La pagella del Mereghetti:Louis Garrel o larte della rapina in famiglia (voto 8)

di Paolo Mereghetti

L’innocente, quarta regia dell’attore francese, mette in scena la storia di un ultimo colpo, giocando sul filo del thriller, della commedia e dell’intrigo sentimentale

A essere un attore bravo e bello si rischia di non venir considerato al giusto livello quando ci si misura anche con la regia. quello che successo a Louis Garrel, sicuramente uno degli interpreti pi conosciuti e affermati nel cinema francese post-Depardieu, ma anche un regista sensibile e innovativo, capace di non farsi imprigionare dalle regole del genere (fossero anche quelle del film d’autore) in nome di una libert creativa che sa sorprendere e divertire. Lo aveva gi dimostrato con le sue regie precedenti — Due amici (2015), L’uomo fedele (2018) e La crociata (2021) — ma strappa veramente l’applauso con quest’ultimo L’innocente.

L’avviso che come regista non vuole limitarsi al semplice resoconto della realt lo d fin dalla prima scena dove quella che sembra una drammatica confessione si rivela invece una ironica dimostrazione di recitazione: siamo in una prigione e Michel (Roschdy Zem) sta provando un monologo sotto gli occhi di altri detenuti e di quelli, molto pi partecipi, di Sylvie (Anouk Grinberg), ex attrice che insegna teatro ai carcerati. E che nella scena successiva se lo sposa — veramente — tra le sbarre della prigione, in attesa dell’agognata libert provvisoria.

adesso che entra in campo Garrel attore, oceanografo che spiega le bellezze dell’acquario di Lione ai visitatori e che non sembra darsi pace per i colpi di testa della madre, non nuova — scopriamo — a innamorarsi dei suoi allievi-detenuti. Questo poi se l’ anche sposato e quando Michel pu finalmente tornare libero la coppia decide di aprire un negozio di fiori. Non per questo tranquillizzando Abel, che inizia a spiare l’ex galeotto, convinto che nasconda chiss quali segreti, e coinvolgendo nei pedinamenti Clmence (Nomie Merlant), collega di lavoro ma soprattutto miglior amica di sua moglie, prematuramente scomparsa.

Chi ha visto le precedenti opere di Garrel ritrover anche qui i caratteri distintivi del suo personaggio (che si chiama Abel in tutti i film): un maschio fragile e nevrotico, votato all’infelicit, un po’ stralunato e molto pasticcione, le cui insicurezze risaltano ancora di pi a confronto con il decisionismo un po’ irresponsabile di Clmence. Ma quella che poteva sembrare una commedia familiare (con qualche reminiscenza autobiografica: la mamma di Garrel, Brigitte Sy, aveva tenuto corsi per vent’anni ai carcerati e ne aveva sposato uno), cambia all’improvviso marcia e diventa un noir con inedite sfumature melodrammatiche.

Abel scopre che Michel costretto a partecipare a un ultimo colpo — un furto all’ingrosso di caviale — e finisce per farsi coinvolgere con Clmence: insieme i due dovranno fingere di essere una coppia di innamorati in crisi per distrarre il guidatore del camion da svaligiare (Yaniusse Kebbab) e permettere a Michel e al suo socio (Jean-Claude Pautot, un vero ex detenuto) di fare il colpo. Ma siamo sicuri che il piano studiato perfettamente non si trasformer in qualcosa di inatteso?

Scivolando dal ritratto di costume al film di genere ai giochi d’amore, da Truffaut a Philippe De Broca (ricordate L’uomo di Rio?) fino a Marivaux, e sempre con una leggerezza e un’eleganza principesche, senza mai voler sottolineare la propria bravura ma quasi preoccupato di non farla notare (un procedimento che ne richiede il doppio di bravura e che molti registi di casa nostra dovrebbero imparare), Garrel, che firma anche la sceneggiatura con Tanguy Viel e Nala Guiguet, accompagna il film attraverso continui colpi di scena sottolineati da una colonna sonora che passa da Nannini a Catherine Lara all’Adagio di Anonimo Veneziano con una freschezza di invenzioni e una delicatezza di regia che esaltano il piacere dello spettatore.

E per non rovinare la sorpresa non dico altro sul sottile scambio tra realt e finzione, tra sentimenti e passioni con cui Abel e Clmence si troveranno a fare i conti durante il furto. Une comdie jubilatoire si detto in Francia, ed la sensazione con cui si esce da questa proiezione, contenti di aver visto un film sorprendente, divertente e intelligente.

15 gennaio 2023 (modifica il 15 gennaio 2023 | 20:21)

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Pietro Guerra

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