Academy della sostenibilità. L’ambiente? Oggi si impara: le aziende a lezione di green

di Elena Comelli

Accenture lancia un percorso formativo per preparare i professionisti alla transizione ecologica. Sandro Orneli: «Il processo deve riguardare l’intero corpo aziendale, dai fornitori ai clienti finali»

La sostenibilità non può essere solo subita in osservanza a un obbligo normativo, ma deve essere introdotta alla base di tutti i processi aziendali, per generare vantaggi concreti alle imprese che la praticano. Parte da qui la nascita della Green Academy, il percorso formativo lanciato da Accenture sotto l’egida di Sandro Orneli, Europe Sustainability Strategy Lead, per dotare tutti i propri professionisti del know how per integrare la sostenibilità nelle diverse aree di business.

Le imprese sostenibili corrono più delle altre, ormai è un dato di fatto consolidato. Come realizzare questa trasformazione?
«Oggi c’è bisogno di molta concretezza per aiutare le aziende a integrare la sostenibilità nei loro processi, nell’organizzazione e anche nelle tecnologie. Con la Green Academy facciamo un passo in avanti, dando un taglio molto pratico per facilitare l’applicazione di questi principi alla quotidianità delle aziende in cui operano i nostri professionisti».

Come si fa a rendere più concreto questo processo?
«Il punto fondamentale è far scendere la transizione ecologica dai piani alti lungo tutto il corpo delle aziende e anche all’esterno, arrivando fino ai clienti finali e ai fornitori, coinvolgendo anche le piccole e medie imprese che si muovono attorno alle grandi e che fanno più fatica a star dietro a questi processi. Se non s’ingaggia tutto l’ecosistema aziendale in questo cambiamento, non si riesce a far pendere la bilancia in modo stabile verso la sostenibilità».

Trovate forti resistenze da parte delle imprese?
«Non ci riconosciamo nelle obiezioni di chi vede la sostenibilità solo come un costo. Non è più così. Non si tratta di costi, ma di investimenti, con un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Chi oggi investe nella sostenibilità, con le tecnologie giuste di supporto, diventa più competitivo e riesce a ottenere risultati migliori rispetto a chi non lo fa».

Qualche esempio concreto?
«Abbiamo messo in campo una serie di strumenti per misurare i consumi di energia delle aziende, individuarne sprechi e soluzioni. L’efficienza energetica è un tema di cui si parla troppo poco, perché è meno appariscente delle fonti rinnovabili. Invece dovrebbe essere la prima mossa per ridurre le emissioni. Prima si taglia e poi si coprono i consumi rimasti con l’energia verde».

Vede un maggiore interesse per la gestione efficiente delle risorse in presenza della crisi energetica?
«La domanda di questo tipo di servizi è aumentata notevolmente, ma la situazione cambia molto da settore a settore. Alcuni settori, come la grande distribuzione, sono più veloci mentre altri, come ad esempio quello automobilistico, fanno più fatica ad affrontare una trasformazione così radicale e sono più preoccupati di come tenere insieme il nuovo che avanza e l’equilibrio economico delle aziende. Ma quando si mettono in campo iniziative di sostenibilità che hanno un ritorno sull’investimento c’è grande apertura da parte del sistema delle imprese».

Altri punti cruciali per la transizione?
«Siamo molto impegnati nell’economia circolare e nella gestione sostenibile degli scarti. Anche qui c’è un forte cambiamento in atto. Una volta venivamo sollecitati su questi temi solo dalle aziende che si occupano in prima persona della gestione dei rifiuti, mentre invece oggi ci chiamano anche le altre. Per le aziende della logistica e della grande distribuzione mettiamo in piedi, ad esempio, catene di logistica inversa, ovvero soluzioni per recuperare gli imballaggi in plastica dai clienti finali ed evitare di immetterli così nel ciclo dei rifiuti».

La transizione verde va di pari passo con la giustizia sociale?
«Bisogna innestare un circolo virtuoso che comprenda tutte e due. Uno dei punti su cui battiamo di più nella Green Academy è il tracciamento dei fornitori attraverso tutta la filiera. Alle aziende dev’essere chiaro che non esiste una transizione credibile se non si offre la massima trasparenza al cliente di tutto il percorso di approvvigionamento, a partire dalle materie prime. Tutto il resto è solo greenwashing. E quando si parla di trasparenza della catena di fornitura non si considerano solo le questioni ambientali, ma anche aspetti sociali e gestione dei diritti umani. Per il consumatore finale vale molto di più la trasparenza dello slogan vuoto, con cui ormai non si va da nessuna parte».

17 giugno 2022 (modifica il 17 giugno 2022 | 01:04)

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, 2022-06-16 23:06:00, Accenture lancia un percorso formativo per preparare i professionisti alla transizione ecologica. Sandro Orneli: «Il processo deve riguardare l’intero corpo aziendale, dai fornitori ai clienti finali», Elena Comelli

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