era stato più rassicurante. Aveva presentato un «fiorente modello economico» come nuova scelta per i Paesi in via di sviluppo. E ai cinesi aveva promesso «una vita migliore e più felice». In questo rapporto di lavoro al XX Congresso ha invece dovuto toccare anche il tema del calo drammatico della natalità, sintomo di malessere che accomuna la Cina all’Occidente, nonostante la Repubblica popolare sia ancora molto meno sviluppata dei rivali americani ed europei. E anche il calo demografico che minaccia di fare della Cina un Paese vecchio prima che possa arricchirsi, è un male auto-inflitto dal Partito-Stato, che fino al 2015 aveva imposto la legge del figlio unico.
Ora Xi dice che «stabiliremo una politica per incrementare le nascite e contrastare l’invecchiamento della popolazione». Però, nonostante i molti appelli a fare più figli, anche quest’anno i neonati sono segnalati in calo: 10 milioni su una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti. Ancora 600 mila bimbi in meno rispetto all’anno scorso. Ora i 2.296 delegati del Congresso entrano in conclave per rinnovare le cariche di vertice del Partito-Stato. Siccome tutto è stato sicuramente già stabilito dall’alto, i compagni venuti dalle province avranno tempo per consumare le tazze di té fornite loro in continuazione da schiere di inservienti e per mandare a memoria le nuove parole d’ordine del leader. I lavori si chiudono sabato 22. E domenica 23 Xi si presenterà su una passerella con tappeto rosso nella Grande sala del popolo, seguito dagli uomini del suo nuovo Comitato permanente del Politburo.
16 ottobre 2022 (modifica il 16 ottobre 2022 | 14:44)
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, 2022-10-16 12:44:00, Al Congresso del partito, che gli assegnerà per altri cinque anni la presidenza della Cina, Xi Jinping parla per 73 volte di «sicurezza» e «protezione». Ma la crescita economica rallenta drammaticamente , Guido Santevecchi