di Lorenzo Cremonesi
I russi accusano: assalto all’impianto nucleare. Gli ucraini negano e puntano su Kherson. Il leader ceceno Kadyrov si ritira?
DAL NOSTRO INVIATO
ODESSA — Non c’è tregua alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove alle bombe si aggiunge adesso più intenso di prima il fumo della guerra di propaganda. Ieri la decisione delle autorità di occupazione di staccare l’impianto dalla rete elettrica ucraina si è sommata alle accuse di Mosca contro i comandi militari nemici di aver lanciato un nuovo attacco coi marines dalle acque del Dnipro.
Va sottolineato che proprio il taglio della corrente elettrica prodotta dalla più potente centrale nucleare in Europa viene condannato da Kiev come l’ennesimo atto di pirateria russa (sino al 24 febbraio Zaporizhzhia forniva un quinto dell’energia nazionale) e invece è sostenuto da Mosca quale passo importante verso l’annessione totale delle aree conquistate. Il taglio era già avvenuto per poche ore una prima volta il 25 agosto e aveva causato problemi gravi alle abitazioni nelle zone occupate: ora non è chiaro se ciò sia definitivo e riguardi unicamente la rete controllata dagli ucraini, che comunque si sono già attrezzati da tempo sfruttando al meglio le quattro centrali rimaste in loro possesso. Un dato sembra assodato: la speranza che la presenza degli osservatori dell’Onu nella centrale funzioni da deterrente contro le bombe si rivela illusoria. Entro martedì Rafael Grossi, il capo della delegazione dell’Agenzia internazionale dell’Energia atomica che giovedì scorso aveva visitato la centrale lasciando un presidio permanente di due commissari, dovrebbe pubblicare una prima relazione. Quanto alla sicurezza dell’impianto, Grossi spiega che le linee di riserva collegate a una centrale termica locale garantiscono l’energia per raffreddare i reattori ed evitare incidenti.
I russi sostengono di avere deciso per il taglio dalla rete dopo che gli ucraini avrebbero intensificato gli attacchi sulla zona. I portavoce del ministero della Difesa russo forniscono ricchi particolari circa l’operazione condotta da 250 teste di cuoio ucraine, che a bordo di 42 barchini veloci venerdì sera si sarebbero lanciate contro la centrale. Il blitz sarebbe fallito grazie al pronto intervento dell’aviazione russa, che avrebbe ucciso almeno 42 nemici. Un flop preceduto, sempre secondo Mosca, da un raid molto simile. Ufficiosamente i militari ucraini sostengono che queste sarebbero «pure fantasie» inventate di sana pianta dai russi per nascondere i fallimenti. È però da notare che dall’inizio della nuova fase operativa della «controffensiva» ucraina nella zona di Kherson, appena a sudest di Zaporizhzhia, i comandi di Kiev hanno scelto di limitare i commenti sulla situazione bellica.
Sono da segnalare, nel frattempo, le criptiche parole del leader ceceno Ramzan Kadyrov, che in video diffuso su Telegram ha parlato di un suo possibile passo indietro dal comando. Nessuna conferma sulle reali intenzioni: potrebbe essere un modo per alzare il prezzo con Mosca.
In questa situazione incerta, Recep Tayyip Erdogan è tornato a proporsi come mediatore in una lunga telefonata con Vladimir Putin. Il presidente turco aveva ottenuto un importante successo quando il 22 luglio aveva sbloccato la partenza del grano ucraino dal Mar Nero. Ma Putin non aveva affatto gradito le sue prese di posizione contro l’occupazione russa della Crimea
3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 22:50)
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, 2022-09-03 20:58:00, I russi accusano: assalto all’impianto nucleare. Gli ucraini negano e puntano su Kherson. Il leader ceceno Kadyrov si ritira?, Lorenzo Cremonesi