Alessio Boni in Romania con i profughi: «I bambini si spaventano a ogni rumore, madri coraggiose»

di Elvira Serra

L’attore in missione con il Cesvi per fare un reportage: «Sul ponte di legno che collega Romania e Ucraina sono stati lasciati centinaia di giocattoli». La fila interminabile di profughi alla frontiera. «Per loro essere accolti con una coperta fa la differenza»

L’immagine che si porterà dietro racconta un gioco. «Eravamo nel centro “Il Piccolo Principe” e con altri volontari alzavamo e abbassavamo un enorme telo rotondo, sotto il quale si nascondevano i bambini, con la musica a palla. Ecco, dell’enormità di quello che gli ucraini stanno portando qui, io mi riporto a casa la speranza del sorriso dei loro figli, quel momento di gioia totale, di urla, di frenesia».

Alessio Boni da mercoledì sera è a Sighet, città di confine tra la Romania e l’Ucraina. È arrivato con Irene Cozzi e Roger Lo Guarro, gli «amici» del Cesvi con cui l’attore collabora da dieci anni («Hanno vinto tre volte l’Oscar di Bilancio, per la trasparenza e l’efficacia con cui amministrano i fondi», spiega). Con loro sta raccogliendo materiale per un reportage. Per telefono racconta: «Mi ha colpito il ponte di legno sul fiume Tisza, che collega i due Paese: sui bordi i romeni hanno lasciato centinaia di giocattoli di tutti i tipi, che i bambini possono scegliere appena arrivano, come un regalo di benvenuto. Poi, certo, ti resta impressa la fila interminabile di chi deve superare i controlli alla frontiera».

La guerra, prosegue l’attore, arriva in Romania nello sguardo dei profughi. «Donne con bambini, senza i loro uomini, rimasti indietro per difendere l’Ucraina. Le abbiamo incontrate nell’oratorio di Padre Eugenio, che ne sta accogliendo una trentina. I bambini si nascondono sotto i tavoli o il letto a ogni rumore: può essere la grandine o un palloncino che scoppia». Al «Piccolo Principe», invece, ha conosciuto Tatiana, ex modella di Kharkiv, che si è messa in viaggio in macchina con il figlio undicenne e la bambina di 18 mesi: l’allattava mentre guidava. «Ha viaggiato per tre giorni fermandosi solo per dormire in auto. Aveva lo sguardo allucinato e i calli alla mano per lo sforzo nella guida».

Alessio Boni ha sentito l’urgenza di partire per ricordarsi quanto è fortunato solo per essere nato ad appena tre ore di aereo da Kiev. «È la distanza che impiego da Milano a Roma in treno. Qui posso fare poco. Ma garantisco che per ogni profugo che arriva, poter fare una doccia calda, ricevere una coperta o un peluche, fa la differenza».

7 aprile 2022 (modifica il 8 aprile 2022 | 22:12)

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