di Monica Guerzoni Il senatore Pd: Al posto di Draghi chiederei, ai partiti che volessero farlo tornare al governo, garanzie d’acciaio sul fatto che non ricomincino con la guerriglia politica ROMA – «Basta con le frecciate polemiche e con i giochetti degli ultimatum». Luigi Zanda, anche lei come Letta si è stancato di incassare «veti e sportellate» da Calenda? «Mi dispiacerebbe — risponde il senatore, ex capogruppo del Pd — ma se Calenda vuole andare da solo perderà molti collegi». E molti ne perderà il Pd. «Si, può darsi, ma nelle ultime tornate amministrative era già visibile una tendenza alla polarizzazione e noi vedremo sia FdI che il Pd ottenere un risultato molto buono, tra il 25% e il 30%. Mentre nessuno degli altri partiti può dirsi certo del proprio successo». Un risultato a due cifre Calenda lo vede col binocolo? «Non riesco a immaginare il risultato del partito di Calenda perché sinora non si è mai cimentato in una elezione nazionale». La nascita di un terzo polo farebbe perdere al Pd diversi seggi nei collegi e favorirebbe la destra. Non è così? «I rischi maggiori sono altri. Con la riduzione del numero di parlamentari cambia profondamente la forma della nostra rappresentanza. Nelle commissioni è possibile che si arrivi ad avere maggioranze di un solo parlamentare. Oltre alle alleanze i partiti devono fare grande attenzione alla qualità dei candidati, perché gli elettori valuteranno molto i nomi da votare». L’astensionismo si aggraverà? «Il basso numero di votanti è un vulnus per la democrazia. Se vogliamo che almeno l’80% dei cittadini vada alle urne dobbiamo candidare personalità di grande qualità». Personalità come Zanda? «Come ho detto non sarò candidato». «Di Calenda mi sorprende che non perda occasione per lanciare ultimatum e polemizzare con il Pd. Sarebbe molto più utile se si occupasse della destra contro cui dice di voler combattere. Calenda poi è parlamentare europeo perché è stato eletto nelle liste del Pd e con i voti del Pd. Io penso che dovrebbe ricordarsene». Calenda non ha dimenticato «insulti e prese in giro» di Di Maio… «Chiunque si sia allontanato dal M5S di Conte, sia esso Di Maio, D’Incà, o Crippa, va apprezzato e ringraziato». «Letta ha fatto di tutto per impedire che Conte decidesse di non votare la fiducia a Draghi. Penso che il Pd non debba siglare alleanze elettorali con chi ha fatto cadere Draghi perché è stata una decisione che inciderà sul futuro dell’Italia anche a lungo termine. La base del Pd non tollererebbe se andassimo assieme ai 5 Stelle, il trauma determinato da Conte è molto profondo». Il fronte progressista deve correre nel nome di Draghi? «La gratitudine che dobbiamo avere nei confronti di Draghi ci impone di non strumentalizzarne il nome». Eppure tanti sperano che Draghi possa restare a Palazzo Chigi. È una chimera? «Sul governo della prossima legislatura deciderà Mattarella e più che la volontà dei partiti conterà la volontà di Draghi. Al suo posto io chiederei, ai partiti che volessero farlo tornare al governo, garanzie d’acciaio sul fatto che non ricomincino a tormentarlo con la guerriglia politica». Con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi cambierebbero le alleanze dell’Italia? «A me fanno paura i rapporti di FdI in Europa con Orbán e con la Polonia e mi ha molto colpito il comizio a Marbella in sostegno di Vox. Meloni si proclama filo-occidentale, ma non è una garanzia sufficiente. Se non è accompagnata da un robusto europeismo diventa molto pericolosa per l’Italia». 1 agosto 2022 (modifica il 1 agosto 2022 | 22:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-01 20:40:00, Il senatore Pd: Al posto di Draghi chiederei, ai partiti che volessero farlo tornare al governo, garanzie d’acciaio sul fatto che non ricomincino con la guerriglia politica, Monica Guerzoni