Albanese, risate in carcere: Un mondo dimenticato

di Stefania Ulivi

Diretta da Riccardo Milani, Grazie ragazzi una commedia su un laboratorio teatrale grazie a cui i detenuti scoprono il potere liberatorio dell’arte. Il palcoscenico mi ha reso felice

La storia vera. Successe in Svezia nel 1985, quando un attore, Jan Jnson, mise in scena con cinque detenuti del penitenziario di massima sicurezza di Kumla Aspettando Godot di Beckett. Un inizio di tourne trionfale seguito da un disastro: l’evasione di tutti gli attori prima della replica a Gteborg. Una storia gi raccontata al cinema da Emmanuel Corcol in Un triomphe, che Riccardo Milani (con Michele Astori) ha cucito addosso ad Antonio Albanese, trasferendo la vicenda nel carcere di Velletri, in Grazie ragazzi (da mercoled 11 gennaio in sala con Vision in 450 copie). Antonio un attore di scarso successo — campa doppiando film porno, ndr — che viene spinto dall’amico Michele, Fabrizio Bentivoglio, ad accettare di tenere un piccolo laboratorio in carcere. Grazie al contatto con questi ragazzi recuperer la passione per il suo mestiere e riuscir a convincere la direttrice del carcere, Sonia Bergamasco, a concedergli tempo e modo di mettere in scena il loro Godot.

La quarta volta insieme per Albanese e Milani (dopo Un Gatto in tangenziale 1 e 2 e Mamma o pap?). Commedie che raccontano il nostro tempo e sanno andare nel profondo dei personaggi, sottolinea l’attore. A cominciare dal suo, che riscopre la passione per il mestiere dopo decenni di orgasmi e gemiti, come gli ricorda Michele. Nei panni del regista mi sembrato di rivivere la stessa sorpresa dei miei inizi. Posso dire di essere stato salvato dal teatro, in un certo modo. L’ho scoperto tardi, a 22, 23 anni, e mi ha reso un uomo pi felice. Il personaggio riscopre insieme ai suoi attori quell’attimo fuggente in cui le emozioni inespresse trovano la via per emergere in scena. Credo sia stato lo stesso per i miei colleghi che hanno interpretato i detenuti — Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi e Bogdan Iordachioiu — , tutti molto bravi a tatuarsi addosso la disperazione di quel contesto.

La cultura, dice, pu fare la differenza. importantissima ma interessa sempre meno. Nelle ultime elezioni la parola cultura non stata detta da nessuno. Vergognoso. Come, insistono tutti, lo il disinteresse generale verso il mondo del carcere. Se ne parla troppo poco e male — dice Albanese —, solo di fronte a conseguenze tragiche come successo al Beccaria. Abbiamo girato a Velletri e a Rebibbia e ci siamo confrontati con ragazzi che lavorano, imparano a costruire delle cose, e tante persone che si occupano di loro nel modo giusto.

L’idea di Grazie ragazzi, rilancia Milani, offrire una chiave semplice per trattare temi complicati, anche ostili. Antonio si ostina a cercare l’umanit di tutti — detenuti, agenti di custodia, attori — in un luogo dove schiacciata. Mi era gi capitato di girare in carcere, c’ molta volont di aprirsi, tante persone impegnate per combattere il disagio, un lavoro che va riconosciuto. Una commedia su tante storie vere. Come la figura della direttrice, ho incontrato quasi sempre donne in quel ruolo. L c’ lo Stato: lei riesce a forzare le cose, rompe meccanismi. Cerca spazi non di libert ma di possibilit.

9 gennaio 2023 (modifica il 9 gennaio 2023 | 23:47)

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