Amministrative 2022, Letta: «Il modello è Verona». Le mosse per la coalizione larga

di Maria Teresa Meli Il leader punta a coinvolgere anche Calenda nelle prossime sfide. I dubbi nel partito sul rapporto con i 5 Stelle e sulla loro forza. Bonaccini: nei numeri vittoria netta, ma non montiamoci la testa La vittoria di domenica non disperde i dubbi di una parte del Pd sul rapporto con il M5S. Del resto, lo stesso Enrico Letta ha deciso di cambiare impostazione del partito e di far discendere le alleanze dai programmi. A dare voce a un certo stato d’animo dem è Stefano Bonaccini: «Con i 5 Stelle europeisti e progressisti sarà naturale allearsi se vorranno stare in quel campo lì, quello che non accetto è che abbiamo perso due anni a correre dietro al M5S, non perché non dovessimo governare insieme il Paese, ma perché sembrava che ogni giorno dovessimo aspettare quello che decideva il Movimento». E il «governatore» dell’Emilia Romagna lancia anche un monito rivolto a chi, nel suo partito, sembra in preda al più sfrenato ottimismo: «Nei numeri è una vittoria netta, ma non bisogna montarsi la testa e illudersi che questa vittoria sia un preludio a vincere le prossime politiche». In realtà Letta, che ha convocato la Direzione per il 30 giugno, lo sa bene, come lo sa la maggior parte dei dem che vede con allarme i sondaggi che riguardano i 5 Stelle: il M5S oscilla tra il 10 e il 7. Troppo poco per vincere le politiche insieme a Conte. Perciò il segretario, intervistato dal Tg3, lancia il «modello Verona»: «Damiano Tommasi è stato appoggiato da tutti coloro che potrebbero fare parte di una coalizione larga. È la dimostrazione che insieme si può, certo, con un candidato forte come Damiano che ha fatto la sua parte. L’unità è fondamentale». Più che al «campo largo», però, a dire il vero, l’esperienza veronese assomiglia molto a quella dell’Ulivo. Ma potrà mai riuscire Letta a mettere insieme Conte e Carlo Calenda? Questo è il suo obiettivo, non solo per le politiche, anche per le regionali perché in Lombardia, per esempio, gli alleati grillini non hanno grande appeal elettorale. Il leader di Azione, però, non ha nessuna intenzione di unirsi a questa compagnia. Non per le politiche, almeno. Letta insisterà sino all’ultimo, benché anche al Pd siano piuttosto pessimisti. «A quel punto», spiega un autorevole esponente dem, «potremo solo fare campagna elettorale sul voto utile bipolarizzando lo scontro tra noi e il centrodestra». Ma a quanto pare, al momento, Calenda non sembra preoccupato di questa eventualità. Sulle regionali è ancora troppo presto per capire se i dem riusciranno ad andare oltre l’alleanza con M5S e Leu. In Sicilia si vota a ottobre e ormai il Pd è incastrato nelle primarie di coalizione con i grillini. Ragion per cui ha scelto una candidata, Caterina Chinnici, che potesse andare bene anche a loro, ma le cui possibilità di vincere nel voto vero e proprio vengono giudicate scarse da molti dem della regione. Però non è affatto detto che il Pd decida di replicare le primarie di coalizione nel Lazio e in Lombardia, dove si voterà in abbinata con le politiche, probabilmente il 28 maggio. Nel Lazio i dem non sono andati bene alle amministrative e sono divisi sul possibile candidato e sull’alleanza con il M5S. In Lombardia un nome non c’è ancora però si litiga ugualmente anche lì. Calenda aveva proposto Carlo Cottarelli, l’ala sinistra dei dem e i grillini lo hanno bocciato. Il Pd nazionale avrebbe voluto Sala, che ha risposto «no grazie» e ora c’è chi pensa al sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Ma con quale alleanza resta un mistero. 27 giugno 2022 (modifica il 27 giugno 2022 | 21:14) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-27 19:14:00, Il leader punta a coinvolgere anche Calenda nelle prossime sfide. I dubbi nel partito sul rapporto con i 5 Stelle e sulla loro forza. Bonaccini: nei numeri vittoria netta, ma non montiamoci la testa, Maria Teresa Meli

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