Addio, Iowa: i democratici votano per cominciare le primarie dal South Carolina

di Andrea Marinelli

Una tradizione che resisteva da mezzo secolo potrebbe cambiare nel 2024. Il primo Stato a votare dovrebbe essere quello che ha rilanciato la candidatura di Joe Biden due anni fa: la decisione finale nei prossimi mesi

Addio, Iowa, così poco rappresentativa della società americana eppure per cinquant’anni così influente sulla sua politica. La commissione regolatrice del partito democratico ha votato venerdì per togliere allo Stato del Midwest il ruolo che deteneva dal 1972 di «first in the Nation», primo a votare nelle primarie per le elezioni presidenziali e per questo capace di indirizzare la scelta del candidato, lanciando a volte sorprese come successe nel 2008 con Barack Obama. Solo che l’Iowa è troppo bianco, rurale e conservatore, mentre i leader del partito, con in testa Joe Biden, volevano cambiare il calendario — per la prima volta in quasi 15 anni — e fare in modo che rappresentasse un elettorato più diverso e variegato, come è ormai quello democratico.

E così nel 2024 — se l’assemblea del partito lo confermerà, come pare ormai certo, con un altro voto in programma a inizio anno — il grande carrozzone elettorale americano partirà il 3 febbraio dalla South Carolina, Stato del Sud con un’ampia comunità afroamericana, decisiva due anni fa nel rilanciare la candidatura di Joe Biden grazie all’endorsement dell’influente deputato locale Jim Clyburn. «Non ho chiesto di essere il primo, è stata un’idea del presidente», ha commentato Clyburn dopo il voto della commissione regolatrice. «Sa cosa la South Carolina ha fatto per lui, e lo ha dimostrato ripetutamente, portandole rispetto».

Le primarie dovrebbero proseguire poi in quattro «swing states», Stati in bilico che da soli possono indirizzare l’esito del voto. Tre giorni dopo il South Carolina si voterà infatti in Nevada, che ha un’ampia fetta della popolazione di origine ispanica, e in New Hampshire, a stragrande maggioranza bianca e tradizionalmente il secondo del calendario. Poi toccherà alla Georgia, che ha una forte comunità nera e un grande peso politico, e al Michigan, bianco, operaio e spesso decisivo alle presidenziali.

Quella a cui stanno lavorando i democratici è, di fatto, una rivoluzione, ma Iowa e New Hampshire sostengono che — stando alle loro leggi statali — dovranno restare loro i primi a votare e per questo promettono di dare battaglia. Per cinquant’anni, del resto, il «campaign trail» americano è stato aperto dai caucus dell’Iowa, una sorta di assemblea di condominio con gli elettori che si riuniscono in scuole, palestre o sale parrocchiali e votano in modo bizzarro sotto l’occhio di giornalisti arrivati da tutto il mondo per assistere al «grande spettacolo della democrazia americana».

L’Iowa, si è detto per mezzo secolo, contribuiva a lanciare o spezzare le ambizioni dei politici: qui sono inciampati negli anni pezzi da novanta come Jeb Bush, Mitt Romney, Hillary Clinton o John Edwards, e sono decollati outsider come Obama, Pete Buttigieg o Mike Huckabee. Che fosse per un camioncino carico di schede elettorali mangiato dalla notte in una pianura innevata — storia vera, anno 2012 — o per un guasto tecnico che mandava in tilt il sistema — altra storia vera, anno 2020 — ha però quasi sempre fornito i risultati in ritardo. E spesso pure sbagliati. Per scoprire il vincitore era necessario aspettare giorni, a volte settimane: sempre nel 2012 Mitt Romney fu proclamato vincitore delle primarie repubblicane per 8 voti poi, due settimane più tardi, venne annunciata la vittoria di Rick Santorum per 34 schede.

Il «casino totale» di due anni fa, quando l’app che doveva convogliare i risultati dei 1.678 distretti elettorali andò in tilt e ci vollero 25 giorni per certificare i risultati, ha fornito ai democratici l’occasione di riformare il calendario, togliendo i privilegi a uno Stato che per mezzo secolo è stato un epicentro della politica americana, con decine di aspiranti presidenti — e con loro consiglieri, analisti, sondaggisti, giornalisti e cameraman — costretti per mesi a battere le 99 contee dell’Iowa tenendo comizi in diner di provincia, mangiando burro fritto alla fiera statale, incontrando gli elettori in magazzini o poligoni pur di dare slancio alla propria corsa verso la Casa Bianca.

Solo che negli ultimi vent’anni l’America è cambiata. E ora — forse — cambieranno anche le sue abitudini elettorali.

3 dicembre 2022 (modifica il 3 dicembre 2022 | 20:31)

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, 2022-12-03 20:30:00, Una tradizione che resisteva da mezzo secolo potrebbe cambiare nel 2024. Il primo Stato a votare dovrebbe essere quello che ha rilanciato la candidatura di Joe Biden due anni fa: la decisione finale nei prossimi mesi, Andrea Marinelli

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