Quei ragazzini scout del 1990 in fuga dai tormenti comunisti

di Paolo Mereghetti

Diverte la commedia «I pionieri», opera prima di Luca Scivoletto, con Berlinguer angelo custode, sulle contraddizioni della politica e della vita

Non è da tutti poter contare sui consigli personali di Enrico Berlinguer per cavarsi d’impaccio senza tradire i propri ideali comunisti. Ma quando l’amato segretario del Pci si trasforma da «angelo custode» in temibile Super-Io allora le cose si complicano e molto. È quello che accade al figlio di un tetragono segretario di sezione siciliana che nell’estate del 1990 per evitare di accompagnare il padre in giro per le sezioni a discutere del cambio di nome del partito, scappa di casa con un amichetto come lui educato nell’ortodossia e nel rigore morale (non si va alle feste del compagno di scuola figlio di un esponente democristiano). L’idea è quella di vivere in campeggio tra i boschi, ma l’incontro con l’affascinante figlia di una militare americana, anche lei in fuga, complica le cose: ci si può innamorare di un’esponente dell’imperialismo Usa? Cosa dirà Berlinguer?

Opera prima di Luca Scivoletto, fuori concorso al Torino Film Festival, questo I pionieri è una divertente commedia sulle contraddizioni della politica e della vita, con un giovane protagonista nerd che negli anni dell’edonismo – per coerenza ideologica – non può vedere Rambo o giocare a Nintendo. L’approccio è scherzoso e simpatico ma il tema ha una sua ragion d’essere e lo smarrimento politico del protagonista, che diventa disagio esistenziale e finisce per intenerire anche il fantasma di Berlinguer, fa sorridere ma anche pensare.

Come in fondo è nelle ambizioni di questo festival che mescola programmaticamente alto e basso, cinefilia spinta (il fin troppo rigoroso Unrest di Cyril Schäublin sugli orologiai anarchici nella Svizzera dell’Ottocento, in concorso) e scommesse antropologico-popolari, come il sorprendente Napoli Magica di Marco D’Amore che inizia come un’inchiesta sulla magia di Napoli, prima tra i quartieri della città a fare interviste, quindi con le visite al Castel dell’Ovo e nei sotterranei delle «capuzzelle», per prendere poi la strada di una specie di sogno stregato tra i fantasmi del principe di San Severo e quella della sirena Partenope: non tutto sembra ben controllato ma D’Amore si sforza almeno di superare i limiti tradizionali del documentario per cercare un rapporto più empatico con lo spettatore. Cosa che per esempio riesce meno al Marco inedito : dagli ultimi cento giorni di Marco Pannella di Simona Ventura (sull’eredità politica e umana del leader radicale) o poco a Rosa – Il canto delle sirene di Isabella Ragonese sul personaggio della cantautrice Rosa Balistreri e la sua eredità femminista.

Ma Torino non è solo vetrina di novità, accende anche fari sul passato E quest’anno ha fatto risorgere uno dei film perduti del cinema italiano, Il mondo degli ultimi che Gian Butturini diresse nel 1979 per rispondere «da sinistra» allAlbero degli zoccoli di Olmi. Interpretato da Lino Capolicchio e Mietta Albertini raccontava le lotte dei contadini nella campagna cremonese del secondo dopoguerra con una bella carica militante. Che gli costò la sparizione dai cinema, almeno fino a quando la Cineteca Nazionale non ha deciso di restaurarlo per offrirgli una seconda vita.

1 dicembre 2022 (modifica il 1 dicembre 2022 | 20:52)

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