Giorgetti: Germania e Francia chiedono più aiuti di Stato? Cambiamo il patto di stabilità

Parla il ministro dell’Economia Giorgetti

di Federico Fubini08 feb 2023

Giorgetti: «Germania e Francia chiedono più aiuti di Stato? Cambiamo il patto di stabilità»

Giancarlo Giorgetti, 56 anni, non ama esprimersi spesso al di fuori dei momenti in cui il suo ruolo istituzionale di ministro dell’Economia glielo impone. Forse per questo, quando lo fa, parla con l’urgenza di uno che ha accumulato a lungo e tira fuori tutto insieme. Giorgetti per esempio non ha affatto gradito che i suoi colleghi di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Robert Habeck, siano andati a Washington a discutere di politica industriale quasi che fossero solo loro a rappresentare l’Europa. Il ministro italiano non nasconde il suo disappunto, in un incontro con un gruppo ristretto di quotidiani europei.

Soprattutto per Giorgetti non apprezza l’idea che Parigi e Berlino ottengano un allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato alle imprese – proprio come risposta ai sussidi di Washington – senza regole che creino un riequilibrio. Una di esse riguarda la riscrittura delle regole di bilancio: se l’Unione europea autorizza pi sussidi per la transizioni tecnologiche, osserva il ministro, allora dovrebbe trattare quelle spese in maniera pi benevola nella fase di controllo dei deficit pubblici.

Siamo sorpresi

Di certo a dare all’Europa quella che Giorgetti chiama una sveglia stata l’ondata di aiuti pubblici e crediti d’imposta dell’amministrazione di Joe Biden: fino a duemila miliardi di dollari fra i programmi Build Back Better, Chips Act e Inflation Reduction Act. Ma la reazione franco-tedesca, con la missione dei ministri economici Bruno Le Maire e Robert Habeck a Washington questa settimana, non andata gi al governo di Roma. un’iniziativa di due Paesi, non un’iniziativa europea – dice subito Giorgetti -. Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende. Se l’avesse fatto l’Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. A parti invertite saremmo sotto processo, dice il ministro. Invece, aggiunge, la risposta evidentemente dovr essere europea e non di due soli Paesi.

Regole meno rigide

Il punto capire quale risposta. Qui le preoccupazioni di Giorgetti si uniscono a una proposta: legare la liberalizzazione dei sussidi con regole meno rigide e pi mirate anche sui bilanci pubblici. Altrimenti, visto dal governo guidato da Giorgia Meloni, l’equilibrio europeo rischia di saltare. Non si pu prendere solo un pezzo, gli aiuti di Stato, senza discutere del resto – avverte Giorgetti -. Il muoversi in modo disordinato pu far saltare l’Europa. Le istituzioni e le regole europee sono in grave situazione di stress, se si comincia a cedere sui principi del mercato unico. Cos, complessivamente, un sistema gi troppo articolato non reggerebbe pi.

Pi Europa (e fondo strategico)

Ma appunto il ministro dell’Economia italiano non chiede per questo meno Europa: ne chiede di pi. In prospettiva, vede l’obiettivo di un fondo strategico europeo che finanzi e gestisca in comune grandi progetti industriali europei. Ma Giorgetti capisce che questo non sar per domani. Nell’immediato vede un’altra possibilit: trattare in modo diverso nel Patto di stabilit, ai fini del deficit, gli investimenti pubblici nei settori sui quali Francia e Germania chiedono meno vincoli negli aiuti di Stato. un tema di cui i capi di Stato e di governo dell’Unione parleranno nel loro vertice di gioved 9 febbraio a Bruxelles. Se il rilassamento dei vincoli e le deroghe sugli aiuti di Stato proseguono e a fine anno tornano in vigore le regole del Patto di Stabilit, allora si crea un disallineamento – osserva Giorgetti -. Perch poi concretamente non potrei fornire gli aiuti, anche usando i fondi in prestito dal Piano nazionale di ripresa (Pnrr, ndr), perch comunque dovrei rispettare i vincoli di bilancio.

La proposta dell’Italia

Di qui la proposta dell’Italia: Sarebbe un passo in avanti enorme – dice il ministro – se nel Patto di stabilit queste spese per investimento avessero un trattamento diverso rispetto alle spese correnti per personale o pensioni. Anche perch, aggiunge Giorgetti con un’altra stoccata a Berlino, facciamo fatica ad accettare che ci siano Paesi di serie A e Paesi di serie C. Il governo italiano di destra, succeduto a quello di Mario Draghi, resta per molto attento su un punto: non dare l’impressione di essere un remake del governo sovranista giallo-verde del 2018-2019, che entr subito in rotta di collisione con i mercati e poi con la Commissione europea.

L’Italia non si sottrae alle responsabilit

L’Italia non si sottrae alla responsabilit di condurre una finanza pubblica responsabile e prudente – dice Giorgetti -. Ci rendiamo conto che abbiamo un elevato debito pubblico, riteniamo di poterlo gestire e abbiamo il dovere di non creare problemi ad altri. Qui viene una rivendicazione puntigliosa del ministro: L’ultima legge di bilancio credo che abbia dimostrato la seriet italiana, dice. In particolare, Giorgetti ricorda che il governo Meloni ha scelto di non rinnovare la sospensione delle accise sui carburanti, rischiando seri problemi con l’opinione pubblica. stato un atto politico non banale.

Obiettivo: flessibilit

Giorgetti sa per che il governo si gioca molto, moltissimo, sul ridisegno e l’esecuzione del Pnrr. Un primo obiettivo, ormai alla portata, ottenere una flessibilit su contenuti e tempi nel piano: Durante il primo anno (di Pnrr, ndr) siamo stati investiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina – osserva il ministro – forse ha senso rivedere la scadenza del 2026 almeno di un anno. C’ poi il tema dei costi aumentati per le opere, per l’Italia pi rilevante perch ha avuto la parte pi importante dei fondi del Recovery. Ma soprattutto il problema della qualit di alcuni progetti e dei bandi andati deserti, come quelli sulle stazioni di rifornimento a idrogeno. Andate a vedere i progetti finanziati dai comuni italiani con i soldi del Pnrr e chiedetevi se possono aiutare l’economia e crescere. Nel fondo complementare c’ anche uno stadio, sferza il ministro (non senza una frecciata ai piani dell’amministrazione di Firenze sul Franchi di Campo di Marte).

L’Italia non chieder altri prestiti

Dunque la revisione del piano, in corso, cercher di sviluppare le verticali industriali soprattutto nell’energia. Meloni parla spesso del ruolo dell’Italia come hub nel Mediterraneo. Ipotizziamo che grazie al sole, al vento del Mediterraneo e grazie all’Africa, noi possiamo portare tutta l’energia da sud verso nord. Abbiamo la capacit di trasmissione di questa energia dal sud Italia verso nord e verso l’Europa?, si chiede il ministro. Il riferimento a progetti di rete elettrica e via gasdotto da Sud a Nord evidente. Di certo per l’Italia non chieder altri prestiti, nei circa cento miliardi ancora disponibili a Bruxelles, finch non avr la certezza di poter spendere bene i fondi gi disponibili e (eventualmente) quelli nuovi.

Squilla sul cellulare di Giorgetti una chiamata di Giorgia Meloni. Il ministro non risponde e continua a parlare. Sembra uno che ha un po’ bisogno di sfogarsi, dopo aver accumulato per troppo tempo.

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