Xi Jinping e Justin Trudeau, cosa c’è dietro la sfuriata «fuorionda»

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di Guido Santevecchi

Il presidente cinese sapeva perfettamente di essere ripreso dalle telecamere: e dietro a questo «fuorionda» c’è in realtà una precisa volontà di proiettare la propria potenza imperiale

Dopo più di mille giorni di distanziamento sociale per la pandemia (che hanno rimarcato anche una chiusura politica della Cina verso il mondo occidentale), Xi Jinping è tornato al dialogo in presenza e al pragmatismo.

I politologi osservano che per il G20 ha lasciato i vestiti del «lupo guerriero» e ha partecipato senza mascherina anche alla serata di gala, indossando una camicia balinese come vuole il rituale di questi vertici.

Nei tre giorni di Bali ha incassato ed esibito strette di mano calorose, una pacca sulle spalle e oltre tre ore di faccia a faccia con Joe Biden : gran sospiro di sollievo per chi ha paura di una nuova guerra fredda e buona iniezione di ottimismo per le Borse mondiali.

E poi ha concesso incontri bilaterali ai leader di Paesi strategici: Australia, Francia, Italia, Olanda, Spagna, Sud Corea. Con tutti, promesse di dialogo e collaborazione economica. Per Giorgia Meloni anche un invito a visitare Pechino.

Il tour del gran ritorno di Xi sulla scena mondiale dopo Bali ora fa tappa a Bangkok per il vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation): qui è previsto un colloquio importante con il premier giapponese Fumio Kishida.

Gli analisti osservano che c’è un evidente cambio di tono nella politica estera cinese: Xi non vuole seguire l’amico Putin nella marcia verso l’isolamento internazionale.

Ma non è stata tutta sorrisi la recita di Xi sul palcoscenico del G20. Ieri la tv canadese ha colto un fuorionda tempestoso nel quale il leader cinese ha accusato il primo ministro Justin Trudeau di aver «passato ai giornali i temi discussi» nel loro colloquio bilaterale.

Martedì i due si erano parlati per una decina di minuti in una sala affollata del summit. «È stato dato tutto alla stampa e in termini non appropriati, non è così che si è svolto il nostro incontro», ha detto Xi in mandarino a Trudeau, contestando con espressione di grave disappunto la fuga di notizie. Un diplomatico cinese ha tradotto in simultanea e il premier canadese è sembrato colpito. Rispondendo ha chinato il capo e ha detto: «In Canada crediamo in un dialogo libero, aperto e franco che continueremo ad avere, ma ci saranno cose sulle quali non siamo d’accordo…».

Xi lo ha interrotto sollevando e abbassando le mani per enfatizzare il messaggio: «Allora create le condizioni, create le condizioni, altrimenti è inutile comunicare».

Xi era consapevole che la sua sfuriata-sottovoce era ripresa dalle telecamere.

E doveva sapere che al Congresso comunista di ottobre a Pechino era appena stata fatta entrare la stampa estera, armata di macchine fotografiche e telecamere, quando ha fatto portare fuori dall’aula l’ex presidente Hu Jintao che probabilmente dissentiva dalla sua linea.

In quell’occasione sconvolgente per un Partito abituato a rispettare i suoi anziani dirigenti pensionati, Xi mantenne un distacco gelido. Delle due l’una: o il lunghissimo autoisolamento durante la pandemia lo ha disabituato dai rischi dell’osservazione delle sue mosse, oppure questi fuorionda gli fanno gioco, sono studiati per mandare segnali di durezza ai compagni cinesi e agli avversari occidentali.

David Mulroney, ex ambasciatore canadese in Cina non ha dubbi: «Xi ha premeditato il rimprovero e voleva che fosse pubblico, ha interpretato il maestro di fronte allo scolaretto». Conclusione: Xi Jinping si è tolto finalmente la mascherina anti-Covid, si atteggia meno al lupo guerriero ma usa i fuorionda per proiettare la sua forza imperiale.

ps.

Che cosa ha fatto spazientire Xi a Bali? In particolare, la stampa canadese è stata informata che Trudeau nel breve faccia a faccia di martedì ha sollevato «con grande preoccupazione il tema delle interferenze cinesi nella politica interna canadese». Pechino naturalmente nega la circostanza che ha creato molto scalpore a Ottawa. I media canadesi hanno riferito di una rete clandestina che avrebbe sostenuto e finanziato candidati politici filo-cinesi alle elezioni. I rapporti tra Ottawa e Pechino si sono deteriorati dal 2018, quando la polizia canadese arrestò all’aeroporto di Vancouver Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei, su richiesta della Giustizia americana. Per rappresaglia la Cina mise in carcere due cittadini canadesi con l’accusa di spionaggio. Il caso si è chiuso con la liberazione dei tre, ma la tensione è rimasta: Huawei è stata esclusa dalle infrastrutture per il 5G in Canada per ragioni di sicurezza nazionale.

17 novembre 2022 (modifica il 17 novembre 2022 | 12:00)

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, 2022-11-17 11:01:00, Il presidente cinese sapeva perfettamente di essere ripreso dalle telecamere: e dietro a questo «fuorionda» c’è in realtà una precisa volontà di proiettare la propria potenza imperiale, Guido Santevecchi

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