A come amore, B come baci, C come carezza: i bambini e l’alfabeto della gentilezza

di Paola D’Amico

Lo scorso 2 ottobre l’associazione di Ivrea «Cor et Amor» ha lanciato una call per costruire con i più giovani l’alfabeto della gentilezza. In pochi mesi già 600 le risposte da tutta Italia

«Essere gentile è coraggioso, oggi. Ma io voglio essere gentile». È la frase che un bambino ha scritto consegnando il suo alfabeto della gentilezza alla associazione «Cor et Amor» di Ivrea, coordinatore nazionale del progetto «Costruiamo Gentilezza». Alla call lanciata il 2 ottobre, quando è nata l’idea di scrivere con i bambini un alfabeto della gentilezza, hanno già risposto in seicento da tutta Italia. Non uno ma decine di alfabeti che però hanno in comune alcune parole, come spiega Gaia Simonetti. A come abbracci, B come baci, C come carezza, per esempio «sono parole comuni in molti casi, e ci ha fatto pensare che sono tre grandi “assenti” durante la pandemia, e poi P come pace e N come No alla guerra, T come tenerezza presenti negli Alfabeti arrivati più di recente». È un alfabeto insolito, ma semplice che va compilato con parole che fanno bene e alimentano la gentilezza. «Presto prenderà vita – aggiunge Gaia Simonetti – anche l’alfabeto della gentilezza nello sport grazie ai bambini e alle bambine e alle loro squadre». Dall’alfabeto della gentilezza, racconta Luca Nardi, che nel 2014 ha fondato «Cor et Amor», «alle nuove panchine viola distribuite in varie città italiane, al braccialetto viola che si lega a buoni propositi, ogni cittadino può attivarsi diventando costruttore di gentilezza». Il viola è il colore scelto per identificare la gentilezza, perché nasce dalla fusione due elementi base della vita, il rosso e il blu.

I tanti volti della gentilezza

Luca Nardi, 41, insegnante, spiega che «il progetto della associazione nasce da una esperienza personale, da adolescente ho subito abusi da un amico di famiglia, una persona dall’apparenza molto gentile, e diventando adulto mi sono chiesto il perché e che cosa fare perché altri non rivivano un analogo trauma. Mi sono messo in gioco, ho studiato a fondo la gentilezza, bisogna sapere che è utile per migliorare il proprio benessere, ma è anche fondamentale riconoscerla perché ha molte sfumature. C’è la gentilezza nata dal cuore, spontanea, disinteressata. Oppure quella di cuore e testa, che mettiamo in pratica nel quotidiano, ma anche la gentilezza manipolativa. Ed è importante saperla riconoscere. La gentilezza ha anche elementi sinergici, uno è la sincerità. Mi spiego: ci sono verità pesanti e leggere, se ti liberi di una verità pesante diventi più leggero. Ma per questo deve esserci l’ascolto di un genitore, di un insegnante, di un vero amico». Cor et Amor ha dato vita così ai Giochi della Gentilezza nelle scuole. Ed è seguita una cascata di iniziative. La parola è entrata anche nel cuore delle amministrazioni: il piccolo Comune di Rivarolo, nel Canavese, ha introdotto l’assessore alla Gentilezza. E l’hanno poi seguito in tanti. Fino al progetto nazionale Costruiamo Gentilezza, nato 2020 con scadenza nel 2036. «Vorremmo che diventasse un modo di vivere diffuso». Oggi, intanto, 240 Comuni hanno almeno una panchina viola. E i costruttori di buone pratiche ispirate alla Gentilezza stanno declinando il progetto con creatività: ispirati alla Gentilezza sono nati anche i biscotti. Li hanno inventati a Carcare (Savona) e si chiamano Gentilini.

16 aprile 2022 (modifica il 16 aprile 2022 | 18:33)

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