Come si è accennato in precedenza il terzo sottotema discusso nel Summit di Washington ha riguardato il ruolo delle tecnologie digitali a sostegno della personalizzazione della didattica ed è anche su questo punto che è intervenuto il ministro Valditara – che si era confrontato con gli altri membri della delegazione, Claudio Franchi, Mario Rusconi, Stefania Strignano – con una breve comunicazione con la quale ha confermato anche in quella sede la sua intenzione di procedere in direzione della personalizzazione dei curricula.
Dopo aver ringraziato i tre co-organizzatori del Summit (il ministro statunitense Cardona, il direttore dell’OCSE Schleicher e il segretario di EI Edwards) Valditara ha espresso il suo apprezzamento per l’ampio spazio riservato dal dibattito al tema della personalizzazione. “Noi in Italia”, ha detto il ministro, “abbiamo avviato questo processo prevedendo la figura dell’insegnante tutor, un docente particolarmente formato in materie psicopedagogiche” che per questo lavoro riceverà un “trattamento ulteriore” e che insieme agli altri insegnanti, in una logica di team, costruirà il progetto di personalizzazione della formazione. Un’operazione “decisiva per far emergere i talenti di ogni ragazzo”, che sono diversi perché diverse sono le intelligenze. “Non esiste un solo modello di intelligenza, ne esistono tanti, e a ognuno deve essere data una possibilità di realizzazione”.
Valditara ha poi citato il caso “che mi piace molto” di una scuola italiana che ammette solo ragazzi che sono stati bocciati almeno due volte. “Questi ragazzi al termine di un percorso di personalizzazione nel 90% dei casi trovano subito lavoro e sono ragazzi pienamente recuperati”.
La vera sfida, ha aggiunto il ministro, è ora quella di trovare e formare gli insegnanti, perché anche in Italia, come in molti altri Paesi, è difficile attrarre i giovani verso l’insegnamento. “C’è un problema economico ma ce n’è uno ancora più importante, quello di riconoscere l’autorevolezza dei docenti, di ridare prestigio sociale a una professione che nel corso degli anni ha perso centralità sociale”. Eppure, ha concluso Valditara, gli imprenditori dicono che hanno bisogno di tecnici “ancora più che dei macchinari e dei laboratori”, e solo i docenti possono formarli.
In precedenza, in una fase del dibattito dedicata all’uso delle tecnologie in classe, sempre più governate dall’Intelligenza Artificiale, Valditara ne ha riconosciuto l’utilità ma solo se impiegate come strumenti a sostegno dell’attività didattica del docente, il cui ruolo resta essenziale a presidio del carattere relazionale e interattivo del rapporto educativo.
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