di Aldo Grasso
Le produzioni italiane, magari prendendo a prestito strutture narrative, modalit di racconto, modelli recitativi da canoni stranieri, hanno alzato il tiro
Ormai possibile disegnare una cartografia dell’Italia, del suo immaginario geografico, attraverso gli interventi delle Film Commission: quella del Trentino particolarmente attiva, per questo ora ci troviamo ad affrontare un mistery-drama ambientato in un lussuoso albergo nel piccolo ed esclusivo polo sciistico nella Valle del Vanoi, Black Out – Vite Sospese (Rai1). Poche righe di trama, giusto per capire di cosa si tratta: una valanga costringe vacanzieri e residenti nel piccolo paese a vivere un’esperienza unica che li obbligher a fare i conti con s stessi e con gli altri. La situazione costrittiva cambia fatalmente le vite dei singoli: il mistero s’infittisce perch Giovanni Lo Bianco (Alessandro Preziosi), legato da un vincolo ancestrale a un boss della malavita, dovrebbe eliminare Claudia (Rike Schmid), una medica tedesca che vive sotto protezione, essendo testimone oculare di un omicidio di camorra. Di mezzo ci sono figli, congiunti e Lidia (Aurora Ruffino), unica carabiniere rimasta in tutta la Valle.
Ormai la fiction Rai ha raggiunto uno standard di scrittura pi che accettabile: Black Out – Vite Sospese prodotto da Luca Barbareschi e diretto da Riccardo Donna. I personaggi hanno una loro precisa identit, la storia non scontata, la suspense pervade il racconto e nasconde qualche caduta di tensione o di pigrizia recitativa; soprattutto si vede lo sforzo produttivo. Del resto, parlando di serialit, non che in giro si trovi tanto di meglio. Forse, la necessit di alimentare le non poche piattaforme ha fatto s che la quantit sia prevalsa sulla qualit: lo sforzo di rintracciare qualcosa di godibile comincia a farsi sentire. Nel frattempo, le produzioni italiane, magari prendendo a prestito strutture narrative, modalit di racconto, modelli recitativi da canoni stranieri, hanno alzato il tiro.
24 gennaio 2023 (modifica il 24 gennaio 2023 | 21:04)
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