Alternanza scuola lavoro: secondo i COBAS è addestramento al lavoro coatto minorile

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Uno dei problemi principali della scuola pubblica degli ultimi anni è l’istituzione della Alternanza Scuola-Lavoro. I disastri provocati sul piano didattico dalla massiccia perdita di ore scolastiche, con una descolarizzazione coatta soprattutto negli istituti tecnico-professionali e storture nell’applicazione da parte di aziende inadeguate a fornire formazione e che si riducevano a “parcheggiare” o a “sfruttare” alunni/e in compiti dequalificati, hanno indotto il legislatore a ridimensionare l’impatto orario dell’ASL e a cambiarne la mission in PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), ma la finalità intrinseca del progetto resta del tutto inalterata. A rendere ancora peggiore la situazione, nel 2022 vi sono stati tre incidenti mortali, tra le migliaia di infortuni segnalati: i giovanissimi studenti sono stati vittime di incuria, inadempienze, mancata sicurezza, affidamento di mansioni inadeguate da parte di aziende in cui svolgevano attività di formazione professionale, alternanza e PCTO, con in più la beffa del mancato riconoscimento di “causa di lavoro” da parte dell’INAIL.

Nonostante la drammaticità del quadro, il Ministro Valditara non solo ha difeso, ma intende rilanciare i percorsi di ASL/PCTO con aumento di investimenti “sulla formazione degli studenti per creare una cultura della sicurezza sul luogo di lavoro, anche coinvolgendo i datori di lavoro e i sindacati” con lo scopo di offrire “una formazione specifica sulla sicurezza in base alle attività che andranno a svolgere”: in sostanza, “risolto” il problema con l’INAIL (anche gli studenti in PCTO potranno essere risarciti per incidenti sul lavoro) e sgravatosi la coscienza con il potenziamento di corsi sulla sicurezza, per l’imbarazzante Ministro Valditara l’ASL nelle sue varie forme deve proseguire, affidando alle aziende private (e ai sindacati, tirati dentro questo sistema) un ruolo sempre più decisivo in chiave di orientamento della programmazione scolastica. Sul piano legislativo, la normativa che ha istituto l’ASL fa riferimento al Decreto Legislativo n.77 del 2005, proposto dalla Ministra Letizia Moratti durante il II Governo Berlusconi, e alla Legge 107 del 2015, detta della “Buona scuola”, commi 33-45, istituita dal Governo Renzi e proposta dall’allora Ministra dell’Istruzione Giannini: l’intento comune e in continuità tra i due provvedimenti è la penetrazione sempre più profonda del mercato e delle istanze economico-produttive delle aziende nel sistema scolastico italiano, che viene presentato come uno svecchiamento metodologico e contenutistico, mentre in realtà significa lo smantellamento della centralità del diritto all’istruzione per tutte e tutti i cittadini/e, con una torsione verso la descolarizzazione per settori sempre più larghi di popolazione.

Con la Legge di Bilancio per il 2019 la normativa è stata modificata intervenendo con un ridimensionamento del monte-ore dell’attività, obbligatoria per gli studenti: innanzitutto la diminuzione delle ore (210 nel triennio degli Istituti professionali, 150 nel triennio degli Istituti Tecnici, 90 nel triennio dei Licei) ha ridotto l’impatto sulla didattica; tuttavia, nonostante questi aggiustamenti, la descolarizzazione e l’analfabetismo funzionale sono in aumento, mentre permangono gravi sacche di dispersione scolastica, peraltro aggravate nei due anni di didattica a distanza e integrata durante la pandemia. Inoltre, l’istituzione dell’Alternanza Scuola-Lavoro integra i percorsi regionali di Istruzione e Formazione Professionale, avviati fin dal 1972 con il d.P.R. n.10/72 e definiti nella legge-quadro n.845/78 con cui erano delineate le linee generali con cui le Regioni svolgevano il loro potere legislativo (dalla sciagurata riforma costituzionale del 2001 tale materia rientra nella competenza esclusiva delle regioni). Come COBAS ci siamo sempre battuti contro l’obbligatorietà sia dell’ASL sia dei PCTO e il loro carattere di requisito per l’accesso agli Esami di Stato. Ma siamo consapevoli che negli Istituti tecnici e professionali un’esperienza effettivamente formativa sul campo (che non sia lavoro tout court) e collegata strettamente al percorso scolastico sia considerata molto spesso necessaria dai docenti, dagli studenti e dalle famiglie. Per cui, come abbiamo rivendicato più volte anche con scioperi, la scelta se attivare o meno tali percorsi solo nei Tecnici e nei Professionali, la determinazione dell’orario e delle altre modalità didattiche e organizzative, va ricondotta alla libera decisione dei Collegi dei docenti.

Giovanni Bruno COBAS Scuola Pisa

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