A Trento 6 studenti non ammessi alla maturità. Il Ds: I genitori ci hanno ringraziato. Se li avessimo promossi li avremmo mandati allo sbaraglio

A chi dice che non si boccia mai proponiamo la vicenda del liceo delle scienze umane “Antonio Rosmini” di Trento, dove quest’anno ben 6 studenti non sono stati ammessi alla maturità.

Un record negativo che però il dirigente, prossimo proprio alla pensione, non vuole etichettare drammaticamente: “Non chiamateli bocciati. Preferisco definirli studenti che hanno la possibilità di fare un percorso per approfondire alcune competenze. Non è uno stigma, ma un bisogno a cui dobbiamo rispondere”.

A questa «scelta difficile ma necessaria» il corpo docente è arrivato dopo un’attenta valutazione dei singoli curricula dei ragazzi, arrivando a stabilire un “ripasso” per garantire un percorso formativo completo che consenta loro di affrontare al meglio il futuro, racconta Il Corriere del Trentino.

Due ragazzi non avevano la frequenza necessaria, il 75% del monte ore scolastico, e non sono stati valutati né ammessi ai voti, come previsto dalla legge. Non siamo lì con il contagocce: chi è assente per malattia o in casi particolari adottiamo delle deroghe – premette il preside-. Ma in quella classe si sono combinati alcuni fattori. Il loro secondo anno è coinciso con la pandemia e per legge non è stato bocciato nessuno. L’anno dopo, in terza, si alternavano lezioni in presenza e didattica a distanza, quarantene e lockdown, e anche l’anno dopo abbiamo soprasseduto su alcune valutazioni per dare il tempo agli studenti di recuperare”.

Il dirigente scolastico spiega ancora le motivazioni del consiglio di classe: “Alcuni di loro hanno evidenziato difficoltà oggettive nel lavorare stando al passo con la classe e assimilare competenze, soprattutto sulle materie di indirizzo ma anche nel comporre un testo o esprimere un concetto; non tanto per l’esame di maturità, quanto per affrontare la vita oltre il liceo qualsiasi scelta vorranno fare. All’università rischiano di arenarsi ai primi esami e di mollare subito, e quando si cade lì non c’è più recupero“.

A prevalere, dunque, secondo il preside, è stata la volontà di difendere questi ragazzi, dare una “permanenza di un anno in più in un contesto protetto, come quello del liceo, che consente di recuperare, acquisire competenze e una maturazione per affrontare il diploma e proseguire con gli studi”.

Potevamo chiudere un occhio – rivela il Ds -, mandarli allo sbaraglio sarebbe stato più semplice e più comodo, ma da vigliacchi. Questo ruolo scomodo rientra nel patto educativo che firmiamo con le famiglie quando ci affidano i loro figli”.

Qual è stata la reazione delle famiglie dei ragazzi rimandati? Il preside racconta che i genitori hanno compreso la situazione, altri hanno detto “se l’è meritata“.

In pochi richiedono l’accesso agli atti, visto che con il registro elettronico tutto è trasparente. Tuttavia, con studenti di 18-19 anni, coinvolgiamo direttamente il ragazzo negli incontri con il coordinatore di classe. Abbiamo un rapporto diretto con gli studenti che va oltre la comunicazione formale, qualche mese prima della decisione definitiva, in cui vengono informati che non hanno i requisiti per accedere all’esame se non recuperano in breve tempo. Alcuni fanno finta di essere sorpresi, ma sarebbe un danno per loro se fossimo noi adulti a far finta di nulla“, conclude il dirigente scolastico.

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