di Donatella Tiraboschi
Il bomber nerazzurro aveva un appuntamento nella private banking che gli cura gli affari finanziari. In tuta e felpa con cappuccio, si è imbattuto nella security che piantona l’ingresso
Per la serie: «Lei non sa chi sono io!» ( e non saperlo proprio).Una frase che, in questo caso, non va interpretata con un’accezione snobista, ma proprio in senso letterale, come mancanza di conoscenza del personaggio in questione. Ovvero Duvàn Zapata. L’esplosivo attaccante dell’Atalanta, di cui si sta avvicinando il ritorno dopo un lungo stop per infortunio, è stato recentemente protagonista di un curioso episodio in pieno centro città.
È qui, infatti, in piazza Matteotti che ha sede Fideuram, private banking dove il bomber colombiano si è presentato per curare gli affari (finanziari) suoi, incappando in un, definiamolo, piccolo incidente diplomatico. Abbigliato in modo sportivo, con una tuta ed una felpa con cappuccio, (che magari saranno stati pure griffatissimi e costosissimi, ma che, evidentemente, come abiti non sono riusciti a fare il monaco) Zapata ha cercato di entrare in banca, ma è stato bloccato dalla vigilanza che piantona l’edificio all’ingresso.
«Dove pensa di andare? Q uesto non è un posto per lei, vada da un’altra parte», questo sarebbe stato più o meno il senso delle parole che gli sarebbero state rivolte mentre il giocatore rivendicava la sua identità: «Sono Zapata, sono Zapata, fatemi entrare». Zapata, chi? In sostanza, tutto deve essere sembrato alla security, fuorché un personaggio famoso oltre che, un cliente della banca.
«Zapata è un nostro cliente — conferma il responsabile della filiale bergamasca di Fideuram, Marco Beri— ma banca e security sono due cose diverse. Quest’ultima garantisce un servizio di vigilanza in pianta stabile, sia mattina che pomeriggio, in un interspazio tra l’ingresso e la strada. Quanto alla nostra operatività, generalmente, ogni cliente ha un suo personale consulente finanziario con cui si interfaccia previo appuntamento».
Appuntamento che poi si è svolto, una volta chiarito l’equivoco di cui ovviamente la banca non ha colpa, anche se non sono mancate sentitissime scuse di circostanza. Quanto alla security e al personale addetto, il dubbio sorge spontaneo: o davvero chi era in servizio non sa nulla di calcio o forse era tifoso di un’altra squadra.
19 ottobre 2022 (modifica il 19 ottobre 2022 | 14:33)
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