di Marco Cremonesi
Il governatore del Veneto: «Servono risposte, dall’immigrazione all’ambienteI cittadini sono oltre i colori della squadra, ormai il voto è fluidissimo»
«Ci piaccia o no, le elezioni saranno un grande spartiacque. E come forza politica, dobbiamo capire che potranno dar vita a un governo che apre una fase storica. Oppure, a un governo che chiude un’epoca». Luca Zaia, il governatore del Veneto, riflette sulle sfide che si trova di fronte un centrodestra che pure è dato dai sondaggi come vincente.
Presidente, spieghi meglio…
«Dobbiamo guardare in faccia una realtà che è cambiata in un modo che fino a non molto tempo fa era difficilissimo da prevedere. In cui le risposte che ci eravamo dati rischiano di risultare inadeguate. E dunque, potremmo anche vincere le elezioni. Ma se non lanciamo il cuore oltre l’ostacolo, rischiamo di costruire un governo che finisce un’epoca senza iniziarne una nuova».
Da che cosa dipende?
«Dal nostro modo di leggere la realtà. Io non penso che le maglie politiche possano diventare divise militari. Credo che come Lega e come centrodestra abbiamo dei valori, alcuni dei quali irrinunciabili. Ma i progetti che dobbiamo costruire, devono rifuggire da facili fondamentalismi e da dogmi indiscutibili. Dobbiamo uscire da gabbie ideologiche che lasciamo volentieri alla sinistra».
Può farci qualche esempio?
«Il tema è dare risposte non di maniera. Sull’immigrazione, lo dico perché è un nostro cavallo di battaglia da sempre. E non possiamo lasciare alla sinistra il monopolio del pensiero sociale, non possiamo appaltare ad altri riflessioni sull’ambiente, che è un tema che coinvolge intere filiere. Senza avere paura di alcun argomento: arrivo a dire che noi dobbiamo avere un punto di vista anche su sessualità e “nuove famiglie” che non sia un riflesso condizionato. Essere di centrodestra non vuol dire coccolare amarcord ideologici. Dobbiamo contrastare una narrazione che ci descrive come quelli con l’anello al naso».
Però… E il centrodestra è pronto?
«Certo. Dobbiamo esserlo. L’errore più grande sarebbe avere paura di cambiare».
Non si rischiano trasformismi? E che al di fuori della “maglia” non ci sia altro?
«Ma no. Non sto dicendo di rinnegare la nostra estrazione. Sto dicendo che il centrodestra di oggi non è quello di trent’anni fa. Anche perché dobbiamo renderci conto che siamo di fronte a cittadini che, a differenza della politica, hanno già superato il tema dei colori della squadra. E infatti, lo si vede bene dalle amministrative, il voto è fluidissimo».
Ma si è sempre detto che alle amministrative si votano le persone più che i partiti.
«E sempre più sarà così, a tutti i livelli. Persone che si considerano di sinistra e votano candidati di destra, e viceversa».
Come si lavora su questo?
«Dobbiamo pensare ai giovani. E su quella base, prendere decisioni magari impopolari. Il corpo elettorale è maggioritariamente rappresentato da adulti e anziani. E dunque, spesso quello che dovremmo fare per i giovani potrebbe cozzare con la maggioranza degli elettori. Ma io credo che i sacrifici a cui all’inizio potremmo essere chiamati devono essere fatti negli interessi della parte più giovane della comunità».
Qualche esempio di nuove politiche giovanili?
«Coppie e single che con fatica si pagano un affitto, precari o monoreddito che si dannano l’anima per star dentro nei conti… Si potrebbe pensare a un intervento dello Stato a garanzia, che li aiuti a trasformare l’affitto in una rata di mutuo. Questo cambia tutto: dalla precarietà a un progetto di vita».
In realtà, oggi la massima aspirazione di un giovane è andare all’estero. È così?
«Infatti. Noi abbiamo una generazione che rischia di portare fuori dal paese un bagaglio importante di conoscenze. Dobbiamo aiutarli a tornare, motivarli a tornare. E ovviamente, creare le condizioni perché all’estero non si vada per necessità. Dobbiamo essere dalla parte di questa generazione. Sapendo che quando si va a governare non basta stare dalla parte del consenso. Pensi al covid: io ho fatto scelte impopolari anche quando si diceva che era una banale influenza. I cittadini credo che non fossero felici delle restrizioni. Ma penso che oggi abbiano, quasi tutti, capito».
Governatore, lei vola altissimo. Ma qui c’è da vincere le elezioni e magari formare un governo. È fiducioso?
«Per entrambe le cose che lei ha indicato, la conditio sine qua non è un programma solido, condiviso e di grande visione. Dobbiamo disegnare il paese che vogliamo per i prossimi 15 anni. Inutile dire che per noi veneti la premessa a tutto è l’autonomia. È un tema di credibilità irrinunciabile e di efficienza. Non è un cadeaux da dare a veneti, lombardi ed emiliano-romagnoli, è la dimostrazione della volontà di uscire dalla demagogia per disegnare un paese moderno».
Lei cosa dice? Giorgia Meloni sarà d’accordo?
«Sono fiducioso.Sono passati 5 anni dal referendum , FdI e FI hanno sostenuto il sì. Il nuovo governo non potrà esimersi dall’approvare l’autonomia. La condizione per stare al governo è l’autonomia. Non è un ricatto, bensì coerenza e rispetto dei cittadini».
Con il governo Draghi pareva quasi fatta. Non teme il tornare indietro su questa e altre questioni?
«Il governo intanto è ancora in carica e d’intesa con il capo dello Stato, dispone di una capacità operativa fuori dal comune».
Però si va a votare…
«Abbiamo sostenuto Draghi, questa crisi nasce dal non voto del M5S del decreto Aiuti ed è innegabile che il presidente del Consiglio abbia dato al nostro paese uno standing internazionale che mai ha avuto».
Teme anche lei una campagna elettorale di fuoco?
«No. Spero che si evitino le polemiche inutili, le offese… Il settembre che si avvicina non è solo quello delle elezioni, ma quello dei tanti nodi che arriveranno al pettine. Dovremo essere attrezzati».
Si è tornati a parlare dei rapporti della Lega con la Russia, si mette in dubbio il campo di gioco della Lega. Lei che ne pensa?
«Io sto aquello che ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gabrielli , parole chiare ed esaustive. Capuano, io non so chi sia. Per quanto riguarda il dibattito sulla collocazione internazionale, penso che non si possa fare altro che riconoscere il ruolo degli Stati Uniti, ricordando e ringraziandoli per aver aiutato il nostro processo democratico».
30 luglio 2022 (modifica il 30 luglio 2022 | 23:03)
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, 2022-07-30 21:13:00, Il governatore del Veneto: «Servono risposte, dall’immigrazione all’ambienteI cittadini sono oltre i colori della squadra, ormai il voto è fluidissimo» , Marco Cremonesi