Alzheimer: esercitarsi con un tablet a casa per sconfiggere l’«anomia»

di Ruggiero Corcella

Lo studio della Fondazione Santa Lucia IRCCS: svolgere esercizi cognitivi con il dispositivo ha permesso a 10 pazienti di ripristinare e rafforzare le competenze linguistiche

Si chiama anomia ed è la principale manifestazione dell’Alzheimer a carico del linguaggio. La persona malata ha difficoltà a trovare le parole per comunicare con gli altri. Al posto della parola appropriata il paziente può non pronunciarne nessuna o pronunciarne una affine per significato, ad esempio potrebbe dire «cane» volendo intendere «gatto». Un gruppo di ricercatori dell’ospedale di Neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, guidato da Gian Daniele Zannino. ha realizzato uno studio – pubblicato sulla rivista scientifica Aphasiology – che apre la possibilità di trattare efficacemente un disturbo invalidante come l’anomia in regime di telemedicina supervisionata da remoto.

Le conseguenze sulla memoria e sul linguaggio

La malattia di Alzheimer è la più diffusa forma di demenza: in Italia circa 1,2 milioni di persone convivono con questa malattia. È nota per le sue conseguenze sulla memoria e i disturbi a carico della memoria episodica soprattutto per fatti recenti (chi mi ha invitato a cena una settimana fa) o recentissimi (per quale motivo mi ha chiamato mio figlio pochi minuti fa?) sono i campanelli di allarme che dovrebbero portare ad una visita con un neurologo e ad indagini più approfondite. Tuttavia la capacità di ricordare episodi recenti e nuove informazioni non sono l’unica funzione a declinare nel corso di questa malattia. Anche altri ambiti cognitivi tra cui il linguaggio vengono interessati nel progredire della malattia. La principale manifestazione dell’Alzheimer a carico del linguaggio consiste appunto nell’ anomia.

Quali sono le cause del declino a carico del linguaggio

La causa di queste difficoltà è duplice, da una parte c’è una progressiva incertezza sul significato delle parole (quale è il gatto? E in cosa si distingue dal cane?) dall’altro c’è una difficoltà a richiamare la forma sonora delle parole (come si chiama quell’animale che ho in casa e che fa le fusa?) . All’ospedale di Neuroriabilitazione di Fondazione Santa Lucia si è deciso di sperimentare una nuova forma di terapia su un gruppo di 10 pazienti affetti da Alzheimer di grado lieve o moderato, tutti accomunati dall’avere un disturbo conclamato in un test di denominazione di figure.

L’obiettivo della terapia

«La terapia mira a ripristinare e rafforzare le competenze sui significati e il loro legame con le parole corrispondenti. — spiega Gian Daniele Zannino, ricercatore della Fondazione Santa Lucia Irccs —Si tratta in realtà di un esercizio ben noto in logopedia, consistente nel far ripetere al paziente una parola mentre gli si mostra la figura corrispondente. In questo modo la visione della figura “rafforza” le caratteristiche semantiche, mentre l’ascolto della parola in concomitanza con la figura “rafforza” il legame tra concetto ed etichetta verbale».

La novità: digitalizzare l’esercizio

La principale novità dello studio consiste nel digitalizzare l’esercizio per renderlo fruibile su un tablet in autonomia e a domicilio con il minimo aiuto di un familiare o di un altro caregiver. Nello studio sono stati coinvolti i caregiver (in genere coniugi, talvolta figli del paziente) in tutti i casi: «I caregiver hanno aiutato i partecipanti a gestire i tablet e a svolgere il training; ovviamente la quantità di aiuto necessario dipendeva dal grado di malattia del partecipante», aggiunge Zannino.

Risultati promettenti

I risultati sono promettenti: dopo solo due settimane di trattamento (in tutto 10 sessioni da 20 minuti) i pazienti mostravano un significativo aumento dalla capacità di denominare senza aiuto le parole trattate. Come viene misurato questo miglioramento? «Confrontando quante parole il paziente era in grado di denominare correttamente prima e dopo il training — risponde Zannino —. “Significativo” è un termine statistico, indica che la differenza pre/post ha caratteristiche tali da non poter essere considerata una fluttuazione casuale della performance; c’è una chiara relazione tra significatività statistica e entità del miglioramento. Semplificando un po’ si potrebbe anche dire che il miglioramento era sufficientemente grande da non poter essere casuale».

Gli effetti delle cure a domicilio

«L’accesso alle cure a domicilio è particolarmente importante per i pazienti con malattia di Alzheimer» conclude il dott. Zannino. «Per loro è importante trovarsi in un luogo familiare e conosciuto, dal quale non vengano disorientati. Attraverso un semplice dispositivo tecnologico, come un tablet connesso alla rete, è così possibile aumentare l’efficacia del trattamento e ridurre l’impegno a carico dei familiari che supportano il paziente in termini di accessi ad un ospedale o di spostamenti».

4 settembre 2022 (modifica il 4 settembre 2022 | 11:43)

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, 2022-09-04 12:36:00, Lo studio della Fondazione Santa Lucia IRCCS: svolgere esercizi cognitivi con il dispositivo ha permesso a 10 pazienti di ripristinare e rafforzare le competenze linguistiche, Ruggiero Corcella

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