Addio a Giuseppe Cairo  La passione per il calcio, l’impegno nel ciclismo

il lutto

di Paola Pica14 giu 2022

«Caro Papà ti ho adorato, sei stato il mio mito, avrei voluto essere come te. Da bambino la cosa più bella per me era quando mi portavi con te. Mi hai insegnato tanto, tutto quello che sapevi e io mi sono sempre sentito una cosa sola con te. Resterai sempre con me». Sono queste le parole della lettera-necrologio con la quale Urbano Cairo saluta il padre Giuseppe, vicepresidente del Torino, mancato ieri ad Alessandria all’età di 90 anni compiuti il 29 aprile scorso. «Devo tutto a mio padre, un uomo di grande talento al quale ho cercato sempre di assomigliare. Ma lui è sempre stato più bravo di me», racconta il presidente di Rcs e patron del Torino dalla casa di famiglia di Abazia di Masio, piccolo comune in provincia di Alessandria al confine con l’astigiano dove Giuseppe era nato e poi tornato a vivere, dopo una lunga parentesi milanese, con la moglie Maria Giulia Castelli mancata 10 anni fa, nel 2012, a 79 anni. La celebre Mamma Cairo alla quale Urbano insieme al fratello Roberto e alle sorelle Isabella e Laura, e allo stesso papà Giuseppe, hanno intestato il Trofeo delle squadre Primavera.

Con Maria Giulia, l’amore di tutta la vita, Giuseppe Cairo aveva condiviso la fede per il Grande Torino. «Le nostre domeniche erano tutte pane e calcio», ebbe a raccontare Giuseppe. Entrambi erano tra i tifosi corsi in lacrime sulla collina di Superga il giorno della tragedia, il 4 maggio del ’49, lo schianto dell’aereo che stava riportando in città la squadra granata dopo una partita giocata a Lisbona. Giuseppe era stato calciatore da ragazzo, nell’Alessandria. Il figlio Urbano trova in casa una foto storica che ritrae il padre con i compagni in maglia grigia. «Giocava bene e stava per essere venduto alla Fiorentina — racconta — ma non ci andò mai perché il nonno non volle. Non voleva che interrompesse gli studi e così fece altro. Come la mamma, fu entusiasta della mia decisione di acquistare il Torino. E anzi mi seguì in tutta la trattativa restando poi alla vicepresidenza. Una cosa bella e importante che abbiamo fatto insieme, ancor più significativa — continua Cairo — perché in quegli anni mio padre aveva avuto un problema di salute e quell’impegno ci ha aiutato anche a superare le preoccupazioni». Il Torino Football Club, da parte sua, ieri ha ricordato «l’uomo buono e generoso, un esempio per molti: ha dedicato la sua vita al lavoro e grazie alla tempra e alla tenacia che l’hanno sempre contraddistinto ha raggiunto notevoli risultati professionali. Mancherà a tanti».

Ad Abazia di Masio ieri gli amici si sono raccolti con la famiglia. Domani alle 15 il funerale sarà celebrato nella chiesa della parrocchia del paese, Regina Apostolorum, in via Piacenza. «Ci conoscevamo da una vita e ci siamo visti non molto tempo fa. Giuseppe era sempre attento alle problematiche del paese», dice il sindaco Giovanni Airaudo.

«Ma il calcio non era la sua sola passione sportiva — racconta ancora Urbano Cairo —. Nella sua vita il ciclismo è stata un’esperienza straordinaria eforse quella che più mi resta nel cuore con le immagini della gloriosa “Sei giorni di Milano” che corrono nella mente in queste ore. Come dirigente della Mobilgirgi, molto attiva nelle sponsorizzazioni sportive, curò i ciclisti che trionfarono nel 1969 e nel 1970 all’importante competizione su pista milanese: si trattava di Dieter Kemper che vinse le due edizioni prima in coppia con Horst Oldenburg e poi con Norbert Seeuws. Per me ragazzino è stata un’avventura e una favola, mio padre il mio eroe. A quelle emozioni, a quella meraviglia per come lui svolgeva il suo lavoro, a quei valori che mio padre trasmetteva, devo quello che sono oggi. Lui è stato davvero lo stimolo a fare di più a scuola e poi nella vita professionale. Come ho scritto nel mio messaggio personale, ognuno di noi fratelli ha scritto il suo, il conforto più grande adesso è il ricordo di me bambino per mano a un gigante».

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, 2022-06-14 21:15:00, Aveva 90 anni. Nato ad Abazia di Masio, era vicepresidente del Torino. Il cordoglio della società: uomo generoso. Il figlio Urbano: «Era il mio mito, a lui devo tutto», Paola Pica

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