di Stefania Ulivi
L’attrice protagonista del film Tutto in un giorno, dove interpreta una madre di tre figli e commessa in un supermercato che rischia di trovarsi per strada
Sono stata io a convincere Diego a curare anche la regia di Tutto in un giorno, la sua opera prima. Ci conosciamo da sempre, lo stimo come attore. A questo progetto ha dedicato anima e corpo, nessuno avrebbe avuto la sua stessa delicatezza. Penlope Cruz ha incontrato il collega Juan Diego Botto da ragazza, allieva della scuola di recitazione di sua madre, l’attrice argentina Cristina Rota, arrivata in Spagna con i figli dopo l’uccione del marito, vittima della dittatura militare. Il film molto radicato nel presente, dedicato all’emergenza casa in Spagna, dove si registrano circa 41 mila sfratti all’anno.
Un racconto sul filo del rasoio, con il ritmo di un thriller, costruito nell’arco di 24 ore intorno a tre protagonisti. Cruz Azucena, madre di tre figli, commessa in un supermercato che rischia di ritrovarsi per strada. In corsa contro il tempo anche Rafa (Luis Tosar), avvocato che difende i diritti degli sfrattati. E l’anziana Teodora (Adelfa Calvo) alle prese con un figlio che affronta il fallimento della sua azienda. Sono storie reali, di persone toccate in modo brutale dalla crisi economica. Azucena — racconta l’attrice al Corriere — l’insieme di tante donne che hanno nome e cognome. Le abbiamo conosciute, abbiamo condiviso dettagli della loro vita. Un mix in particolare di cinque donne di cui mi sono innamorata, sono le persone pi generose mai incontrate nella vita, quasi tutte con situazioni ancora pi drammatiche e disgrazie maggiori di quanto raccontiamo nel film. Ci ho creduto subito, per questo ho voluto anche produrlo.
Alla base, un lungo lavoro di preparazione realizzato da Botto con la compagna, la giornalista Olga Rodriguez coautrice della sceneggiatura. Conosce bene il tema, i protagonisti, il ruolo delle associazioni, degli avvocati — spiega il regista che ha tenuto per s il ruolo del marito argentino di Azucena — . In Spagna si va al ritmo di cento sfratti al giorno. Quando senti le storie, le vite dietro le statistiche, hai solo il desiderio di raccontarle. Come diceva Garcia Lorca: “Al di sotto delle moltiplicazioni / c’ una goccia di sangue”. Sono felice che Penelope mi abbia spinto a dirigerlo. Ho 47 anni, ho iniziato a recitare a 5, ho osservato tanti registi sui set.
L’importante era essere fedeli ai veri protagonisti. Molti appaiono nel film, nelle scene delle assemblee. Siamo stati attenti a evitare pietismi e demagogie. Le donne che ho conosciuto devono farsi carico di situazioni pazzesche, a volte insieme ai compagni, a volte da sole — sostiene Cruz —. Non si pu generalizzare, occorre guardare al di l dei numeri. Azucena lavora in un supermercato ma fa fatica a fare la spesa, deve rivolgersi a un banco alimentare. Nelle riunioni di preparazione con loro, spesso siamo usciti piangendo. La mia motivazione stata essere all’altezza della loro verit. Se riusciamo a farla arrivare al pubblico abbiamo vinto. Sottolinea la spinta di solidariet. Sanno che nessuno si salva da solo, trovano il modo di aiutare gli altri in difficolt. Come fanno gli avvocati e avvocate, a cui si ispira il personaggio di Rafa. Fanno un lavoro tosto, se non lo facessero loro non lo farebbe nessuno — aggiunge Tosar —. Pagano un prezzo alto. Devono trovare un equilibrio tra l’esigenza di aiutare il mondo e di mantenere lo spazio per s e i propri affetti. La vita dura anche per loro, guadagnano al massimo mille euro al mese.
Nel film c’ un altro Cruz, che firma le musiche: Eduardo, il fratello pi piccolo di Penlope. Che prima o poi si decider pure lei a passare dietro la cinepresa. Ho molta voglia di fare la regia, ma ho molti impegni da attrice e produttrice. Ora lavoro a un documentario ma non posso ancora parlarne. E poi vorrei dirigere un film di finzione. Quando sar, sar un piccolo film spagnolo, girato magari a Madrid.
23 febbraio 2023 (modifica il 23 febbraio 2023 | 21:14)
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