Adriano Celentano compie 85 anni: storia dellorologiaio che vendette 200 milioni di dischi in rock senza sapere linglese

di Matteo Persivale

Il Molleggiato arrivato al traguardo con una parabola che sembra quella di un extraterrestre, a partire da quel lontano 1954 in cui scopr la musica nuova

Come ogni extraterrestre che si rispetti, arrivato sul nostro pianeta grazie alle comete. In occasione del suo 85esimo compleanno giusto ricordare che Adriano Celentano nato due volte: la prima, il 6 gennaio 1938 in una modesta palazzina a due piani di via Gluck 14 a Milano (dove, peraltro, incredibilmente, non c’ una targa che lo ricordi). La seconda, in un giorno imprecisato del 1954, quando un amico arriv di corsa nel negozio d’orologiaio del signor Tranquillo Galvani dove Adriano lavorava come apprendista e gli disse che era arrivata una musica nuova, il rock’n’roll di Bill Haley and the Comets. “Quando l’ho sentito, come se mi fosse entrato un fulmine nella testa”, raccont Celentano molti anni dopo all’amica Fernanda Pivano, in quella che probabilmente la pi bella intervista di una carriera straordinaria (nel libro “Complice la musica”, Bur). Elvis Presley non era ancora arrivato in Italia, i Comets di Haley erano ancora un fenomeno di nicchia che lui cap immediatamente, tra i primissimi nel nostro Paese.

E cos, lui che era l’unico in famiglia a non aver mai suonato strumenti – il pap, immigrato dalla Puglia, amava il mandolino – divent musicista: cominci in periferia, nella sala da ballo della Cooperativa Filocantanti di via Arese nei pressi di viale Zara, cantando “L’orologio matto”, cio “Rock around the clock” (la generazione successiva la conoscer come sigla di “Happy Days”), in italiano, con quattro amici detti i “Rock Boys”. “Piaceva talmente, anche perch era il primo a far questo genere, che a un certo punto si divertiva a portar via clienti da una sala per travasarli in un’altra dove rifaceva il numero”, scrisse sull’Espresso Camilla Cederna elogiando quell’adolescente che aveva inventato “un tipo di cantante assolutamente nuovo e tutto italiano, in cui il milanese felicemente si fonde con il meridionale”.

Non renderebbe giustizia al giovane Celentano – e neanche al signore 85enne di oggi, che ha ancora una stanza della villa adibita a laboratorio d’orologeria: il suo vero mestiere, la musica il suo hobby, dice spesso scherzando – classificarlo come genio spontaneo della musica, come fenomeno capace d’imparare in un istante il rock’n’roll senza sapere l’inglese e arrivando cos a vendere 200 milioni di dischi attraverso sette decenni, e a recitare in film campioni d’incassi senza aver mai formalmente studiato recitazione, a finire primo e secondo nello stesso Sanremo sottolineando pragmaticamente che se avesse portato tre canzoni sarebbe arrivato anche terzo, e a creare un fenomeno mediatico (e politico) con il suo “Fantastico” televisivo, quando ordin al pubblico di spegnere la tv per 5 minuti e 8 milioni d’italiani (due terzi dei voti della Dc, il doppio del Psi) obbedirono.

Perch il genio di Celentano non esisterebbe senza il talento dell’orologiaio: smontare e rimontare un meccanismo complicatissimo per capire come funziona, e imparare a rimetterlo insieme, come fece da ragazzino – quand’era ancora un fiulett – con il grande orologio del bar sotto casa che s’era rotto, e lo riport perfettamente in funzione nell’ammirazione generale. Smontare e studiare maniacalmente la chitarra elettrica dei Comets, la voce di Haley, il blues a 12 misure, i fianchi di Presley che accompagnavano quella che in America veniva vista come “musica del demonio” ma lui rese subito amichevole, travolgente, calorosa – in una parola, italiana, smontare la recitazione di Brando ne Il selvaggio, gli sketch di Jerry Lewis.

I suoi grandi successi – “greatest hits” come dicono quelli che a differenza di Celentano sanno l’inglese ma non hanno venduto 200 milioni di dischi – sono troppi per elencarli, da “24.000 baci” a “Il tuo bacio e’ come un rock”, ma basta “Azzurro” per riassumere tutto Celentano: scritta da Paolo Conte, dal ’68 in poi stata cantata da legioni di artisti in tutto il mondo, “cover” di extra lusso da Mina a Rgine, ma la versione di Celentano non soltanto la prima, in un certo senso l’unica (ci perdoni l’avvocato Conte, che resta uno dei grandi compositori della nostra epoca) perch diversa da tutte le altre, inimitabile in quel modo sfuggente che la cifra di Celentano da quasi settant’anni.

Federico Fellini aveva capito tutto subito, vedendo su una rivista le foto di un concerto allo Smeraldo di Milano (oggi un grande magazzino di alimentari) nel quale uno sconosciuto cantante rockettaro aveva provocato disordini tra i fans, e l’aveva convocato a Roma per “La dolce vita”. Forse per l’unica volta nella sua vita, intimidito davanti al maestro, tacque. Disse soltanto, quando Fellini spieg che la protagonista era Anita Ekberg, “Urca”, e bast quello. Sposato da 59 anni con Claudia Mori, tre figli (Rosita, Giacomo, e Rosalinda), disse 12 anni fa a Fernanda Pivano che il suo progetto per il futuro era quello “di saltellare ancora un po’”, che l’augurio migliore da dedicargli anche oggi.

6 gennaio 2023 (modifica il 6 gennaio 2023 | 18:53)

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