Ultimi giorni di relax per i docenti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Sui social molto spesso capita di leggere dibattiti su alcuni temi legati alla scuola. Fra questi, si rileva quello delle prove di valutazione e sul reale obiettivo che la valutazione dovrebbe avere.
In particolare su Facebook si è discusso a proposito di una riflessione fatta dal filosofo Umberto Galimberti e riportata anche da Orizzonte Scuola.
Galimberti in particolare racconta: “Nelle scuole milanesi non si fa più il tema in classe. Al posto del tema si fa la comprensione di un testo scritto. Ora, io dico che nel tema vien fuori la soggettività dello studente”.
Il filosofo infatti sottolinea che così facendo si annulla la soggettività dello studente: “Nella comprensione di un testo scritto, io ti do dieci parole, tu mi dai il significato di queste dieci parole. Ogni parola che sbagli è un punto in meno a partire da dieci. Ma in questo modo non so niente della soggettività dello studente. Misuro solo la sua prestazione”.
E ancora: “Ma questa è tecnica, la tecnica ti considera solo per le tue prestazioni. Della soggettività non importa niente. Non mi si dica che la scuola educa. La scuola italiana non educa. Non ha neppure l’alba dell’educazione”.
Secondo Galimberti, “fino a 18 anni bisogna tenere una scuola dell’obbligo, inevitabilmente. E gli studenti vanno sedotti in qualche modo… sedotti con la cultura. Allora vanno a scuola volentieri. Se tu spieghi la ‘Divina Commedia’ come ce la raccontava Benigni, magari qualcuno studia anche la ‘Divina commedia’”.
Contrastanti, ovviamente, i commenti dei lettori, con alcuni che esaltano l’analisi di Galimberti e altri che invece la criticano. Ma sul ruolo e finalità della valutazione, lo sappiamo, il dibattito non finirà mai.
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