La forza evocativa di una foto di classe è innegabile. Guardando i volti sorridenti e le espressioni spensierate, possiamo immaginare una fase della vita piena di promesse e opportunità.
Il divulgatore scientifico Alberto Angela ci ricorda, attraverso un tweet, l’importanza di non dimenticare: 81 bambini di una sola scuola finirono nei campi di sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale.
La cifra è sconcertante e ci costringe a riflettere sul ruolo dell’educazione e della memoria storica. In un’epoca in cui le informazioni sono sempre a portata di mano, il rischio dell’oblio è costantemente in agguato. Le scuole, come istituzioni educative, hanno il dovere non solo di fornire competenze tecniche e accademiche, ma anche di instillare il senso di responsabilità collettiva e consapevolezza storica nei giovani.
Insegnare la storia, soprattutto quella più dolorosa, è fondamentale per evitare che gli errori del passato si ripetano. La didattica deve includere lezioni che affrontino non solo gli eventi storici, ma anche le conseguenze etiche e morali di tali eventi. È necessario, per esempio, discutere apertamente del significato dei campi di sterminio, dell’antisemitismo e della xenofobia, per comprendere come queste atrocità siano potute accadere e come possano essere prevenute in futuro.
La riflessione etica e la promozione di valori umanitari devono essere al centro dell’esperienza formativa. Questo è il solo modo per assicurare che le nuove generazioni possano guardare una foto di classe senza doversi domandare quanti dei volti raffigurati abbiano conosciuto un destino inimmaginabile.
Foto di classe, come tante. Come quelle dei nostri figli. Ieri come oggi. Bambini e bambine negli anni più spensierati della loro vita.
Solo in questa scuola furono 81 i bambini a finire nei campi di sterminio. 81! In una sola scuola! #Ulisse pic.twitter.com/vwPQIn20mC— Alberto Angela (@albertoangela) September 21, 2023
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