Lo scontro tra Mentana e il ministro Piantedosi sul naufragio di Crotone, a Non è lArena

(Alessandro Trocino) Sono le 4 di domenica notte, quando un peschereccio partito quattro giorni prima da Smirne (Turchia) si avvicina alla costa calabrese, nei dintorni di Crotone. A bordo ci sono tra 150 e 200 migranti di diverse nazionalità: in prevalenza iraniani, afghani e pachistani.

A un certo punto, quando l’imbarcazione è a 100 metri dalla riva, succede qualcosa forse l’urto con uno scoglio . Qualcuno, in inglese stentato, chiama il reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia. Un aereo dell’agenzia europea Frontex aveva avvistato l’imbarcazione a 40 miglia dalla costa, allertando una vedetta e un pattugliatore che, partiti per provare a salvare i naufraghi, sono tornati indietro, a causa delle condizioni del mare. Poco prima del cinque del mattino, un pescatore nota sulla spiaggia di Steccato di Cutro l’imbarcazione distrutta e alcuni corpi galleggiare in acqua. I soccorritori arrivano quando la tragedia si è già compiuta: «Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque ed abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Il piccolo era morto».

Il conto delle vittime aumenta di ora in ora. Nella notte sono diventate 60, tra loro 12 minori, due gemellini di pochi anni e un bimbo di pochi mesi. Tutti chiusi in sacchi bianchi sigillati e disposti in lunghe file sulla spiaggia. I dispersi sarebbero un’ottantina. I sopravvissuti sono stati portati all’ospedale o al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Sant’Anna, a Isola Capo Rizzuto.

Uno degli scafisti, un cittadino turco, sarebbe stato identificato. Gli immigrati avrebbero pagato fino a 8 mila euro.

Potevano essere salvati questi uomini, queste donne, questi bambini? Orlando Amodeo, medico e soccorritore calabrese, a Non è l’Arena, accusa apertamente: «Sono 30 anni che faccio soccorsi e ci sono stati salvataggi con imbarcazioni adeguate anche in condizioni di mare peggiori. Qualche anno fa con un barchino siamo scesi con un mare forza 7-8, in sei uomini, e abbiamo salvato 147 persone».

Un’agenzia riferisce che «il Viminale sottoporrà all’Avvocatura dello Stato le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti in occasione della trasmissione “Non è l’Arena” al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del governo, del Ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare».

Ribatte Enrico Mentana, ospite di Giletti: «Queste mi sembrano minacce. Facciamo nostre le parole degli ospiti, così se la prendono anche con noi. In una televisione libera, gli ospiti dicono quello che pensano. Ricordiamoci cos’è la libertà».

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