Nelle scuole medie e superiori del Friuli Venezia Giulia si sta distribuendo in questi giorni un opuscolo, realizzato col contributo della Regione, dal titolo “Prevenire le aggressioni, combattere la violenza”.
Un libro che non ha per nulla ricevuto il consenso degli studenti e delle studentesse: “Ci dicono di non girare sole di notte, di non sorridere agli sconosciuti e di non usare vestiti appariscenti in discoteca”, raccontano a Il Gazzettino i ragazzi del Convitto Paolo Diacono, a Cividade del Friuli.
Secondo gli studenti, che hanno iniziato a protestate, “questi testi sono intrisi di per sé di violenza di genere. Parlare di prevenzione della violenza, descrivendo il modo in cui la persona si veste, significa giustificare l’aggressore. Frasi come non guardare insistentemente e non fare commenti all’altrui ragazza/o, né sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti non fanno altro che evidenziare l’idea che la violenza sia responsabilità di chi la subisce e dei suoi comportamenti sbagliati”.
Interviene anche il sindaco di Cividade Daniela Bernardi: “Se i giovani contestano l’opuscolo, che si facciano tutti un grande esame di coscienza“. “È anacronistico? -si chiede il primo cittadino – Perfetto: allora rivediamo tutte le nostre posizioni e quando ci confrontiamo ricordiamoci che la libertà di uno finisce dove comincia la libertà dell’altro. Di conseguenza potremmo evitare tantissime situazioni di disagio se questo venisse fatto, non solo dai giovani ma un po’ da tutti”.
Bernardi sottolinea: “A volte vedo persone giovani o meno giovani che si vestono in modo che ritengo assai poco apprezzabile. Se una usa le gonne così corte che si vedono le mutande, per me è di cattivo gusto e non sono anacronistica. Che protestino va benissimo. Protestano per un testo che li mette in condizione di pensare a tutti i loro comportamenti”.
“Il Comune di Cividale distribuisce nelle scuole una pubblicazione nella quale si consiglia alle donne di non fare sorrisi provocanti o ironici, di non indossare abbigliamento eccessivamente stravagante o succinto e magari evitare di uscire da sole di notte per non attirare potenziali aggressori. È questa la visione della donna e della società della nostra amministrazione comunale?“, si chiede Alberto Diacoli (Prospettiva civica).
“Anziché suggerire alle donne una vita di castità e reclusione, l’amministrazione dovrebbe impegnarsi a garantire a tutti cittadini le stesse libertà e opportunità di vita. Non è accettabile che nel 2023 si diffondano ancora messaggi che spostano la colpa sulla vittima, anziché sull’aggressore“, aggiunge.